Per chi ama il genere horror made in Italy, Paura 3D, può essere considerato a buon diritto un film cult. La pellicola, diretta nel 2012 dai fratelli Manetti, ruota attorno a tre ragazzi della periferia romana che, per un caso fortuito, si trovano a trascorrere il weekend all'interno dell'abitazione di un barone, fuori casa per qualche giorno. Presto, la lussuosa dimora rivela il suo inquietante segreto: nelle cantine, una camera nasconde una ragazza, imprigionata là dentro da chissà quanto tempo, nuda e completamente pazza. L'escalation drammatica prende avvio nel momento in cui il barone, rientra prima del previsto e, scoprendo la presenza dei ragazzi, dà inizio alla carneficina.
Tuttavia, ciò che del film attira e coinvolge non è tanto l'impressionabilità legata allo spargimento di sangue – a conti fatti nemmeno troppo eccessivo, ma, anzi, ragionevole ai fini della vicenda - quanto il lavoro dedicato alla suspence e alla caratterizzazione psicologica dei personaggi.
Ale, Simone e Marco, sono infatti tre ragazzi come tanti: Ale, meccanico sbruffone e dedito al divertimento, è quello che spinge gli amici a fare "sta pazzia" approfittando del colpo di fortuna che poi sarebbe stato fatale; Simone è l'universitario insicuro che per colpa di una ragazza che lo trova noioso, è deciso a dimostrare il suo coraggio anche quando il buon senso lo sconsiglierebbe; infine Marco, il metallaro buono che in quella casa "manco ce voleva venì".
Dall'altra parte, in contrasto con la normalità dei tre protagonisti positivi, si contrappongono i lati oscuri del barone Lanzi (interpretato ottimamente da Peppe Servillo, degli Avion Travel), i cui modi pacati ed eleganti da gentiluomo non fanno altro che accentuare in modo inquietante la sua maniacalità; e Sabrina, la giovane segregata, mentalmente sconvolta dalle molteplici umiliazioni fisiche ed emotive rivelerà solo alla fine la passione morbosa per il suo aguzzino, secondo quella che i medici definiscono "Sindrome di Stoccolma".
Non priva di tratti surreali – soprattutto nelle scene cruente – Paura è una pellicola che gioca sulla psicologia ambigua dei protagonisti negativi, in particolar modo su quella di Sabrina che da vittima, si rivela infine creatura assai più imprevedibile nei suoi turbamenti psico-emotivi, rispetto all'assassino vero e proprio.
A supportare l'intero film, è una colonna sonora fatta di pezzi rap, hip-hop e metal, adattissima all'inizio, per contestualizzare l'ambiente sociale dei tre giovani, e altrettanto idonea nel corso della trama per supportare i momenti di tensione e panico.
Nel complesso, ciò che rende Paura un film inaspettatamente divertente è proprio l'unione di una trama plausibile con momenti di irragionevole ingenuità, cosa che permette ai registi di inserire scene quasi splatter, liberamente ispirate al cinema di Bava e di Dario Argento. Non sottovalutate, inoltre, il dettaglio dei colori, cupi e quasi espressionisti, nelle scene in cui domina il degrado della periferia cittadina completati dalla musica di Pivio che ne sottolinea il carattere decadente.
Nessun commento:
Posta un commento