Ieri sera a Otto e mezzo su La7, la trasmissione condotta da Lilli Gruber, c’era ospite Aldo Busi. L’occasione è stata l’uscita dell’ultimo romanzo dello scrittore lombardo (a dodici anni da Casanova di se stessi), El especialista de Barcelona. La pubblicazione è stata una vicenda travagliata che ha visto Busi interrompere i rapporti professionali con Mondadori e rescindere il nuovo contratto che aveva firmato con Giunti, fino a quando non è arrivato Dalai.
Scoppiettante come sempre, Busi ha spaziato dalla letteratura (imperdibile la lettura di un brano del romanzo alla fine della puntata) alla politica, alla società italiana, rispondendo alle domande della Gruber. Dalla sua visione della letteratura («Io faccio l’autobiografia dell’umanità»), alla critica al «clericalismo» dei “Fantastici 5” delle primarie del centro sinistra del recente confronto televisivo, alla società («Il popolo è indefessamente fascista. Il popolo più a sinistra che ho conosciuto è sempre a destra»).
Busi ne ha sempre per tutti, ma le sue sono provocazioni senza la spocchia dell’intellettuale. Sarebbe stato inutile chiedergli chi gli sarebbe piaciuto essere poiché, come ha scritto: «Perché mai dovrei desiderare di essere Flaubert quando ho la fortuna di essere Aldo Busi?»
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