David Bohm
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Rupert Sheldrake
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David Bohm è stato un eminente fisico quantistico. Da giovane lavorò a stretto contatto con Albert Einstein alla Princeton University. Con Yakir Ahranov scopri "l'effetto Aharonov-Bohm" (fenomeno della meccanica quantistica in cui una particella carica è influenzata da campi elettromagnetici in regioni in cui tali campi risultano nulli). Ma il suo lavoro più importante è senza dubbio la teoria dell'Universo olografico secondo cui esisterebbe un Ordine Esplicato (la realtà come la conosciamo, ma del tutto illusoria) e un Ordine Implicato (la vera natura olistica dell'Universo).
Rupert Sheldrake è un biologo britannico, noto per la discussa teoria della "causalità formativa" che implica un universo non meccanicistico, governato cioè da leggi soggette a cambiamenti. All'interno della teoria egli approfondisce l'ipotesi dei campi morfogenetici che guiderebbero la forma degli esseri viventi e delle cose.
Il seguente dialogo è un confronto tra la teoria olografica di Bohm e quella dei Campi Morfici di Sheldrake. Entrambe le teorie, pur spiegando aspetti diversi della realtà, sembrano tuttavia convergere in una stessa visione paradigmatica. Il testo fu originariamente pubblicato nel ReVision Journal, e le note editoriali sono di Renée Weber, editore dello stesso. Qui viene riproposto dallo scrivente il testo tradotto dall'inglese.
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Bohm: Supponiamo di osservare lo sviluppo dell'embrione, di fronte a ciò, dove percepisci che l'attuale approccio meccanicistico non funziona, cosa potrebbe dirci la teoria dei Campi Morfogenetici che gli altri non dicono?
Sheldrake: Lo sviluppo dell'organismo avverrebbe all'interno del campo morfogenetico, e il campo guiderebbe e controllerebbe la "forma" dello sviluppo stesso. Il campo possiede delle proprietà non esattamente spaziali bensì temporali. Waddington lo dimostrò col suo concetto del creode¹, rappresentato attraverso modelli di vallate con palle rotolanti da esse verso un punto finale. Questo modello può sembrare a prima vista meccanicistico. Ma se ci rifletti un minuto ti accorgi che questo punto finale, verso il quale la palla sta rotolando giù dalla vallata, è nel FUTURO, ed esso sta, per così dire, attraendo la palla verso di se. Parte della forza di questo modello dipende dal fatto che se si sposta la palla sopra uno dei lati della vallata, essa rotolerà nuovamente e raggiungerà il medesimo punto finale; tutto ciò rappresenta l'attitudine degli organismi viventi a raggiungere la stessa meta, anche se li si distrugge parzialmente – asportando ad esempio una parte di embrione - esso tornerà a crescere nuovamente; si otterrà lo stesso punto finale.
Rappresentazione del concetto di creode |
Bohm: In fisica la meccanica lagrangiana è all'incirca simile; le cadute lagrangiane all'interno di un certo livello minimo corrispondono al caso del creode. Non è esattamente una analogia, ma potremmo dire che in un certo senso la classica orbita atomica si manifesta seguendo alcune specie di creodi. Ecco una via a cui potrebbe guardare la fisica classica. E si potrebbe introdurre forse qualche nozione di stabilità fisica alla base di un creode. Ma dal punto di vista dell'Ordine Implicato, penso si dovrebbe dire che questo campo formativo è un intero insieme di potenzialità, e che in ogni momento c'è una selezione di quale potenziale sta per essere realizzato, dipendente da alcune estensioni nella storia passata, e da altre relative alla creatività.
Sheldrake: Ma questo insieme di potenzialità è un insieme limitato, poiché le cose tendono verso un particolare punto finale. Intendo che gli embrioni di gatto crescono dentro i gatti, non nei cani. Così ci sarà forse una variazione riguardo l'esatto percorso che essi possono seguire, ma c'è un obiettivo globale o un punto finale.
Bohm: Ma ci sarebbe ogni sorta di contingenza che determina il gatto attuale.
Sheldrake: Esattamente. Contingenze di tutti i tipi, influenze ambientali, opportunità di fluttuazioni genuinamente possibili. Tuttavia il punto finale del creode definirebbe l'area generale nella quale andrà a concludersi.
