È assolutamente evidente che l'arte del cinema si ispira alla vita, mentre la vita si ispira alla televisione.
Woody Allen
Woody Allen
L’affondamento del Concordia non è un dramma reale, semmai è un film già visto in TV particolarmente emozionate. Dalle interviste ai passeggeri smarriti infatti il copione era unico: «sembrava di essere sul Titanic.» Ma perché una tragedia avvenuta proprio un secolo fa, è così vivido nella mente dei passeggeri? E perché la percezione del pericolo in ognuno d’essi era maggiore di quanto non fosse realmente?
A parte l’ovvia assenza di informazioni che amplifica la percezione del rischio e della paura; la verità era che una nave moderna, possiede una tale compartimentazione stagna in tutto lo scafo da renderla difficile da affondare. Ovvio che uno squarcio così grande ha determinato l’allagamento immediato dei locali macchine, ma è proprio la compartimentazione ad allungare di parecchie ore l’affondamento. Pertanto chi non aveva trovato posto nelle scialuppe poteva (coraggiosamente) attendere il prossimo giro di soccorsi a bordo, senza bisogno di nuotare. Inoltre la vicinanza alla costa permetteva spostamenti rapidi ed efficaci. Eppure i passeggeri sono entrati nel panico…
A parte l’ovvia sensazione di incertezza, come già detto, si aggiunge un elemento fondamentale: l’esperienza emotiva del cinema e della televisione. Sono passati più di dieci anni dal famoso film di James Cameron, che oltre la mielosa storia d’amore, ricostruiva fedelmente gli istanti drammatici dell’affondamento. E proprio quelle immagini, impresse nell’immaginario collettivo di ogni passeggero e di ogni membro dell’equipaggio, hanno amplificato il senso del rischio incombente. Così anche se l’acqua non era ancora giunta ai ponti, la sola inclinazione dello scafo ha fatto emergere l’associazione a quella narrazione così efficace; con la sola differenza che il comandante del Titanic, a bordo, aveva vissuto in primo piano il dramma di quell’evento.
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