La morte di Saramago ha scatenato i media iberici: quelli portoghesi, ovviamente, ma anche quelli della Spagna, dove Saramago viveva con la moglie, la spagnola Pilar del Rio, sua traduttrice.
Il «Diário de Noticias», che per un breve periodo a cavallo della Rivoluzione dei Garofani ha diretto, apre con una foto dello scrittore e il titolo José Saramago 1922 - 2010 “Morrer é? Simplesmente natural”. Seguono una lunga lista di articoli, pagine multimediali e testimonianze dal mondo della politica e della cultura.
«Público» riporta una “cronologia delle polemiche”, dal 1975 a quella violentissima sorta nel 1991 a seguito della pubblicazione de Il vangelo secondo Gesù Cristo, e che ha visto l’allora sottosegretario della cultura portoghese António Sousa Lara, ritirare il libro di Saramago dalla lista per il Premio della Letteratura Europea perché, a suo dire, «non rappresenta il Portogallo e nemmeno i portoghesi». Dalla polemica con Berlusconi alle recenti dichiarazioni su Papa Benedetto XVI che avrebbe visitato il Portogallo e avrebbe voluto incontrare gli intellettuali lusitani: «non abbiamo niente da dirci l’uno a l’altro».
Intanto il consiglio dei ministri del governo portoghese, in una riunione straordinaria, ha decretato due giorni di lutto nazionale.
La versione digitale de «El Mundo» dedica uno speciale visitabile a questo indirizzo.
«El País» raccoglie i ricordi, tra gli altri, di Carlos Fuentes e dell’attore messicano Gael García Bernal.
Fernando Meirelles, il regista brasiliano di City of God e della trasposizione di Cecità, ha detto: «il mondo è ancora più stupido e ancora più ceco oggi».
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