Comunque, il punto, secondo il concetto di creode di Weddington, per il quale esso è preso abbastanza sul serio da molti biologi, è che esso già contiene questa idea di punto finale, nel futuro, nel tempo; e la struttura, le "mura portanti" del creode, non corrispondono in nessun senso normale alla parola materiale, a cose fisiche. Sfortunatamente, Waddington non definì cosa essi fossero. Secondo me, essi rappresentano questo processo di causalità formativa attraverso il "campo morfogenetico". Waddington stesso, infatti, usa il termine "campo morfogenetico". Ora il problema con la concezione di Weddington è il seguente, quando egli fu attaccato dai meccanicisti, i quali sostenevano che la sua era un'idea mistica o mal definita, egli fece marcia indietro e disse, bene, questo è solo un modo di discutere riguardo le normali interazioni chimiche e fisiche. René Thom, che riprese i concetti dei creodi e dei campi morfogenetici e li sviluppò in modelli topologici (dove chiamò i punti finali "attrattori morfogenetici"), provò a spingere Waddington a definire con più esattezza cosa fosse il creode. Waddington, come ogni volta in cui si sentiva pressato, fece marcia indietro, lasciando così il creode in uno stato di totale ambiguità.
Adesso Brian Goodwin e gente come lui vedono i creodi e i campi morfogenetici come aspetti delle forme eterne di Platone; la sua è infatti una metafisica alquanto platonica. Egli percepisce questi campi formativi come eterni archetipi dati, i quali risultano immutevoli e in un certo senso necessari. Tutto questo è quasi neo-pitagorico; armonia, equilibrio, forma e ordine possono essere generati da qualche fondamentale principio matematico, in una sorta di necessaria via, che agisce come un fattore causale in natura, in un inspiegabile ma immutabile modo. La differenza tra esso e ciò che dicevo sopra è che io penso che questi campi morfogenetici siano costruiti in modo causale da quello che accade prima. Così si ha questa introiezione, per così dire, di forme esplicite, per usare il tuo linguaggio, e quindi nuovamente proiezione.
Bohm: Sì. Ciò di cui stai parlando – relazione di forme passate con quelle presenti – è realmente connesso con l'intera questione del tempo – "Com'è compreso il tempo?" Ora, in termini di totale aldilà, la totalità nella quale tutto è implicato, cosa si svolge o viene in essere in ogni momento presente è semplicemente una proiezione del tutto. Ovvero, qualche aspetto del tutto è rivelato in quel momento e quel momento è solo quell'aspetto. Allo stesso modo, il prossimo istante è semplicemente un altro aspetto del tutto. E il punto interessante è che ogni momento assomiglia al suo predecessore ma allo stesso tempo differisce da esso. Io spiego tutto ciò usando i termini tecnici "iniezione" e "proiezione". Ogni momento è una proiezione del tutto, come detto. Ma quel momento è quindi iniettato o introiettato indietro nel tutto. Il momento successivo comporterebbe allora, in parte, una ri-proiezione di quella iniezione, e così via indefinitamente².
Ogni momento conterrà pertanto una proiezione della ri-iniezione del precedente istante, che costituisce una sorta di memoria; così ciò risulterebbe in una generale replicazione di forme passate, che sembrano simili a quelle di cui stiamo parlando³.
Sheldrake: Dunque questa ri-iniezione nel Tutto dal passato comporterebbe una relazione causale tra quello che accade in un istante e ciò che accade successivamente?
Bohm: Sì, questa è la relazione causale. Sebbene siano contenuti astratti dell'ordine implicato, essi sembrano possedere almeno la tendenza, non nessariamente in un'esatta relazione causale, per cui un certo contenuto nel passato sarà seguito da un relativo contenuto nel futuro.
Sheldrake: Così se qualcosa accade in un posto ad un tempo ciò che accade è poi ri-iniettato nel Tutto.
Bohm: Sì ma lo stesso ha subito qualche cambiamento; esso non è re-iniettato tal quale, poiché era stato precedentemente proiettato.
Sheldrake: Così esso è cambiato, ma è stato ricondotto dentro il Tutto. Tutto ciò può avere un'influenza la quale, dal momento che è mediata dal Tutto, può essere avvertita altrove e non necessita di essere locale.
