Come figlio di Poros e di Penia, Eros ebbe questa sorte: essere sempre povero, e tutt’altro che delicato e bello, come i più credono, anzi duro, squallido, scaltro, senza tetto, dormire sdraiato a terra e allo scoperto, davanti le porte di una casa o sulle strade; e avendo in sé la natura della madre lo accompagna sempre il bisogno. Per parte del padre, d’altronde è insidiatore dei belli e dei buoni, è coraggioso, temerario, formidabile cacciatore, attento a preparare insidie, avido di sapere, escogitatore di tranelli, teso alla ricerca per una vita intera, incantatore pericoloso, mago e sofista. […] Quello che acquista continuamente gli sfugge di mano, sicché Amore non è mai né assolutamente povero né assolutamente ricco.
Platone
Per un brevissimo momento, in Film Blu, quando Julie è alla ricerca dell’amante del marito in tribunale, entra in un’aula giudiziaria in cui un uomo, che non parla francese, invoca disperatamente “uguaglianza”. Film Bianco, secondo film della trilogia dedicata ai valori della Repubblica francese di Krzystof Kieslowski, è la storia di quell’uomo, Karol Karol, un parrucchiere polacco alle prese con una causa di divorzio.
La sua bellissima moglie francese, Dominique, vuole separarsi da lui perché il loro matrimonio non è stato consumato. Karol, infatti, da quando l’ha sposata è stato inghiottito da una sorta d’impotenza “psicologica”.
A dispetto del valore che Film Bianco vorrebbe rappresentare, già dalle prime scene s’intuisce che l’uguaglianza sarà difficile da conquistare: in primo luogo i due provengono da paesi diversi, e soprattutto parlano due lingue differenti. Karol, oltre a subire un’umiliazione pubblica, ha anche bisogno di un interprete: la sua è una situazione di completa disparità di forze.
La sua impotenza lo rende diverso dalle altre persone: il suo dramma, di natura intimo, viene giudicato pubblicamente, la sua angoscia si contrappone al freddo contradditorio giudiziario.
Egli subisce un profondo dolore interiore che invade non solo il rapporto con Dominique, ma anche e soprattutto con se stesso quasi a voler confermare quello che Jean Paul Sartre scrive ne L’essere e il nulla:
La vergogna realizza quindi una relazione intima con me stesso: con la vergogna scopro un aspetto del mio essere. […] La vergogna nella sua struttura prima è vergogna di fronte a qualcuno. Faccio un gesto maldestro o volgare: quel gesto aderisce a me, non lo giudico né lo biasimo, lo vivo semplicemente, lo realizzo al modo del per-sé. Ma ecco che improvvisamente alzo gli occhi: qualcuno era là e mi ha visto. Subito realizzo la volgarità del mio gesto e ho vergogna.
In Fenomenologia della percezione, Maurice Merleau-Ponty, dedica un ampio spazio al problema del corpo, non tralasciando di affrontare anche la questione della sessualità. Essendo la sessualità “atmosfera” della vita dell’esistente umano, non può ridursi esclusivamente alla fisicità della cosa. La sessualità è una sorta d’intenzionalità originaria, non riguarda solo l’aspetto fisico e meccanico dell’atto: ricopre anche la sfera della percezione e del rapporto stesso che si ha con il corpo dell’altro. Infatti, nel caso di Karol, il problema non è fisico: egli stesso ammette che prima non vi era, ma poi qualcosa gli ha impedito di unirsi carnalmente alla moglie. Nell’atto sessuale non si possiede semplicemente un corpo, ma un corpo dotato di coscienza. Sembra quindi profilarsi come problema psicologico, o meglio esistenziale.
Nell’individuo normale un corpo non è solamente percepito come un oggetto qualsiasi, questa percezione oggettiva è abitata da una percezione più segreta: il corpo visibile è sotteso da uno schema sessuale, strettamente individuale, che evidenzia le zone erogene, delinea una fisionomia sessuale e richiede i gesti del corpo maschile anch’esso integrato a questa totalità affettiva.
Per Merleau Ponty essere impotente vuole dire quindi cessare: «di rivolgere al mondo circostante quella domanda muta e permanente che è la sessualità normale».
Anche il protagonista di Film Bianco, ha cessato di porre quella domanda, e nonostante ami senza riserve sua moglie Dominique, non riesce comunque a iniziare l’atto erotico. Qualcosa lo distrae e avvelena il momento:
Nel caso della sessualità, che per molto tempo è stata però creduta il prototipo della funzione corporea, non ci troviamo di fronte a un automatismo periferico, ma a un’intenzionalità che segue il movimento generale dell’esistenza e declina con essa.
