Leggere l’opera di Bauman significa seguire un pensiero improntato alla riflessione critica su una società moderna che si scioglie, che diventa liquida e quindi non più “contenuta”, prevedibile e certa.
Al principio l’uomo moderno ha saputo caratterizzarsi per la sua capacità di essere homo faber, capace di costruire da sé la sua fortuna, di essere l’egocentrico punto di tutte le sue energie in vista di un raggiungimento dei suoi obiettivi in linea con il suo spirito – spinto per lo più alla tracotanza. Ecco, dunque, l’uomo dell’epoca moderna che abbandona la sua patria alla ricerca di un benefit che costa in termini emozionali e affettivi, ma che al contempo lo soddisfa in termini economici e di status. Da homo faber a homo consumes. Le ondate migratorie iniziate con il boom industriale sono un tipico esempio di quella identità moderna che ha iniziato a delinearsi nei primi del ‘900 e che oggi si esprime in tutta la sua problematicità.
Se in un primo momento il progresso tecnico realizzato dall’uomo “nuovo” è stato il risultato della sua capacità a scoprirsi in quanto essere di scienza e progressista, non è dovuto trascorrere molto tempo dal capovolgimento del suo primato in relazione al prodotto da lui originato. L’equilibrio si rompe. Quella tecnica alla quale l’uomo ha dato vita non è più il mero prodotto passivo dell’attivismo umano, bensì è il prodotto, ora, a dominare sull’uomo. Dissoltosi e liquefattosi nell’impatto con le leggi di profitto, di tecnicizzazione e di progresso, all’uomo si è andato via via sostituendo il primato di una società disumanizzata, il cui centro è il progresso tecnico e il vantaggio in termini di denaro, di cui l’uomo è schiavo e dipendente.
Scrive in proposito Bauman:
L’homo economicus e l’homo consumes sono uomini e donne privi di legami sociali. Sono gli abitanti ideali dell’economia di mercato e il genere di persone che fanno felici gli analisti del Pil. Ma sono anche personaggi fittizi.
Di contro alla forza strutturale del solido, l’uomo moderno liquido non ha più dentro di sé un centro propulsore, perché quest’ultimo, paradossalmente, si origina in maniera non autentica mediante il lavoro dell’uomo, che quindi proviene già da fuori e che sempre nel suo “stare fuori” reiteratamente si rigenera. Non è più costruzione dell’uomo attivo, bensì meccanicismo dell’attività dell’uomo passivo.
Anche l’amore diventa liquido, si scioglie. Non è più pietas che avvicina gli esseri umani in vista di una amore puro, bensì un sistema ove tutto risponde a leggi di mercato anche l’amore diviene una questione di convenienza. Si badi che Bauman ha un approccio al tema che non si risolve nel mero sentimento tra donna e uomo. L’amore liquido è l’amore nella sua accezione più ampia, è amore per il prossimo, è dedizione dell’individuo nella società. Quella stessa società – moderna – in cui il sentimento di amore tra gli uomini ha assunto sempre più i contorni dei principi che regolano l’economia e che dunque risponde più ad esigenze egoistiche di mercato che ad una vera pulsione umana.
La distanza non è un ostacolo al tenersi in contatto - ma il tenersi in contatto non è un ostacolo all’essere distanti.
L’amore liquido si esprime anche nell’affermazione dei mezzi di comunicazione. Che amore recano in sé i messaggi deboli dei nuovi sistemi di comunicazione? Quanto amore, o rispetto e coraggio insieme, si nasconde nella possibilità di non rispondere ad una e-mail, di ignorare messaggi sul cellulare o altrove. Sembra che grazie alle innumerevoli nuove soluzioni di comunicazione l’uomo si sia aperto al prossimo. Forse è il contrario, l’uomo chiude se stesso, si isola, quanto maggiore sarà la sua apertura alla rete comunicativa. Quanto amore c’è nel non guardare l’altro negli occhi perché impegnati a digitare? E quanta verità vi è nei mille messaggi sul filo della rete, ove chi li invia resta “oppresso” nel suo modo di vedere le cose, nella sua tonalità emotiva che “sporca” la comunicazione, che pure abbisogna della presenza dell’altro per rinforzare il differente punto di vista.
La solitudine e l’alienazione dell’uomo ai tempi della tecnica, è un processo ancora in profonda evoluzione, se di evoluzione - in accezione positiva per l’uomo - qui è dato parlare. Non resta che riflettere su una frase che contiene in sé i tre temi cardini (fiducia, compassione e pietà) della soluzione di Bauman:
Superare le costrizioni autoimposte smascherando e screditando l’autoinganno su cui poggiano appare quindi l’indispensabile condizione preliminare per poter dare briglia sciolta all’espressione sovrana della vita; un’espressione che si manifesta, prima e più di ogni altra cosa, nella fiducia, nella compassione e nella pietà.
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