Ampliamento della facoltà di Architettura, foto di Luiz Seo (flickr)
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Ritornato da un viaggio a Barcellona faccio un bilancio sull'architettura contemporanea vista: Nouvel, Herzog e De Meuron, Isozaki, Meier, Chipperfield, Miralles, ovviamente Ferrater, e una tidima - per fortuna - spruzzolata di Gehry. È certamente sorprendente e istruttivo l'investimento di Barcellona nell'architettura, che, ovviamente, non comprende solo le grandi firme internazionali ma anche validissimi - tra i migliori al mondo - architetti locali. In tutto questo strillare di forme, però, chi mi ha colpito di più è certamente il solitario e silenzioso José Antonio Coderch che, seppure abbia forse dato il meglio di sé nelle abitazioni private, mantiene un rigore non privo di ricercatezze anche nell'espansione della facoltà di architettura (1978-82) o negli edifici Trade (1966-68) o nella sua più celebre opera, l'edifico alla Barceloneta (1951-54) o, ancora, nella straordinaria casa-studio per il pittore Antoni Tàpies (1960-63).
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