Oggi viviamo in un’ epoca in cui l’importanza e il riconoscimento di un’artista deriva sempre più spesso dal giudizio esclusivo di un ristretto gruppo di esperti.
C’è un’artista invece che con i suoi video e le sue installazioni riesce a coinvolgere un ampio pubblico: Bill Viola. Newyorkese classe ’51, artista unico e geniale, esponente della visual art, lavora con il pubblico e non contro di esso, la sua arte è per tutti, per l’uomo comune più che per gli intenditori.
La video arte si afferma nel contesto artistico degli ultimi anni ’60, in una fase di slancio creativo e sperimentale; ed è proprio in questi anni che Bill Viola inizia la sua carriera artistica affiancando i padri fondatori della visual art: Bruce Nauman e Nam June Paik.
Gran parte delle opere di Viola trattano temi che da sempre interrogano l’uomo: mente, percezione, realtà, anima, vita, morte, trascendenza. I suoi lavori sembrano quasi degli esercizi spirituali da svolgere in gruppo, e contribuiscono a vivere in prima persona il significato dell’essere umano. Significative in questo senso due delle opere più recenti di Viola della serie The Passions: Observance e Dolorosa.
C’è un’artista invece che con i suoi video e le sue installazioni riesce a coinvolgere un ampio pubblico: Bill Viola. Newyorkese classe ’51, artista unico e geniale, esponente della visual art, lavora con il pubblico e non contro di esso, la sua arte è per tutti, per l’uomo comune più che per gli intenditori.
La video arte si afferma nel contesto artistico degli ultimi anni ’60, in una fase di slancio creativo e sperimentale; ed è proprio in questi anni che Bill Viola inizia la sua carriera artistica affiancando i padri fondatori della visual art: Bruce Nauman e Nam June Paik.
Gran parte delle opere di Viola trattano temi che da sempre interrogano l’uomo: mente, percezione, realtà, anima, vita, morte, trascendenza. I suoi lavori sembrano quasi degli esercizi spirituali da svolgere in gruppo, e contribuiscono a vivere in prima persona il significato dell’essere umano. Significative in questo senso due delle opere più recenti di Viola della serie The Passions: Observance e Dolorosa.
In Observance l’artista dà vita a una manifestazione di dolore molto coinvolgente: una processione di persone addolorate. I personaggi arrivano lentamente, con un movimento che è quasi impercettibile, e sostano davanti ad una terribile visione. Anche se guardano nella nostra direzione i protagonisti non vedono noi, ma qualcosa di atroce, di tragico che non conosciamo; l’oggetto che gli afflitti osservano non è visibile né rappresentabile, ma non per questo meno reale; inoltre l’opera ha uno spessore morale significativo, ritrae la vulnerabilità umana e suscita nello spettatore una sorta di empatia.
Significativa anche la seconda opera della serie, Dolorosa, in due piccoli pannelli a cristalli liquidi, posizionati uno a destra e l’altro a sinistra, un uomo e una donna, entrambi in lacrime. Anche se i due personaggi non interagiscono, sembrano comunque consapevoli l’uno dell’altro. Anche in questo caso non si può fare a meno di sentire che la loro emozione è autentica e rivolta a qualcosa di ignoto.
Significativa anche la seconda opera della serie, Dolorosa, in due piccoli pannelli a cristalli liquidi, posizionati uno a destra e l’altro a sinistra, un uomo e una donna, entrambi in lacrime. Anche se i due personaggi non interagiscono, sembrano comunque consapevoli l’uno dell’altro. Anche in questo caso non si può fare a meno di sentire che la loro emozione è autentica e rivolta a qualcosa di ignoto.
Gran parte delle opere di Viola ruotano attorno a cinque elementi fondamentali che l’artista definisce di «vitale importanza per la comprensione dell’essere»: cicli vitali, oscurità, luce, spazio, suono. Tra le opere in cui Viola utilizza questi elementi da ricordare Migration, in cui il suono dell’acqua come suono primordiale è usato per rafforzare l’azione, stesso lavoro per Hatsu Yume e Five Angels for the Millenium opere il cui significato sta proprio nella presenza di suoni e ambienti primordiali.
