Così l'uomo nella via della persuasione mantiene in ogni punto l'equilibrio della sua persona; egli non si dibatte, non ha incertezze, stanchezze, se non teme mai il dolore ma ne ha preso onestamente la persona. "Egli lo vive in ogni punto".
Particolarissima tesi di laurea di un giovane ventitreenne, il quale, dopo averla conclusa, si tolse drammaticamente la vita. E, forse, si potrebbe pensare che le speculazioni sull’argomento della tesi non siano del tutto estranee alla sua scelta di morte…
Con uno stile ampolloso, carico di entusiasmo giovanile, dove abbondano i richiami e le citazioni in greco, e i periodi hanno le vesti delle sentenze (sono aforistici il più delle volte e nella loro categoricità e assolutezza possono non essere apprezzabili...), questo libro non è di certo una tesi di laurea! I toni sono accesi, vivaci, sentiti, retorici.
Secondo il goriziano, la 'persuasione' è la difficilissima consapevolezza dell'uomo che la vita è anche la morte, con tutto ciò che di lacrimevole ne può derivare. La persuasione è possessione di tale cognizione, di tale dolore. La 'rettorica', invece, è la parola, la società che abbellisce e occulta la ‘persuasione’ rendendo gli uomini ciechi e fintamente felici.
Sviluppando Schopenhauer e anticipando Heidegger, il giovanissimo scrittore indica nella noia la spinta che ci porta alla coscienza di essere nel mondo: di essere soli. La ricerca del piacere da parte dell’uomo è uno degli strumenti per vivere la vita, gli permette di cogliere anche il futuro, ciò che può piacergli o dispiacergli. Nel piacere, perciò, l'uomo vede se stesso nel presente e nel futuro. Ma la vita non è infinita, il futuro ha un limite… Non tutti gli uomini sono in grado di giungere alla persuasione di ciò che sono. È la rettorica a camuffare l'impossibilità, la difficoltà di persuasione; è il velo che copre la verità, l'essenza, per dirla scolasticamente, dell'esistenza: è la parola, la metafisica, la scienza, le relazioni e le convenzioni sociali, la tecnologia, persino lo sport... La volontà d’illusione, la ricerca del piacere, il bisogno della certezza eclissano la persuasione.
Nell'esaminare la 'rettorica', il filosofo diviene sempre più scettico, sempre più lontano dalla possibilità per l'uomo di sapere, di essere consapevole di ciò che è in realtà. Conoscere se stessi è conoscersi innanzi alla morte che noi partoriamo costantemente; e non tutti sono disposti a comprenderlo.
È in fondo una tesi sulla storia del pessimismo, su quegli autori che hanno catturato tutta la drammaticità dell'esistenza. Michelstaedter si misura soprattutto con i presocratici, Parmenide ed Empedocle su tutti, con Buddha e Gesù, con i tragediografi Sofocle ed Eschilo, con Petrarca, con Leopardi (di nascosto anche con Nietzsche), ponendo l’accento sin dalla 'Prefazione' quanto il tema della 'persuasione' fosse già stato trattato e, per via della 'rettorica', di nuovo obliato nella storia del pensiero.
È in fondo una tesi sulla storia del pessimismo, su quegli autori che hanno catturato tutta la drammaticità dell'esistenza. Michelstaedter si misura soprattutto con i presocratici, Parmenide ed Empedocle su tutti, con Buddha e Gesù, con i tragediografi Sofocle ed Eschilo, con Petrarca, con Leopardi (di nascosto anche con Nietzsche), ponendo l’accento sin dalla 'Prefazione' quanto il tema della 'persuasione' fosse già stato trattato e, per via della 'rettorica', di nuovo obliato nella storia del pensiero.
Le foto e i post, se non diversamente specificato, sono state realizzate da Salvatore Calafiore e si possono trovare, insieme ad altro, su: http://salvokalat.blogspot.com/
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