Mi hanno sempre affascinato gli astuti nascondigli della malinconia. Come poche cose la malinconia sa acquattarsi, silente e immota, nei paradossi: le sere d’estate, i giorni di vacanza, e soprattutto le festività natalizie: un classico.
Io non conosco le biografie di Tristan Tzara, Joan Mirò, James Brown, Giorgio Strehler o Emmanuel Levians, non conosco dunque i motivi dei loro decessi, però tutti e cinque questi grandi uomini sono morti il venticinque dicembre.
Ce ne sono molti altri: W. C. Fields è morto nel Natale del 1946, proprio lui che il Natale lo odiava e amava smodatamente la bottiglia: «ho tanto bevuto alla salute degli altri che ho finito con il perdere la mia». Charles Chaplin era un ateo convinto, è morto nel Natale del 1977, e Johnny Ace, «il primo morto del rock», si è sparato un colpo di pistola il 25 dicembre del 1954.
Ci sarebbero poi quelli morti la vigilia di Natale: Louis Aragon, John Osborne, Toshiro Mifune e William Thackeray. Non voglio giungere alla conclusione che la malinconia natalizia abbia influito sui loro decessi, non conosco con precisione le loro storie, ma un approfondimento lo farei…
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