«Forse il pubblico» pensava Adriano «sa che la sua presenza ècondizionata dalla sua capacità di battere le mani e di saper crearequell’atmosfera che è indispensabile non soltanto allo spettacolo (il quale senza applausi scoprirebbe forse la sua povera natura), ma
anche necessaria alle sue stesse illusioni. Il pubblico applaude se
stesso».Ennio Flaiano, Adriano
Se il caso di Avetrana fosse stato un romanzo forse la penna di Simenon avrebbe più di altri saputo tratteggiarne i chiaroscuri: la provincia sonnolenta, la famiglia, le sottili perversioni travestite da normalità. Ma quel che Simenon non avrebbe mai saputo rendere è leggere questi fatti con lo “sguardo” di Warhol. Si, perché ci vogliono un paio d’occhi come i suoi – quelli di Warhol – per capire, al di fuori della dinamica “omicidiaria”, i moventi drammaturgici del carnefice: che sia lo zio, la cugina o la TV.
Le trasmissioni televisive dedicate all’accaduto si susseguono a ritmo impressionante, la girandola degli ospiti e i “servizi” con le interviste già mille volte trasmesse aggiungono un po’ di sale, un po’ di pepe o un po’ di zucchero, in questa vicenda con ingredienti da prima scelta e cuochi da trattoria.
Quel che mi sorprende di più – lo so, sono un ingenuo – è che pure di fronte a una trama da tragedia greca la TV non riesca (tranne qualche eccezione) a sottrarsi al masochismo dell’ipocrisia. Tutti sorpresi di fronte alle (presunte) bugie di Sabrina Misseri; al suo presenzialismo televisivo, al suo “concedersi” alle telecamere. Tutti sconcertati alla vista della gente in “gita turistica” sui luoghi del delitto, senza rendersi conto che di Sabrine Misseri ne è pieno lo studio televisivo, ne è piena l’Italia. Sabrina Misseri è – lo accettino – anche una loro “creatura”. Erba e Cogne siamo noi. Siamo quello che siamo diventati a furia di nascondere la polvere sotto il tappeto, per tenere il salotto – il salotto televisivo – sempre in ordine.
L’analisi dei gesti alla scoperta di probabili menzogne, le ‘zoomate’ sui volti di familiari e amici intervistati, gli sms letti in diretta dal display del telefonino: una pornografia del dettaglio. Michele Misseri, già condannato, è per tutti i servizi giornalistici «l’orco», la cugina quella che ha mentito a tutte le TV – esattamente come fanno i politici, ma in quei casi, solo in quelli, si ricordano di essere «garantisti». Ha ragione lo scrittore Donato Carrisi, che sulle pagine del «Corriere della Sera» ha pubblicato un articolo lucidissimo: «Nel paese dei reality puoi anche ammazzare tua cugina, ma guai a fregare il pubblico a casa». E poi, su tutti noi: «Domandatevi chi erano gli assassini della strage di Erba. Se avete risposto correttamente, chiedetevi il nome delle loro vittime. Se non riuscite a ricordare nemmeno quello del bambino, allora anche voi siate i benvenuti nel paese dei mostri, che almeno per oggi si chiama ancora Avetrana».
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