27 gennaio 2013

Gli altri mondi nella collettiva Coexist


 Anna Caruso e Massimo Quarta
Da sinistra le opere di Anna Caruso e Massimo Quarta

Il progetto artistico curato da Ivan Quaroni, il noto critico milanese che ha teorizzato l'Italian Newbrow, per E-lite studiogallery, la galleria leccese che promuove le sperimentazioni in atto nel campo dell'arte figurativa, sta riscuotendo un notevole successo di pubblico e critica.

Gli artisti, selezionati da Quaroni sul territorio nazionale, come si evince dal titolo sono otto: Nicola Caredda (Cagliari), Anna Caruso (Cernusco sul Naviglio), El Gato Chimney (Milano), Carlo Cofano (Lecce), Jara Marzulli (Bari), Massimo Quarta (Lecce), Tiziano Soro (Milano) e Vania Elettra Tam (Milano). Otto talenti «che partono da prospettive del tutto dissimili e adeguano la facoltà dell'immaginazione attiva ai propri interessi e alla propria sensibilità (Ivan Quaroni)»; oltre venti opere che invitano lo spettatore ad andare oltre l'esistente e il quotidiano, per sperimentare un vedere interiorizzato, un ampliamento dello sguardo e dei punti di vista.

Nello spazio espositivo della galleria, l'allestimento studiato dal curatore e dalla gallerista, Claudia Pellegrino, crea una dimensione carica di risonanza emotiva e psichica attraverso un percorso ritmato da simboli onirici e fantastici, elementi irrazionali e immaginazione alchemica, atmosfere magiche e meravigliose. Allucinazioni, sogni, chimere, metafore, analogie: «Un saggio di coabitazione immaginifica che va dal realismo magico di Carlo Cofano all'universo parallelo (o Farbomondo) di Massimo Quarta, dalle fiabe attualizzate di Anna Caruso a quelle proiettate, come ombre, sullo sfondo delle tele di Vania Elettra Tam, dalle fantasie grafiche di Tiziano Soro, ispirate all'advertising americano degli anni Cinquanta, alle carnali visioni di Jara Marzulli, fino alle enigmatiche e alchemiche chimere di El Gato Chimney e ai misteriosi notturni arcadici di Nicola Caredda (I.Q)»

Tiziano Soro e Massimo Quarta
Da sinistra opere di Tiziano Soro e Massimo Quarta

La scrittrice inglese Jeanette Winterson nel suo libro L'arte dissente, scrive: «Lasciar accadere l'arte è il paradosso di una resa consapevole. [...]. Contro l'insignificanza del quotidiano, l'arte ci ricorda la possibilità del sublime. Non ci riuscirebbe se fosse solamente un riflesso della vita reale.» E il pubblico eterogeneo e numeroso, che varca la soglia della galleria dallo scorso 8 dicembre (inaugurazione della mostra), che esplora i mondi onirici e paralleli creati dagli artisti, mettendosi in gioco, affidandosi alla voce dell'irreale, del sovrasensibile, del surreale, lasciando semplicemente che l'arte accada, dimostra che ancora oggi l'arte fantastica, a differenza di quelle manifestazioni condizionate dalle mode e dalle tendenze del momento, ha la facoltà di stimolare l'elemento dinamico dell'arte e mantenerlo vivo. I visitatori si fermano a lungo sulle opere, guardano, commentano tra loro, in un misto di curiosità e meraviglia; spingono lo sguardo oltre l'apparenza, per indagare quei mondi intermedi tra il noto e l'ignoto, quelle visioni o immagini di un mondo altro, pieno di meraviglie, in cui si nasconde il senso di una ricerca artistica incentrata sull'uomo, sulla sua fisicità, sulla sua coscienza e sul suo inconscio.
In mostra, gli artisti non si succedono gli uni agli altri, ma intrecciano le loro visioni in modo da potenziarne i singoli effetti, in un'azione simultanea di forze che sollecitano il visitatore a intraprendere un meraviglioso viaggio oltre l'apparenza, per indagare quei mondi intermedi tra il noto e l'ignoto, quelle visioni o immagini di mondi altri, pieni di meraviglie, in cui si nasconde il senso di una ricerca artistica incentrata sull'uomo, sulla sua coscienza e sul suo inconscio.

