Trama: Uno spietato omicida si aggira per una Londra tetra e nebbiosa, gettando la città nell’agitazione, uccidendo con assoluta freddezza donne dai capelli biondi, firmando puntualmente i suoi delitti con il nome del “Vendicatore”.
Una sera un giovane alto, con un cappotto scuro e una sciarpa che gli occulta in parte il volto – caratteristiche che corrispondono a quelle del pluriomicida – si presenta in casa Bunting chiedendo in affitto una stanza. I suoi modi di fare sono alquanto strani, ma la giovane e bionda Daisy Bunting non pare curarsene, provando anzi nei confronti del misterioso pensionante un’attrazione, nonostante sia fidanzata con un altro uomo, un poliziotto a cui è affidato proprio il caso del Vendicatore. Ma se l’inquilino fosse davvero il criminale che Scotland Yard sta cercando?
Hitchcock diceva: Il mio rapporto con questo film è stato del tutto istintivo; per la prima volta ho applicato il mio stile. In realtà, possiamo dire che The Lodger è il mio primo film.
François Truffaut diceva: Mi piace molto. E’ un bel film e testimonia una grande invenzione visiva.
Titolo originale: The Lodger – A Story of the London Fog
Regia: Alfred Hitchcock
Soggetto: dal romanzo di Marie Belloc-Lowndes
Sceneggiatura: Alfred Hitchcock, Eliot Stannard
Fotografia (b/n): Giovanni Ventimiglia
Assistente alla regia: Alma Reville
Scenografia: C. Wilfred Arnold, Bertram Evans
Montaggio e didascalie: Ivor Montagu
Disegni delle didascalie: E. McKnight Kauffer
Interpreti:
Ivor Novello (Jonathan Drew, il pensionante)
June (Daisy Bunting)
Marie Ault (la signora Bunting)
Arthur Chesney (il signor Bunting)
Malcolm Keen (Joe Betts, poliziotto, fidanzato di Daisy)
Origine: Gran Bretagna
Anno di distribuzione: 1927
Durata pellicola: 85’
Studi: Islington
Produzione: Michael Balcon per la Gainsborough
Distribuzione: Wardour & F.
Prima: Febbraio 1927, Londra
Le mie impressioni: Prima vera opera Hitchcokiana, nonostante sia la terza (poiché la prima è incompiuta, la seconda non accreditata) indissolubilmente legata all'espressionismo cinematografico degli anni '20, movimento cinematografico che il giovane regista conosceva benissimo. Le atmosfere d'inquitudine e nere in questa pellicola ci sono tutte, compresi gli archetipi inerenti il mistero. Mistero che si anima fra le fitte nebbie d'una tenebrosissima Londra, attraverso sospetti, tentazioni non previste, e una condanna. Hitchcock sin da questa pellicola, pur muovendosi in ben precisi topoi, non manca di mettere in campo la sua personalità d'artista, una visione precisa, fratturando con il terrore e la tensione il quotidiano. Mettendo in campo una varietà di ambiguità per lasciare interdetto e incuriosito lo spettatore, presentando quel sentimento di fastidio e attrazione che suscita l'omicidio nell'intimo dell'assassino, cercando di circoscrivere lo spettatore nel sottile meccanismo d'identificazione che in altre pellicole eleverà massimamente.
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