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Foto di Ali Mohmoud (AP)
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Appena sveglio di primo mattino,
Alì accende il vecchio telefonino e controlla i messaggi su
whatsapp. Per fortuna internet funziona, nonostante i ripetuti bombardamenti. Ha ricevuto alcuni messaggi in inglese con un’immagine allegata che mostra la cifra di una
donazione. Si tratta di persone che dall’altro capo del Mediterraneo gli inviano del denaro e lasciano un messaggio di incoraggiamento: “
Caro Alì, io e la mia famiglia ti abbiamo inviato dei soldi, spero possano bastare per un buon pasto. Ti vogliamo bene.” Alì sorride per quelle parole di affetto lasciate da sconosciuti che, diversamente dal resto del mondo, sembrano comprendere le sue sofferenze. Con quella e altre donazioni che sopraggiungeranno dopo, si reca in un banchetto posto in un edificio semi diroccato, dove mostra a un uomo la cifra da convertire in contanti. Sembra incredibile, ma a
Gaza esistono degli uffici cambio che consentono di convertire in moneta contante. L’unico problema è che in quelle condizioni la commissione è del 30% se non persino del 45% in funzione del grado di onestà e di chi si presenta.
Con quei soldi può andare al mercato nero facendo un po’ spesa. Un lusso che possono permettersi in pochissimi, perché un chilo di farina costa 40 dollari, uno di pomodori 27, un chilo di patate 32 e un uovo 6 dollari! Questi prezzi, per quanto possano apparire inaccettabili, sono il compromesso di chi vende ottenendo la merce con il rischio costante della vita o corrompendo qualcuno alla frontiera; è sempre meglio strapagare il cibo che procurarselo in un centro di distribuzione israeliano dove i soldati si divertono a fare il tiro al piccione!