L'autore di Justine ou les Malheurs de la vertu (1791), già imprigionato, condannato alla ghigliottina, poi scarcerato, malato, assediato dai creditori, nel 1795 pubblica clandestinamente come «opera postuma» (dichiarandosi indirettamente defunto...) La Philosophie dans le boudoir. In quest'ultima opera, Donatien-Alphonse-Francois de Sade espone sostanzialmente, con estrema crudezza, la sua filosofia sulla felicità, sulla libertà e sui suoi limiti, sulla sua ribellione costante contro i limiti stessi dell'uomo e della società che ne impone degli altri.
Nel secondo brano, tratto dal Terzo dialogo, Dolmancé descrive alla apprendista libertina Eugénie le “ragioni” dell'incesto:
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