Esiste una linea invisibile che unisce il cinema horror/thriller/esoterico italiano e la musica sperimentale nostrana. Erano gli anni in cui film come Cannibal holocaust, L’aldilà ...e tu vivrai nel terrore, Antropophagus, Buio omega e moltissimi altri rappresentavano il vanto degli spaghetti horror a basso costo in tutto il mondo.
Registi quali Lucio Fulci, Joe D’Amato (in bilico tra produzioni porno e horror), Dario Argento, Mario e Lamberto Bava, Ruggero Deodato e molti altri ancora diedero una spinta in avanti storica per quanto riguarda un genere di nicchia poco apprezzato nel belpaese. Prima di questa lunga ondata di horror movies all’italiana di altissimo livello bisogna però non dimenticare uno sceneggiato italiano che nel 1971, anno in cui usciva Reazione a catena di Mario Bava, tenne incollato sugli schermi milioni di telespettatori, stiamo parlando de Il segno del comando. Questa pioneristica fiction proponeva un genere totalmente diverso rispetto al panorama televisivo dell’epoca. Si trattava di un film esoterico e magico ambientato a Roma, descrivendo una capitale oscura, piena di luoghi evocativi e occulti. La trama è assolutamente originale: il Professor Edward Forster, docente universitario e noto studioso di Lord Byron, riceve una lettera contenente una fotografia che riproduce una piazza romana descritta nei minimi dettagli in uno dei diari dello scrittore inglese. Giunto a Roma per una conferenza inerente a delle sensazionali scoperte sul soggiorno romano del poeta inglese, Forster scopre che il mittente della fotografia è un pittore, Marco Tagliaferri, nato lo stesso giorno del prof. Forster e morto esattamente cento anni prima. Sulle tracce del pittore, Forster incontrerà una donna affascinante e sfuggente che lo condurrà in una Roma misteriosa, impregnata di atmosfere surreali e scoprirà che il giorno della sua morte è già stato fissato da almeno due secoli. Le cinque puntate domenicali trasmesse dal Programma Nazionale (l’odierna Rai Uno) furono un successo, grazie anche ad un cast di attori di alto livello e ad una colonna sonora, Cento campane, totalmente coinvolgente. Nonostante siano passati quaranta anni dalla sua uscita televisiva, lo sceneggiato appassiona intere generazioni e tutt’ora rivive in siti internet dedicati e svariati forum cinematografici.
La musica italiana si accorse solo molto più tardi, a parte l’eccezione dei Goblin che ebbero una genesi diversa, di quanto il cinema horror nostrano già diventato culto internazionale, fosse intrinsecamente una forma di ispirazione per le produzioni musicali più intime e oscure. A questo risveglio musicale italiano contribuì in larga parte anche un gusto per la letteratura di genere gotico horror sempre cara a moltissime band. Un esempio significativo in cui musica e cinema si fondono insieme è dato dalla band-progetto Il segno del comando, un vero e proprio tributo allo sceneggiato omonimo del ’71. Pubblicano due album, uno nel 1996 omonimo e un altro nel 2002, Der golem ispirato al romanzo del ‘900. Ma non è un caso isolato. Anche i Malombra, i cui membri militano nel progetto Il segno del comando, fondono musica e letteratura cominciando proprio dal nome della band, omaggio al romanzo di Fogazzaro, chiaro esempio di letteratura tardo romantica e pre-decadente di fine ottocento.
Queste due realtà musicali militano nella genovese Black Widow, etichetta storica del progrock italiano ed internazionale. Ed è proprio la Black Widow che ci regala forse il miglior tributo musicale al cinema horror. Nel 1998 pubblica un doppio CD ...e tu vivrai nel terrore (chiaro riferimento al film di Lucio Fulci) che vede il contributo di quaranta gruppi italiani e stranieri. Il filo conduttore dell’horror italiano è tradotto in musica tramite cover di colonne sonore e canzoni ispirate da diverse pellicole di genere. La copertina è stata realizzata dal maestro H. R. Giger e il cofanetto contiene inoltre uno stupendo libro, Incubi notturni, con la prefazione di Antonella Fulci e Luigi Cozzi e un intervento di Dario Argento. Proprio grazie alle colonne sonore dei film di Dario Argento che i Goblin diventano forse il gruppo rock progressivo più famoso legato all’horror italiano. Questo gruppo è l’unico esempio in cui il successo si deve principalmente alle produzioni cinematografiche, quindi un connubio horror-musica che nasce “contemporaneamente” e non successivamente come tributo. Questo caso limite si ritroverà sull’altro “versante” cinematografico con il legame tra Ennio Morricone e gli spaghetti western. Sicuramente l’album più conosciuto dei Goblin è Profondo rosso del 1975, che è la colonna sonora dell’omonimo film di Dario Argento, ma il loro nome sarà legato anche ad altri film culto come Buio omega di Lucio Fulci e Contamination di Luigi Cozzi.
Il fascino che il cinema horror ha esercitato sui gruppi musicali italiani è evidente anche nella cult-band Death SS. In questo caso il riferimento al cinema è incentrato sul make-up scenografico, difatti i musicisti salgono sul palco truccati da vampiro, licantropo, zombie e mummia, abbracciando totalmente l’immaginario dell’horror classico. Inoltre nei concerti live esibiscono una scenografia che richiama gli stereotipi del genere horror in toto.
Per concludere questa breve carrellata sui gruppi musicali influenzati dall’horror made in Italy è necessario citare anche i Cripple Bastards. L’amore e la passione che il cantante Giulio the bastard ha verso il cinema horror italiano è evidente in moltissime “chicche” che pervadono i lavori musicali della band. Anche in questo caso si tratta di puro tributo ai b-movies, attingendo ad esempio a piene mani dalle locandine per le proprie copertine dei CD, tra cui spicca quella di Antropophagus di Joe D’amato. Altri importanti riferimenti si riscontrano nelle svariate introduzioni alle canzoni che sono delle estrapolazioni audio di scene cruente tra cui ricordiamo quella tratta da Buio omega. Un certo cinema italiano horror di frontiera sembra aver introdotto nella musica un germe malsano e oscuro che nel corso degli anni è stato raccolto da musicisti e gruppi totalmente diversi sia come stile che come sensibilità artistica. Ad ogni modo è innegabile che questo connubio è imprescindibile e continuerà a influenzarsi reciprocamente, magari regalandoci qualche altro film culto o qualche altra band di incredibile spessore di cui abbiamo sempre un gran bisogno.
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