Bohm: Giusto, essa potrebbe essere dovunque.
Sheldrake: Bene, tutto ciò sembra molto simile al concetto di risonanza morfica, dove le cose che accadono nel passato, anche se separate da ciascun'altra in spazio e tempo, possono influenzare cose simili nel presente, da cima a fondo o attraverso – comunque la si metta – spazio e tempo. Esiste questa connessione non-locale. Questo mi sembra essere un punto molto importante poiché esso significherebbe che questi campi hanno connessioni causali (ma non locali) con eventi che sono accaduti prima.
Esse non sarebbero che manifestazioni in qualche modo inspiegabili di una serie di archetipi eterni, senza tempo. I campi morfogenetici, che producono ripetizioni di forme e modelli abituali, deriverebbero da campi precedenti (quello che tu chiami "memoria cosmica"). Più spesso una particolare forma o campo appare e con maggiore probabilità esso apparirà di nuovo, questo è ciò che sto cercando di esprimere con questa idea di risonanza morfica e media automatica di forme precedenti. È questo l'aspetto della teoria che lo rende empiricamente verificabile, poiché esso conduce a previsioni del tipo: se i ratti imparano qualcosa in un posto, diciamo un nuovo trucco, conseguentemente i ratti di qualunque altro posto saranno capaci di imparare lo stesso trucco più rapidamente. Questo lo rende differente dalla teoria di Goodwin degli archetipi eterni, la quale non condurrebbe a questa previsione, poiché essi sarebbero sempre gli stessi. E questo è il punto in cui ciò che dico si discosta dalla tradizione del pensiero che si è avuto in biologia per 60 anni, l'idea dei campi morfogenetici. Questi campi sono sempre stati molto indefiniti e sono stati interpretati come Waddington fece, solo come un modo per parlare di forze meccanicistiche convenzionali, o attraverso il tipo di approccio metafisico di Goodwin.
Bohm: Ora, se dovessimo usare l'analogia del ricevitore di onde radio del quale tu parli nel tuo libro, diremmo: tu prendi un ricevitore, esso ha la capacità di amplificare dei piccolissimi segnali di onde radio. Come tu dici, possiamo considerare l'onda radio come un campo morfogenetico. L'energia all'interno del ricevitore (che proviene dalla presa di corrente) sta prendendo forma o configurazione dall'informazione contenuta nella stessa onda, così tu ottieni un suono musicale proveniente dall'altoparlante. Ora, in questo caso tu potresti dire che l'onda radio possiede un'energia molto piccola rispetto a quella della radio, proveniente dalla presa di corrente. Così, approssimativamente parlando, ci sono due livelli di energia; uno è un tipo di energia che risulta non formata ma che è soggetta a essere formata mediante impulsi molto piccoli. L'altro è un campo che è molto più sottile e che possiede un'energia molto piccola, nel comune senso della parola, ma ha una qualità della forma che può essere ripresa dell'energia del ricevitore radio. Il punto è che si può guardare l'ordine implicato in questo modo; i livelli più sottili dell'ordine implicato stanno influenzando l'energia nei livelli meno sottili. Le energie implicate sono molto sottili; esse non potrebbero perfino essere computate ordinariamente come energie, e queste energie implicate stanno dando origine alla produzione di elettroni e protoni e alle varie particelle fisiche. E queste particelle sono state replicate così a lungo da essere abbastanza ben determinate, o fissate nella "memoria cosmica".
Sheldrake: Sì, penso che a prima vista potrebbe essere visto in questo modo. Ma che i campi morfogenetici possiedano una sottile energia o meno – Non so davvero cosa pensare riguardo a ciò. - Quando ho scritto il mio libro, ho provato a tracciare una distinzione alquanto netta tra la causa formativa e il tipo comune di causa (causa energetica), quello con cui la gente ha familiarità (forza di gravità, elettricità ecc.). Per due ragioni: primo, volevo chiarire che questa causa formativa è qualcosa di diverso da ciò che normalmente pensiamo come nesso di causalità. (Esso potrebbe differire non di molto da quando si prendono in considerazione nessi causali attraverso i campi, come in fisica.) Ma la seconda ragione era che essa rappresentava una parte importantissima della mia teoria affermando che questi campi morfici possono propagarsi attraverso spazio e tempo, che eventi passati possono influenzarne altri ovunque. Ora, se questi campi sono concepiti come energetici, in tutti i sensi, la maggior parte della gente presupporrà che essi potrebbero propagarsi localmente, in accordo con qualche sorta di legge di proporzionalità inversa, poiché la maggior parte delle energie conosciute – luce, gravità, magnetismo, ecc. - diminuiscono gradualmente con la distanza.
