Ma la società non può esser priva di discriminazioni dove la pacificazione dell'esistenza, la libertà e la felicità stesse sono in pericolo: qui, alcune cose non possono venir dette, alcune idee non possono venire espresse, alcune politiche non possono esser proposte, alcuni comportamenti non possono esser permessi senza fare della tolleranza uno strumento per la continuazione della schiavitù.
Anche Marcuse si è rivolto verso questo argomento, lasciandoci un'opera che a primo sguardo potrebbe apparire sovversiva. Con uno stile asciutto, quanto la logica dietro le osservazioni del filosofo, il punto di vista di Marcuse, però, è da contestualizzare. Le sue considerazioni, le sue critiche, infatti, si reggono solo se il tema fissato si svolge entro un momento storico particolare e definito: l'epoca della società capitalista occidentale. Secondo il tedesco la nostra società industriale non è tollerante, non è pienamente democratica, è una società che sopporta più che tollera: esistono ruoli e statuti che predominano su altri. Per cogliere l'essenza della tolleranza, dunque, dovremmo essere tutti uguali, ma fintantoché sussisteranno differenze non si potrà parlare di 'tolleranza universale'. E allora sarà possibile, anzi sarà giusto e lecito essere in lotta, essere intolleranti. Specialmente di fronte alla regressione e ai pensieri fascisti - presenti nella nostra società dominata da chi possiede il potere dell'informazione.
Un libretto carico di spunti interessanti su una questione delicatissima, dove l'incontro può, e in alcuni casi deve, essere scontro. Ma è anche un tema in cui, tra le righe, si può cogliere la pericolosità degli estremismi e degli assoluti.
Le foto e i post, se non diversamente specificato, sono state realizzate da Salvatore Calafiore e si possono trovare, insieme ad altro, su: http://salvokalat.blogspot.com/
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