Le temps, le temps toujours recommencé…
Dicono che repetita iuvant;
che il secondo bacio è più sapiente del primo,
che il bis d’un minuto felice
s’insaporisce d’un miele che ci sfuggì quella sera…
Ma l’anno che ritorna col suo rauco olifante
A soffiarci dentro le orecchie
l’ennesima Roncisvalle,
e ingrossa i fiumi, impoverisce gli alberi;
l’anno che nello specchio del bagno conserva
a uno svogliato rasoio la barba sempre più bianca;
l’anno che cresce su sé con l’ingordigia dei numeri,
sgranando sul calendario
il recidivo blues del Mai più…
chi oserebbe dire che meriti il bacio del Benvenuto?
chi potrebbe giurare che non sia peggio degli altri?
Il male si raddoppia e repetita non iuvant.
Eppure…
Eppure nella tombola arcana del Possibile
fra i dadi e il caso la partita è aperta;
gonfiano fiori insoliti il grembo d’una zolla;
lune mai viste inonderanno il cielo;
due ragazzi in un giardino
si scambieranno i telefoni, i nomi,
stupiti di chiamarsi Adamo ed Eva;
verrà sotto i balconi
un cieco venditore d’almanacchi
a persuaderci di vivere…
Crediamogli un’ultima volta.
Gesualdo Bufalino, “Lettera di Capodanno”, da: Tommaso e il fotografo cieco ovvero Il Patatràc, Bompiani, 1996, pag.162
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