Bohm: Ma non significa che debba seguire tutto ciò. Vedi, una delle più recenti interpretazioni della teoria dei quanti che ho sviluppato, era basata in termini di una particella che si muove in un campo.
Sheldrake: Il potenziale quantico.
Bohm: Sì. Il potenziale quantico possiede molte delle proprietà che tu ascrivi ai campi morfogenetici e ai creodi; ovvero, esso guida la particella nel suo cammino, e ci sono spesso profonde vallate e altipiani, e le particelle possono cominciare ad accumularsi in altipiani e produrre frange di interferenza. Ora, la cosa più interessante è che l'energia del potenziale quantico ha lo stesso effetto a dispetto della sua intensità, così perfino in lontananza esso può produrre un effetto tremendo; questo effetto non segue alcuna legge di proporzionalità inversa. Solo la forma del potenziale ha un effetto, e non la sua ampiezza o la sua magnitudine. Così possiamo paragonare tutto ciò a una nave guidata da un radar; il radar sta trasportando forma o informazione da tutto intorno. Esso non dipende, entro i suoi limiti, da quanto potente sia l'onda radio.
Così potremmo dire che in questo senso il potenziale quantico sta agendo come un campo formativo sul movimento degli elettroni. Il campo formativo non potrebbe essere rappresentato in uno spazio tridimensionale (o locale), esso potrebbe trovarsi in uno spazio tre-n dimensionale, così che potrebbero esserci connessioni non locali, o connessioni sottili tra particelle distanti (come possiamo vedere nell'esperimento E.P.R. (Einstein-Podolski-Rosen). Quindi deve esserci una totalità riguardo il sistema in modo tale che il campo formativo non potrebbe attribuirsi a questa sola particella; esso può attribuirsi solo alla totalità, e qualcosa che accade a particelle lontane può influenzare il campo formativo di altre particelle. Potrebbe così verificarsi una trasformazione (non locale) del campo formativo da un certo gruppo ad un altro gruppo. Dunque io penso che se ci si sforza di comprendere i significati della meccanica quantistica attraverso questo modello, si ottiene un'analogia molto stretta con un campo formativo.
Sheldrake: Può anche essere un'omologia; può essere un modo differente di parlare della stessa cosa.
Bohm: La differenza principale è che la meccanica quantistica non tratta il tempo, e quindi non c'è alcun modo di spiegare l'effetto cumulativo delle forme del passato. Per fare ciò necessiterebbe un'estensione del campo della fisica includendo il tempo, come vedi.
Sheldrake: Ma non si ottiene del tempo in fisica quando si ha il collasso della funzione d'onda?
Bohm: Certamente, ma tutto ciò è al di fuori del quadro della fisica quantistica di oggi. Quello che collassa non è trattato dopo tutto da nessuna legge, ciò significa che il passato è, per così dire, spazzato via da tutto.4
Come vedi, la meccanica quantistica presente non possiede alcuna concezione di movimento o processo o continuità nel tempo; essa si occupa realmente solo di un dato momento, un'osservazione, e la probabilità che un'osservazione sarà seguita da un'altra. Ma c'è ovviamente un processo nel mondo fisico. Ora, ciò che voglio dire, è che questo processo può essere compreso dall'ordine implicato attraverso quest'attività di ri-proiezione e ri-iniezione. Quindi, la teoria dell'ordine implicato, spinta fino a questo punto, va ben al di là dell'attuale meccanica quantistica. Essa ha attualmente a che fare con un processo, ciò che non fa la meccanica quantistica, eccetto che con riferimento ad un apparato di osservazione che a sua volta deve riferirsi a qualcos'altro.
Sheldrake: Vorresti dire che il processo a questo livello è una ri-proiezione?