Se consideriamo la situazione di Karol, è impossibile non notare che è drammatica prima di iniziare: per amore della sua donna, abbandona la Polonia e si trasferisce a Parigi, caposaldo di un’Europa ancora troppo grande e irraggiungibile per un povero paese dell’Est.
C’è osmosi tra la sessualità e l’esistenza: ciò significa che, se l’esistenza si diffonde nella sessualità, reciprocamente la sessualità si diffonde nell’esistenza, cosicché è impossibile stabilire quanta parte abbiano, in una data decisione o in una data azione, la motivazione sessuale e le altre motivazioni, impossibile caratterizzare una decisione o un atto come “sessuale” o “non sessuale”.
Se davvero la sessualità è osmosi costante del vivere la causa dell’impotenza di Karol va frugata nelle pieghe della sua esistenza.
Egli si ritrova sempre a ridursi alla condizione di oggetto: dalla moglie, dal giudice che emette la sentenza incurante dei suoi argomenti, dai datori di lavoro che avrà in Polonia. È l’anello debole di un mondo che per sua stessa natura reifica l’altro e i sentimenti che ne derivano non sono che il prodotto dello sguardo altrui.
Come si può ottenere uguaglianza in queste circostanze? Attraverso l’inganno, il raggiro, il denaro, la vendetta. Costretto a passare le sue notti in metropolitana suonando con un pettine tristi canzoni d’amore polacche per racimolare qualche spicciolo, incontra un compatriota, Mikolaj. Un uomo dallo sguardo profondamente triste che gli offre l’opportunità di tornare in patria e uno sgradevole lavoro: stanco di vivere, vuole cercare qualcuno che lo uccida in cambio di un ingente compenso.
In Polonia, inizierà lentamente la sua rinascita.
Karol rinascerà sotto il segno della corruzione, di affari sporchi per ottenere denaro. Karol architetta un piano malefico, e il sapore della rivalsa sarà ottenuto meschinamente: le parti si invertono, escogita un modo per far venire la donna in Polonia, perché vi rimanga e si ripeta a ritroso il percorso fatto da lui.
Riuscendo a farsi assumere come addetto alla sorveglianza in un giro di riciclaggio di denaro e di attività imprenditoriali aggressive, viene a conoscenza che un grosso affare sta andando in porto. Anticipando le mosse dei suoi datori di lavoro, compra a prezzi irrisori dei terreni, per poi rivenderli dieci volte il loro prezzo. La scalata sociale di Karol è iniziata. In seguito riesce a contattare Mikolaj informandolo che è disposto ad accettare il lavoro offertogli la sera che si sono conosciuti. Mikolaj non morirà però: Karol spara un colpo a salve, e la paura fa tornare la voglia di vivere all’amico che comunque lo paga per il “lavoro” eseguito.
Adesso Karol è abbastanza ricco per poter mettere in atto la sua vendetta: lasciare tutto in eredità a Dominique e fingersi morto. Consapevole che “oggi tutto si può comprare”, Karol si procura un cadavere, ultimo tassello del suo meschino piano.
Al suo presunto funerale, Dominique piange mestamente mentre Karol la osserva da lontano; poi si reca nel suo albergo e lì la attende.
Al suo arrivo, Dominique sorprende Karol sul suo letto: finalmente l’esplosione del bianco, della carne, dell’amore. Finalmente riesce a soddisfare la moglie, Karol in quel preciso istante tocca l’essenza dell’uguale, in quel momento i due possono incrociare lo sguardo e avere la sensazione di guardarsi in uno specchio. Sentirsi uno uguale all’altro, e uniti nel sentimento.
Il mattino seguente, Dominique non si sveglierà accanto a Karol. Lui sarà lontano, mentre la polizia la raggiungerà per arrestarla poiché la sua posizione di ereditiera la veste di maligni sospetti. Accusata di aver ucciso il marito, sarà rinchiusa in prigione ingiustamente. La situazione iniziale di Karol si capovolge, volgarizzandosi in una cruda vendetta.
L’uguaglianza qui ritrovata si colora di toni grotteschi e si traduce in un completo ribaltamento delle parti. Ma non è una vittoria, né una conquista. Il film si chiude mentre Karol osserva dalla finestra la moglie dietro le sbarre; i due si scambiano gesti d’amore.
Gesti che rimangono sospesi, impalpabili, che parlano d’altro. Dicono il non detto, l’inesprimibile, ciò che non si può tradurre in parole.
Lui la contempla, mentre lente, scorrono lacrime sul suo volto.
Michela Donatelli
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