El Gato Chymney e Carlo Cofano
Da sinistra opere di El Gato Chymney e Carlo Cofano

A dare inizio a questo fantastico viaggio sono le opere di Carlo Cofano ed El Gato Chimney che accolgono il visitatore, il primo, con una pittura che parte dalla realtà oggettiva e si sviluppa in un «crescendo emotivo e immaginifico che si configura come un processo di progressiva illuminazione, un processo in cui l'artista scolpisce, attraverso la luce iridescente dell'olio, forme e figure di chiara evidenza [...] scenari naturali o spaccati urbani spesso popolati da presenze che suggeriscono l'esistenza di una realtà parallela celata tra le pieghe del quotidiano (I. Q.)» e il secondo, con opere legate a un vocabolario di immagini che sembrano provenire dall'iconografia di culture diverse, parole, icone ed elementi un tempo conosciuti, di cui si è persa la memoria, e che in un clima da culto iniziatico e propiziatorio provocano nello spettatore un senso di estraneità e mistero, creando un fascino magico. 
Il racconto al tempo stesso estatico e carnale di Jara Marzulli, reso ancor più incisivo e toccante dalla perfezione tecnica che contraddistingue l'artista, sposta su un piano in continuo slittamento tra corpo e anima il percorso di viaggio del visitatore. E, in una dimensione liquida e indefinita, in cui bambine e donne si stagliano su sfondi trasparenti e gocciolanti, in un gioco di sguardi, di segni tracciati sulla pelle e di elementi naturali strettamente connessi al mondo femminile, lo spettatore si scopre magicamente coinvolto in una profonda riflessione su se stesso.

Jara Marzulli, Carlo Cofano e Massimo Quarta
Da sinistra opere di Jara Marzulli, Carlo Cofano e Massimo Quarta

Le diverse sensibilità degli artisti continuano a intersecarsi nell'articolazione di un discorso di vibrante forza visiva che nel caso di Massimo Quarta diventa «trasferimento dell'esperienza sensibile in un universo (Farbomondo) di pura invenzione, popolato da umanoidi privi di fisionomia (Farbonauti e Farboline) e in cui le meraviglie del possibile diventano tangibili eventualità (I. Q.).» E quest'utopica dimensione parallela, morbida, colorata e accogliente, che l'artista definisce "non contaminata da immagini mediatiche", è il meta-luogo che lo spettatore è invitato ad attraversare per potersi guardare dentro, alla ricerca di una propria possibile dimensione alternativa.
Con un lavoro sulla metamorfosi e sulla trasfigurazione, Anna Caruso attiva, invece, con il visitatore una riflessione sulla coesistenza all'interno dell'individuo dell'aspetto razionale e di quello istintuale utilizzando simbolicamente la forma umana e quella animale non per creare compatti ibridi antropo-zoomorfi, ma «figure eteree, prismatiche, in cui convivono, quasi impercettibilmente, l'uomo e la bestia, costringendo, così, lo spettatore a una continua messa a fuoco dello sguardo nel tentativo di decifrare la cangiante mutevolezza delle forme (I. Q.).»
Anna Caruso
Anna Caruso

Il racconto fantastico di Nicola Caredda, con la sua «natura reinventata miscelando la capricciosa lezione dei grilli gotici con le atmosfere languide ed estenuate del simbolismo [...] i suoi silenti angoli di vegetazione addomesticata dalla mano dell'uomo e sovente percorsa da bizzarre creature zoomorfe ed enigmatiche apparizioni (I. Q.)», sposta l'attenzione dello spettatore su un gioco di 'corrispondenze' tra una visione tutta interiore e soggettiva e specifiche codificazioni non solo artistiche ma facenti parte del nostro consuetudinario visuale.
Decisamente straniante, invece, l'effetto della pittura "retinica" di Tiziano Soro, che spiazza l'osservatore con «opere di origine prepotentemente mediatica, spesso ispirate all'immaginario dell'advertising americano degli anni Cinquanta, in cui le figure, decontestualizzate e prive di ogni riferimento ambientale, inducono a interrogarsi sulla natura ambigua delle immagini (I. Q.).»

Vania Elettra Tam
Vania Elettra Tam

A chiusura del percorso espositivo, ecco che si apre "un altro mondo", che fa breccia nell'animo di chi lo osserva con la forza della seduzione e di una "saggia leggerezza": è la pittura di Vania Elettra Tam, «una figurazione che mescola mimesi realistica e trasfigurazione fantastica (I. Q.)» per costruire immagini ironiche che ritraggono donne alle prese con la routine quotidiana, le cui fantasie sono proiettate sulle mura domestiche come ombre rivelatrici del significato più profondo dell'esistenza.
La programmazione espositiva della galleria prevedeva la chiusura della mostra il prossimo 26 gennaio, ma per venire incontro alle numerose richieste, il termine è stato prorogato al 15 febbraio 2013. Una fantastica opportunità da non lasciarsi sfuggire!


ORARIO:
da martedì a sabato: 9 - 12.30 e 17 – 21, domenica: 17 – 21. Lunedì chiuso.
Ingresso gratuito. Infoline: 338_1674879

Sfoglia il catalogo (Editrice Salentina)

CONTATTI
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Mail: info@elitestudiogallery.com | Web: www.elitestudiogallery.com
Ufficio stampa: FLPress | Flavia Lanza Mail: flpressartnews@gmail.com

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