La negazione della verità oggettiva attraverso il ricorso al soggetto include la negazione di quest'ultimo: non resta più nessuna misura per la misura di tutte le cose, che cade in balìa della contingenza e si trasforma in falsità. Ma tutto ciò rinvia al processo reale di vita della società.
Scritto tra il '44 e il '47 del secolo scorso, è un libro di pensieri e aforismi (153 per l'esattezza) sull'etica e sull'estetica. Già il sottotitolo, Meditazioni della vita offesa, ci annuncia il disagio dell'uomo che ha subito la guerra, che subisce la tecnologia e il brutto. Se vogliamo, possiamo pensare al libro come a un invito alla riflessione sull'impegno politico, più nello specifico al ruolo che l'arte potrebbe avere sull'etica: l'estetica al servizio, a guida della politica. Ma nel prendere sul serio l'assoluto, il bello, l'arte, occorre prima di ogni cosa riconoscere che Hegel si sbagliava (e ciò non è difficile) e ribaltarlo considerando il tutto come falsità. Quindi è la critica delle apparenze, il rovesciamento di tesi e antitesi per una sintesi nell'idea della falsità, che ci dà il fondamento di tutto. Ecco perché credo sia un libro, oggi contraddittoriamente dal forte sapore reazionario, sul dovrebbe essere. L'incipit di tutto dovrebbe essere l'individuo, ma la cultura di massa e il kitsch non permettono una piena realizzazione dell'uomo.
Quasi assillante, seppur in modi diversi, la presenza di Freud, di Marx, di Hegel e di Nietzsche, i pensieri di Adorno sono uno spaccato, solo all'apparenza disomogeneo, della cultura dell'uomo moderno occidentale, superstite di una guerra e del nazismo che hanno un peso non facile da sopportare (soprattutto se si è stato osservatore diretto e vittima). Le riflessioni del filosofo della Scuola di Francoforte sono dunque inevitabili e focalizzano la loro attenzione sulla stupidità dell'estremismo. Allora la riflessione è pure un'analisi spietata, perché sincera, di una società devastata dalla guerra, ma che in parte è ancora attuale.
Un libro che forse pecca di generalizzazione; un'opera, per stile e contenuti, non facile e con idee, forse, oggi non del tutto freschissime.
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