Bohm: Sì.
Sheldrake: E una ri-iniezione allo stesso tempo?
Bohm: La ri-iniezione è esattamente quello che descrive l'equazione di Schrödinger. E la ri-proiezione è il passo successivo, di cui la meccanica quantistica non si occupa (eccetto che per l'arbitraria assunzione che la funzione d'onda "collassi" in un modo che non trova posto nelle leggi fisiche, proprio come l'equazione di Schrödinger). Ora, c'è un'altra cosa che la moderna meccanica quantistica non tratta. Stranamente, la fisica al momento non ha alcun contatto con la nozione di attualità. Come sai, la fisica classica possiede per lo meno qualche nozione di attualità, affermando che essa consiste di un'intera connessione di particelle che si muovono e interagiscono in un certo modo. Adesso, nella fisica quantistica, non c'è nessuna concezione di una qualsiasi attualità, visto che la fisica quantistica sostiene che le sue equazioni non descrivono niente di attuale, esse descrivono semplicemente la probabilità di ciò che un osservatore potrebbe vedere se possedesse uno strumento di un certo tipo, e quest'ultimo è pertanto supposto essere necessario per l'attualità del fenomeno. Ma lo strumento, a sua volta, si suppone essere costituito di particelle simili, obbedienti alle stesse leggi, che potrebbero, a loro volta, richiedere un altro strumento che le renda attuali. Questo porterebbe a una regressione infinita. Wigner ha proposto di terminare la regressione affermando che è la coscienza dell'attuale osservatore che dà attualità a ogni cosa.
Sheldrake: Ma tutto ciò non mi sembra molto soddisfacente.
Bohm: Anche a me, ma apparentemente Wigner sembra soddisfatto di ciò, come alcuni altri. Il punto è, a meno che non si estenda la meccanica quantistica, non c'è posto in essa per l'attualità, nessun posto per ognuna delle cose di cui stai parlando. La meccanica quantistica, così com'è adesso, mi vien voglia di dire, non è che un gruppo di formule alquanto monco, limitato e astratto che fornisce certi risultati limitati aventi a che fare con l'istante di un dato esperimento. Ma al di fuori da questa visione monca, i fisici stanno provando a spiegare ogni cosa, come vedi; il Tutto non trova semplicemente significato alcuno. Pensa a questo: la fisica moderna non può nemmeno parlare del mondo attuale!
Sheldrake: Ma come pensi che si possa arrivare a un concetto di attualità?
Bohm: Io penso attraverso l'ordine implicato. Noi abbiamo una proiezione della totalità che costituisce un momento; un momento è un movimento. E possiamo dire che questa proiezione è l'attualizzazione. In altre parole, ciò che la fisica non discute è come i vari momenti successivi sono correlati, e questo è, come dicevo quello che l'ordine implicato sta tentando di fare. Se estendessimo la meccanica quantistica attraverso l'ordine implicato, saremmo portati alla sola domanda di come i momenti passati abbiano un effetto sul presente (attraverso iniezione e ri-proiezione). Al momento, la fisica ci dice che il prossimo istante è interamente indipendente, ma con una certa probabilità di diventarlo così e così. Non c'è posto in essa per il tipo di cose di cui tu stai parlando, di possedere un certo effetto accumulato del passato; ma l'estensione della meccanica quantistica all'ordine implicato potrebbe avere questa possibilità. E inoltre, supposto in qualche modo che io dovessi combinare la meccanica quantistica estesa all'ordine implicato (che terrebbe conto degli effetti accumulati del passato) con questo potenziale quantico (che terrebbe conto di questi effetti non-locali esistenti in natura), allora penso che potrei ottenere qualcosa di molto simile a ciò di cui stai parlando.
Sheldrake: Sì, questo potrebbe essere molto eccitante! Di tutti i percorsi che ho battuto penso che questo sia il più promettente per poter mettere insieme questi tipi di idee. Non ho infatti attraversato nessun'altra via che mostrasse delle connessioni così probabili.
