Questo quadro eseguito da Édouard Manet nel 1868 rappresenta l'esecuzione dell'imperatore Massimiliano I di Asburgo avvenuta in Messico l'anno prima. La vicenda colpì in modo particolare il pittore perché l'episodio nacque a causa del ritiro delle truppe francesi dal Messico. Il disimpegno della Francia fu deciso dall'imperatore Napoleone III a causa del crescente ruolo degli Stati Uniti dopo la Guerra di Secessione e la pressione dei ribelli messicani contro l'ingerenza straniera. L'ascesa al potere di Massimiliano venne appoggiata dalla Francia alcuni anni prima, onde poter ritagliare un ruolo di egemonia sul suolo centroamericano.
Tres de Mayo di Goya (1814)
Il quadro mostra il disappunto di Manet nei confronti della politica di Napoleone III che fa indossare la divisa francese al plotone di esecuzione. La morte dell'imperatore così viene rappresentata come una sorta di martirio ove Manet cita la famosa opera di Goya del 1814 Tres de Mayo, dove i soldati eseguono l'esecuzione del popolo madrileno ribelle con la stessa prospettiva. Egli rappresentò anche i medesimi gesti di disperazione degli spettatori in alto sul muretto, e un accostamento a Cristo del personaggio al centro (Massimiliano) il cui copricapo sembra richiamare la forma di un'aureola e quindi il suo martirio.
Proprio come molte delle opere di Manet, anche questa suscitò scandalo in Francia per la sua forte verve critica. Ma la tragica morte di Massimiliano I non colpì solo Manet, Franz Liszt nello stesso anno scrisse una marcia funebre inserita al nº 6 del Terzo Anno delle suite Années de Pèlerinage.
Giosuè Carducci poi nella sua poesia Miramar ricorda la vicenda concludendo con questi versi:
Non io gl'infami avoli tuoi di tabe/ marcenti o arsi di regal furore;/ te io voleva, io colgo te, rinato/ fiore d'Absburgo;/ e a la grand'alma di Guatimozino/ regnante sotto il padiglion del sole/ ti mando inferia, o puro, o forte, o bello/ Massimiliano.
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