La Sicilia è una terra che non possiamo neanche immaginare. Sul finire degli anni cinquanta tre singolari uomini di fede, quattro prima, furono processati e condannati, in un dibattimento che appassionò l’Italia dei tempi, trasformando i tribunali dell’epoca in un crocevia di addetti stampa anche internazionali. I fraticelli erano più, come dire, fedeli alla lira che alla parola di Cristo. Non avevano alcun timore a richiedere il pizzo: «Pagate e nulla vi accadrà!», era questo lo slogan dei francescani. Un incredibile storia oggetto di tante analisi anche giuridiche. All’inizio furono assolti per il famoso “stato di necessità”, balzello giudiziario propugnato con forza dalla difesa e dalla Chiesa: i frati incoraggiavano le vittime a pagare per evitargli la morte, in buona sostanza. L’intervento di giuristi, uomini giusti, capaci di contrapporsi al potere controllato, fece sì che la verità in parte emergesse e che le responsabilità fossero addebitate, ma nonostante ciò rimasero molti dubbi, ancora oggi molti enigmi da sciogliere.
Tante le provocazioni di questa rocambolesca avventura e tanto si è scritto. Un’ultima testimonianza di queste crudeltà è il romanzo dello scrittore Adriano Nicosia che con I misteri del saio ci lascia una testimonianza reale, limpida e cruda di quelli che furono gli avvenimenti. Lo scrittore, attraverso uno studio accurato dei fascicoli del processo, trasforma la storia in un romanzo regalandoci anche quelle verità che all’epoca erano dette a metà. Un'opera che condensa alcuni temi cari all’autore, l'aspirazione a vedere la realtà con rigore razionale, un desiderio d’illustrare senza inganno, un regalo al giusto. Uno stile alla Sciascia: - Il punto in comune con Sciascia: la concretezza dei fatti, il coraggio di rappresentare le cose e certe realtà. Mentre il primo lo faceva in versione pessimistica, Nicosia è all'opposto: indica invisibilmente la via ridando al lettore la "consapevolezza della riflessione positiva" – così lo definisce uno dei suoi lettori su ibs.it.
Giulia Monroe
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