Alma Maria Schindler, figlia del pittore Emil Jakob Schindler e di Anna von Bergen, era considerata negli ambienti culturali della capitale austriaca “la più bella ragazza di Vienna”, un soprannome piuttosto banale ma che in realtà cela una personalità complessa ed intrigante; anche per questa ragione nel corso della sua vita verrà definita anche “Sposa del vento”, “Grande vedova” e persino “Musa del secolo”…
Dopo la prematura morte del padre, il pittore Carl Moll, divenuto il secondo marito della madre, introdusse la figliastra presso i migliori ambienti della capitale austriaca determinando così un’inevitabile ascendenza su alcuni artisti del XX secolo.
Quando nel 1897 il patrigno divenne vicepresidente della Secessione Viennese, Alma (appena diciottenne) poté conoscere il famoso pittore Gustav Klimt divenuto presidente. Affascinata dalla personalità del grande artista, la giovane donna ricevette a sua volta un immediato ricambio di attenzioni, commettendo però la leggerezza di descrivere l’emozione del loro primo bacio tra le pagine del diario personale; un segreto svelato dalla madre fin troppo presto e che ebbe l’effetto di far troncare i rapporti famigliari col pittore.
Grazie all’assidua presenza di Max Burckhard, direttore del Burgtheater di Vienna, Alma si appassionò di letteratura classica e moderna, e nello stesso tempo, iniziò a prendere lezioni di musica sviluppando un interesse verso Schubert e Schumann, ma soprattutto per Wagner. Quando nel 1900 conobbe il compositore Alexander von Zemlinsky (insegnante e amico di Arnold Schönberg, l’ideatore della tecnica dodecafonica) nacque una relazione che si protrasse per alcuni mesi; nel frattempo a casa di un’amica conobbe il direttore dell’Opera di Vienna e uno dei più apprezzati compositori dell’epoca, Gustav Mahler. Innamoratosi di Alma (anche se tra loro vi erano ben 19 anni di differenza!) Mahler chiese di sposarla nonostante l’aperta contrarietà di genitori ed amici. Nel marzo del 1902 venne celebrato un matrimonio che la costrinse a cambiare totalmente vita; Mahler infatti era un uomo dal temperamento assai quieto, tanto da rifuggire tutte le serate mondane ed i contatti sociali. Inoltre impedì alla giovane moglie di proseguire gli studi di composizione per dedicarsi totalmente alla famiglia, essendo nate nel frattempo due figlie: Maria che morirà giovanissima e Anna che diverrà poi un’affermata scultrice.
Nel 1907 seguì per sei mesi il marito a New York, vivendo per tutto il tempo in un hotel isolata e depressa. Ma nel 1910 presso una località termale conobbe il giovane architetto tedesco (e futuro direttore del Bauhaus) Walter Gropius con cui ebbe una relazione scoperta dal marito a causa di una leggerezza: l’invio di una lettera di Gropius ricevuta erroneamente da questi. Mahler ne subì un brutto colpo tanto da voler sostenere una seduta presso il famoso dottor Freud il quale scrisse della coppia che:
…la moglie Alma amava suo padre Rudolf Schindler e non poteva che cercare e amare quel tipo di uomo. L’età di Mahler, di cui aveva tanta paura, era proprio ciò che lo rendeva così attraente agli occhi della moglie. Mahler infatti amava sua madre e aveva cercato sempre quel modello in ogni donna. La madre turbata e piena di sofferenze, inconsciamente riappariva nella moglie Alma.La crisi coniugale del compositore segnò paradossalmente anche il suo massimo successo. Partito nuovamente per gli USA assieme ad Alma (con cui provò a recuperare il rapporto incoraggiandola a coltivare le sue composizioni), ottenne ovazioni ad ogni concerto. Ma la sua malattia al cuore peggiorò e nel 1911, pochi giorni dopo il suo rientro a Vienna, morì all’età di 51 anni.
La sposa del vento di Oskar Kokoschka
Divenuta vedova del grande compositore, Alma venne corteggiata da vari contendenti. Strinse quindi una breve relazione col compositore Franz Schreker, poi con l’ex medico Newyorkese del marito (di cui rigettò anche una proposta di matrimonio) e infine col biologo Paul Kammerer cui divenne assistente per alcuni mesi. Ma quando Carl Moll commissionò all’eccentrico pittore Oskar Kokoschka un ritratto di Alma, scattò la passione per quest’uomo dalla personalità esplosiva e morbosa. Da quel momento Kokoschka ritrasse Alma in bozzetti e quadri, di cui il più famoso è senza dubbio La sposa del vento (1913). Gli eccessi e le gelosie del pittore complicarono tutto, specie dopo aver perso prematuramente un figlio frutto della loro unione; tentò più volte di convincere Alma a sposarlo ma lei non accettò mai. Al termine del loro rapporto Kokoschka si arruolò nel reggimento austriaco, essendo scoppiata nel frattempo la Prima Guerra Mondiale, venendo successivamente ferito in battaglia.
Un giovane Walter Gropius in divisa militare |
Ripresi i contatti con Gropius decise di raggiungerlo a Berlino dove si sposeranno pochi mesi dopo e da cui nascerà la figlia Manon. Negli anni difficili della Grande Guerra, Alma diviene un riferimento culturale per poeti, musicisti, pittori ed artisti che affollavano la sua casa di Vienna. Nel 1917 conobbe lo scrittore Franz Werfel di cui aveva già letto il poema Der Erkennende, avendone tratto un’opera musicale; le frequentazioni sempre più assidue e la crescente intesa con lo scrittore aprirono la strada ad una nuova relazione che sfocerà nella nascita di Martin, figlio (avuto da Werfel) ma che morirà dieci mesi dopo il parto. L’infedeltà della moglie divenne chiara al marito quando riuscì ad ascoltare una conversazione telefonica con l’amante: Gropius a quel punto decise subito di divorziare. Per salvare le apparenze inventò una sua infedeltà con una prostituta, episodio che consentì ad entrambe una repentina separazione e il successivo avvio del terzo matrimonio di Alma alcuni anni dopo.