Non è un caso che siano cinque gli elementi fondamentali che l’artista utilizza nelle sue opere; spesso infatti il lavoro di Viola è strutturato e concepito sulla base del numero cinque particolarmente significativo nella cultura orientale e a cui Viola si accostò nei primi anni ’80 grazie ad un soggiorno in Giappone, dove praticò la meditazione Zen, la pittura Zen, il buddhismo, l’induismo e il misticismo islamico. L’importanza di questo numero è segnalata dallo stesso Viola nelle pagine di uno dei suoi taccuini in cui elenca i cinque skandha, cioè i cinque elementi costitutivi dell’esistenza secondo il pensiero buddhista e precisamente: forma, sensazione, percezione, fattori di composizione, coscienza. Questi legami con l’Asia sono stati molto profondi e Viola come artista traduce la sua ricerca spirituale in riflessioni coinvolgenti, intense e meditative sulla condizione umana.
Se si prendono in esame alcune delle sue installazioni come ad esempio Stations (1994), un’opera in cinque parti con una vigorosa installazione con cinque schermi di stoffa osservabili su entrambi i lati, che mostrano corpi maschili e femminili rovesciati e immersi in un liquido fino al collo. Gli schermi sono appesi al di sopra di lastre di granito lucidato che riflettono i corpi: accompagnati da rumori acquatici, i corpi galleggiano e scompaiono e all’improvviso irrompono alla vista. Il carattere ciclico di ciascuna proiezione può fare pensare alla nascita, alla vita, alla morte e alla ri-nascita.
A seguire la serie Quintet of portraits (2000) con The Quintet of the Astonished, The Quintet of Remembrance, The Quintet of the Silent e The Quintet of the Unseen, in cui esplora emozioni umane universali quali la sofferenza spirituale, il dolore fisico, la rabbia, la paura e la gioia, e poi ancora Catherine’s rooms (2001), video sempre in cinque parti di un giorno, della vita di una donna. Lo schema quintuplice di quest’opera si ispira ad una pala d’altare in cinque sezioni con la descrizione di cinque episodi della vita di Santa Caterina da Siena. Going forth by day (2002), articolata in cinque parti: cinque sequenze video di 35 minuti proiettate in simultanea direttamente sulla parete di una grande stanza, in cui vengono esaminati i cicli della nascita, della morte e della ri-nascita, i rapporti tra individuo e società e l’interazione tra temporale e spirituale.
Tutte le produzioni di Bill Viola sono comunque opere di grande spettacolo, che coinvolgono oltre all’artista anche cameraman, tecnici della luce, scenografi, costumisti, produttori.
Da un lato Viola sembra lavorare come tutti gli altri artisti nell’ambito della video arte, ma il messaggio cambia, mettendo in risalto la condizione umana. Spaesando lo spettatore, l’artista lo porta fuori dal mondo dove egli possa meditare.
Tra gli aspetti più originali adottati da Viola in tutti i suoi video, quelli che si notato in modo particolare sono l’uso estremo del rallentatore, quasi come a voler cercare la stasi della pittura nel filmato; il suono che se da un lato sembrerebbe associato naturalmente all’immagine, in realtà è accuratamente progettato. Altro costituente che da sempre caratterizza le produzioni di Viola è l’uso dello spazio come elemento narrativo, muovendo lo spettatore all’interno della narrazione dell’opera, commovendolo attraverso l’identificazione con il soggetto rappresentato.
Tra gli aspetti più originali adottati da Viola in tutti i suoi video, quelli che si notato in modo particolare sono l’uso estremo del rallentatore, quasi come a voler cercare la stasi della pittura nel filmato; il suono che se da un lato sembrerebbe associato naturalmente all’immagine, in realtà è accuratamente progettato. Altro costituente che da sempre caratterizza le produzioni di Viola è l’uso dello spazio come elemento narrativo, muovendo lo spettatore all’interno della narrazione dell’opera, commovendolo attraverso l’identificazione con il soggetto rappresentato.
Tutte le opere di Bill Viola sono realizzate con i media più innovativi e moderni: film ad alta velocità, video ad alta definizione, schermi LCD, registrazioni con sofisticati intrecci tra suoni e immagini, tutto utilizzato per sfidare la tradizione artistica degli ultimi 150 anni. In qualche modo Viola prova a farci sognare e con i mezzi del mondo moderno riesce a proporci un’arte all’antica.
Cristina Dipietro
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