Se non si è di sinistra a vent’anni e di destra a cinquanta, non si è capito niente della vita.Ennio FlaianoLeggendo gli Editoriali di architettura che lo storico e critico Bruno Zevi scrisse per la sua rivista «L’Architettura – cronache e storia», dagli anni Cinquanta alla fine dei Settanta, scopro – senza molto sorprendermi, per la verità – l’abbondante uso di citazioni letterarie: Gadda, Vittorini, Danilo Dolci, Carlo Levi, Robert Musil. Non sorprende se si pensa che in quegli anni l’architettura, in Italia, godeva ancora di rispetto ed era spesso oggetto delle attenzioni degli scrittori e degli intellettuali in genere.
Nell’editoriale dal titolo “Le indulgenze dell’architetto senza qualità” (datato 1966), Zevi cita il romanzo Le indulgenze di Libero Bigiaretti – se non lo avevate mai sentito nominare non siete i soli – uscito lo stesso anno. La storia pare che narri l’educazione culturale di un giovane architetto e, a parte i brani dedicati direttamente all’architettura, Zevi ha citato anche un passo che mi ha colpito, soprattutto se si pensa che è stato scritto nei primi anni Sessanta: «Quale sinistra? La sinistra non c’è più. La sinistra italiana, caro mio, è soltanto il lato sinistro della destra». (E quando penso alla sinistra italiana penso soprattutto a quella che aveva dalla sua un gruppo di artisti e intellettuali molto poco indulgenti).
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