All'estinzione degli intellettuali, del buon senso, del buon gusto e di una decina d'altre ridondanti anticaglie credo possa aggiungersi la logica.
La logica è una compunzione querula e ridevole, adatta a fumosi oratori chiaramente demodé: i filosofi, defunti col dopoguerra, e gli uomini di scienza, facinorosi e sovversivi.
La TV, specchio onirico del nostro abisso, non ha mai brillato per larghezza di vedute e per finezza intellettuale, ma il punto cui siamo arrivati sembra un record destinato a rimanere imbattuto a lungo. La Logica come strumento di conoscenza e dimostrazione, secondo l'interpretazione che già Aristotele dava, è oggi in TV - e temo sempre più anche nel paese - sparita.
Non è di politica che scrivo, sebbene siano proprio i politici a darne le più lampanti dimostrazioni, ma delle trasmissioni televisive. Che si discuta di crocefissi in aula, di una legge o dell'omofobia, gli opinionisti - opinionisti? - sorprendono per la incapacità di imbastire un discorso che, dalle premesse alla conclusione, abbia un filo logico che tenga allineate le argomentazioni e dia forza alla propria posizione. «Non è una novità», penserete, e invece io credo di si. Certo si sono sempre viste argomentazioni deboli e carenza di contenuti, aggressività e mancanza di misura nelle valutazioni; ma una tale assenza anche delle più elementari regole della logica non si era vista prima. Si risponde a delle accuse attaccando, molto infantilmente, sul piano personale o tirando fuori argomenti che poco o nulla hanno a che fare con la critica ricevuta. Si commenta una sentenza giudiziaria mostrando una sconcertante ignoranza delle dinamiche processuali e dando, pertanto, una lettura dei fatti che avrei condiviso al massimo a quattordici anni. Il tutto ad opera di patentati tuttologi o politici e senza scandalizzare più nessuno. Insomma, come scrisse Ionesco: «più mi spiego e meno mi capisco».
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