Detta così può sembrare semplicemente una provocazione, una di quelle domande alle quali si risponde con un sorriso bonario che vale più di mille no. Eppure, in questi tempi di eclisse totale degli intellettuali dalla scena pubblica, soprattutto televisiva, di mezzi di comunicazione di massa ridotti a ciarpame ideologico il manierato Marzullo appare un'oasi felice. Mi riferisco ai programmi che con la sua mollezza melliflua conduce la notte su Raiuno. Scrivo al plurale perché sono quattro: l'ormai mitico Sottovoce, e altri tre (Cinematografo, Applausi e L'appuntamento) dedicati rispettivamente: al cinema, al teatro e alla letteratura. Certo, la loquela affettata del nostro solletica qualche dubbio, le sue domande sono talvolta talmente arzigogolate e retoriche da ricordare la «supercazzola» di Tognazzi. Eppure, ricordate d'aver mai visto Raffaele La Capria in TV in una puntata totalmente a lui dedicata con commenti e letture dalla sua ultima opera? Avete mai visto un modesto studio televisivo, senza ballerine, dove garbatamente - forse un po' troppo garbatamente - si parla di teatro?
A parte qualche ossequio di troppo ai potenti - siamo pur sempre in Rai - con i mala tempora che corrono è già tanto.
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