Ma il futuro dell’Europa volgeva nuovamente verso la catastrofe: l’ascesa di Hitler e del nazismo ricadeva anche sulle sorti dell’Austria che nel 1938 veniva annessa alla Germania attraverso l’Anschluss. Il clima era divenuto decisamente ostile nei confronti degli ebrei, per questa ragione Alma e il marito fuggirono dal paese.
Franz Werfel |
Dopo una breve permanenza in Francia la coppia si spostò a Lourdes in attesa del visto per gli USA dove vi giungeranno nell’ottobre del 1940, ampliando la comunità di amici in esilio come Thoman Mann, Max Reinhardt e Arnold Schönberg. In quegli anni Werfel pubblicò Il poema di Bernadette ottenendo un grande successo e l’interessamento di Hollywood per la produzione di un film. Ma anche la salute di Werfel (proprio come quella di Mahler) bussò nuovamente nella vita di Alma, finché nell’agosto del 1945 il terzo ed ultimo marito si accasciò a terra per un fatale arresto cardiaco.
Gli ultimi anni di vita Alma li dedicò alla stesura di un’autobiografia che riuniva gli eccessi di un’esistenza movimentata, i molti amanti e i tanti artisti che l’avevano attorniata e da cui avevano tratto ispirazione. Mahler le aveva dedicato diverse sinfonie: la quinta, la sesta, l’ottava e la decima. L’amico Alban Berg aveva composto un concerto per violino in onore della figlia Manon, morta nel 1935. Erich Wolfgang Korngold aveva composto per Alma un concerto per violino ed orchestra, mentre Benjamin Britten il Notturno op. 60.
Ma chi aveva manifestato con più veemenza la pulsione creativa fu certamente Oskar Kokoschka che le dedicò 450 disegni e tele che la ritraevano da sola o in compagnia del pittore. L’attaccamento morboso alla sua musa aveva toccato punte di parossismo quando l’artista (dopo la fine del loro rapporto) ordinò presso un artigiano di Monaco di Baviera la realizzazione di un feticcio di Alma a grandezza naturale. Attraverso dettagliati disegni, Kokoschka fece ricreare dall’artigiano un pupazzo che riproduceva perfettamente il viso e il corpo della sua amata. Alma così tornò ad essere una silente musa che ritrasse ancora una volta in schizzi e tele. Dopo alcuni anni però, Kokoschka chiamò a raccolta i suoi amici per una festa a base di champagne e musica e l’immancabile presenza del feticcio elegantemente vestito. A notte fonda nel delirio dell’ubriacatura il pittore ruppe una bottiglia di vino sulla testa del pupazzo gettandolo poi in giardino: fu così che si concluse la personale ossessione per la “Sposa del vento”.
Ma chi aveva manifestato con più veemenza la pulsione creativa fu certamente Oskar Kokoschka che le dedicò 450 disegni e tele che la ritraevano da sola o in compagnia del pittore. L’attaccamento morboso alla sua musa aveva toccato punte di parossismo quando l’artista (dopo la fine del loro rapporto) ordinò presso un artigiano di Monaco di Baviera la realizzazione di un feticcio di Alma a grandezza naturale. Attraverso dettagliati disegni, Kokoschka fece ricreare dall’artigiano un pupazzo che riproduceva perfettamente il viso e il corpo della sua amata. Alma così tornò ad essere una silente musa che ritrasse ancora una volta in schizzi e tele. Dopo alcuni anni però, Kokoschka chiamò a raccolta i suoi amici per una festa a base di champagne e musica e l’immancabile presenza del feticcio elegantemente vestito. A notte fonda nel delirio dell’ubriacatura il pittore ruppe una bottiglia di vino sulla testa del pupazzo gettandolo poi in giardino: fu così che si concluse la personale ossessione per la “Sposa del vento”.
Ma la personalità di Alma non si ferma qui, anch’ella curò una sua produzione musicale come alcuni Lieder su testi di Rilke, Werfel e Novalis.
Custode degli spartiti di Mahler e infaticabile donna di cultura ebbe anch’ella il suo lato oscuro. Complice un clima di generalizzato antisemitismo (negli anni che precedettero la sua fuga dall’Austria) anche Alma ne venne influenzata. Di Mahler, ebreo convertito al cristianesimo, scrisse nel diario: «…egli s’era ridotto ad essere un piccolo, odioso e corpulento ebreo…» e quando sposò Gropius scrisse del marito che finalmente s’era unita ad un uomo “razzialmente equivalente”. Della prima impressione su Werfel (anch’egli ebreo) scrisse: «…ha le gambe ad arco ed è un ebreo grasso con le labbra carnose e gli occhi a mandorla.» Le numerose allusioni razziali e certe simpatie verso il nazionalsocialismo divennero un problema all’atto della pubblicazione della sua autobiografia, che inevitabilmente venne modificata per evitare guai maggiori.
La “Musa del secolo” morirà nel 1964 all’età di 85 anni presso il suo appartamento di New York.
La “Musa del secolo” morirà nel 1964 all’età di 85 anni presso il suo appartamento di New York.
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