Un ultimo, caloroso e sentitissimo saluto a Furio Scarpelli, uno dei più grandi e rappresentativi sceneggiatori italiani del secondo dopoguerra, che stanotte ci ha lasciato. Un titolo per tutti: I soliti ignoti di Mario Monicelli del 1958 di cui scrisse la sceneggiatura con Agenore, morto qualche anno fa.
I due sceneggiatori diedero tanto alla commedia all'italiana; un genere rappresentativo di un'Italia proiettata verso il boom economico, conosciuto in tutto il mondo. Una penna quella di Scarpelli che con garbo e sarcasmo ha illustrato personaggi che sono rimasti impressi indelebilmente nella mente degli spettatori. Personaggi figuranti in un humus nostrano ove la contraddizione, il riscatto di un’epoca, facevano da cornice rivelatrice di ciò che più desideravano avere gli italiani, vogliosi di buttarsi alle spalle le problematiche tutte della guerra.
I suoi primi lavori vedevano come protagonista Totò; poi vennero La Grande guerra, L’armata Brancaleone sempre di Monicelli (Leone d’Oro a Venezia) e capolavori come I mostri di Dino Risi, Sedotta e abbandonata di Pietro Germi, C’eravamo tanto amati, La terrazza, La famiglia, La cena e Concorrenza di Ettore Scola. E poi sarebbe lungo l’elenco, perché i suoi apporti sono stati utili anche per registi quali Massimo Troisi, Paolo Virzì, Francesca Archibugi e molti, molti altri, tutti grandi, grandissimi, che hanno reso il nostro cinema dell’epoca d’oro, inimitabile e caposcuola di una delizia senza pari.
Nessun commento:
Posta un commento