Una raccolta di articoli, saggi ed editoriali pubblicati su vari giornali, ora, per la prima volta riuniti in un libro. Trattasi della seconda opera di Saviano. Un libro particolare, simile e dissimile dall’ormai conosciutissimo Gomorra.
La bellezza e l’inferno è il titolo. Un libro di fuoco, fuoco d’inferno che si sposa con la bellezza congenita nel nostro paese, ma umiliata, deturpata, invasa, corrotta. Un titolo che nello specifico l’autore ci vuole ricordare che «da un lato esistono la libertà e la bellezza necessarie per chi scrive e per chi vive, dall'altro esiste la loro negazione: l'inferno che sembra continuamente prevalere».
Scritti che parlano del male del sistema, sulle ombre e le spine di quell’invisibile ma palpabile sistema che stritola e soverchia come una macchina infernale. Tutto questo secondo quel giornalismo d’inchiesta che Saviano sa fare bene! Inchieste che scendono nelle viscere della politica, della società, del costume e del crimine organizzato.
Altresì in questa occasione Saviano come in Gomorra è un po’ narratore, con coraggio e forza morale messi in prima linea, che lo contraddistinguono non poco, facendone di lui una rarità.
Numerosi sono gli scritti che risentono le restrizioni che l’autore ha vissuto e vive tuttora. Restrizioni in cui sono nati questi articoli: malaticci fiori urbani. Concepiti dolorosamente in buie camere d’albergo, vicino a finestre chiuse, lontani dall’aria, in contesti perennemente blindati.
Saviano in fondo propone un libro che vuole far capire come funzionano alcuni delicati e oscuri meccanismi, appartenenti dopo tutto non solo all’Italia. Ma che l’Italia con le peculiarità di silenzi e ombre già dalla fine dell’800 esportava nel mondo.
Infine, con La bellezza è l’inferno, vi si presenta una possibilità altra per comprendere quanto sia importante la libertà di parola, e quanto questa spesso possa divenire una difficoltà, se non per giunta un pericolo, quando si toccano alcuni nervi, torvi, che lo stesso Saviano ormai da alcuni anni ci testimonia con la sua esperienza. Rammentandoci del Vaso di Pandora sempre lì pronto a vuotare l’inferno. Anche se ormai sappiamo da maestri quali Dante-Poe-Baudelaire che non v’è inferno senza bellezza!
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