Bohm: Se possiamo trasportare tutto questo nel tempo, e dire che ogni momento possiede un certo campo di potenzialità (rappresentato dall'equazione di Schrödinger) e anche un'attualità, che è più ristretta (rappresentata dalla particella in se stessa); e quindi affermare che il momento successivo possiede le sue potenzialità e la sua attualità, e deve esserci qualche connessione tra l'attualità del precedente momento e i potenziali del successivo – che vuol dire introiezione, non della funzione d'onda del passato, ma dell'attualità del passato all'interno di questo campo dal quale il presente sta per essere proiettato. Tutto questo potrebbe realizzare esattamente le cose di cui tu stai parlando. Dunque allora potresti costruire una serie di attualità introiettate che restringerebbero il potenziale del campo sempre di più, e queste ultime formerebbero le basi di successive proiezioni. Questo spiegherebbe l'influenza del passato sul presente.
Sheldrake: Ora, come concepisci questi legami all'interno delle presunte onde di materia nell'equazione di De Broglie?
Bohm: Questo è esattamente il punto da cui siamo partiti. Queste onde di materia sono la causa formativa, ed era ciò che De Broglie originariamente suggeriva. Tuttavia, egli considerava l'onda di materia semplicemente come una reale onda tridimensionale nel tempo, e questo non funziona bene. Il campo formativo è un'interpretazione di gran lunga migliore. Il potenziale quantico è il campo formativo che deriva dalle onde generalizzate di De Broglie. E come abbiamo detto la particella è l'attualità, influenzata dal campo formativo. I gruppi di particelle, l'intera struttura di tutte le particelle formano un sistema, l'attualità di questo campo formativo. Ma questo modello, preso in sé, non tiene ancora conto del tempo, quindi il secondo passo sarà di prendere in considerazione il tempo, dire cioè che c'è una successione di istanti di tempo nei quali vi è una ricorrente attualità. E potremmo dire che quello che ricorre è influenzato dal campo formativo. Ma quindi questo campo formativo è influenzato a sua volta da ciò che è accaduto precedentemente, realmente. Ora, tutto ciò aiuterebbe a rimuovere molti dei problemi in fisica, se potessimo gestirlo. E potrebbe essere legato strettamente con le tipologie di cose di cui stai parlando. Vedi, al momento noi diciamo che la funzione d'onda, come potenziale, si espande molto rapidamente e quindi collassa improvvisamente all'interno di qualche stato attuale definito, per ragioni che sono totalmente al di fuori della teoria. Così diciamo che essa richiede una parte dell'apparato di misura per fare ciò. Quindi un'altra onda collassa, e la sola continuità di questo sistema sarebbe raggiunta attraverso un'infinita serie di apparati di misura che potrebbero tenere esse in osservazione tutto il tempo, e questi apparati di osservazione, a loro volta, avrebbero dovuto essere osservati per consentire loro di esistere effettivamente, e così via. E la totalità delle cose svanisce in una nebbia confusa. Questo perché la gente considera la matematica presente come sacra, dicono che queste equazioni, nelle loro forme generali, non verranno mai alterate, e alla fine dicono: eccoci qui con tutti questi strani problemi. Ma come ben vedi quasi nessuno vuole introdurre niente di fondamentalmente differente all'interno di questo contesto generale.
Sheldrake: Così l'interpretazione di De Broglie è la via che stai pensando di sviluppare. Si avrebbe questa attualizzazione di qualcosa che è continuamente associata col campo formativo.
Bohm: E il campo formativo presente è influenzato dalle passate attualizzazioni. Nella meccanica quantistica attuale, dopotutto, non c'è alcuna possibilità che qualcosa influenzi il campo formativo, incluso il passato, poiché c'è un solo momento di cui si possa parlare a riguardo. Non puoi trovare niente che potrebbe influenzare il campo formativo, e questo è il problema.
Sheldrake: Sì, lo vedo. Ora questo è un argomento strettamente correlato: quello di cui sto parlando riguardo i campi morfogenetici ha a che fare con forme fisiche e abituali modelli di comportamento. La connessione di queste idee al processo del pensiero in sé non è ovvia, sebbene siano certamente correlati. Se cominci a inquadrare l'intero argomento in termini fisici, come faccio io coi campi morfogenetici, allora tu dovrai parlare in termini di risonanza morfica, l'influenza delle forme passate sulle presenti attraverso il campo morfogenetico attraverso una forma di risonanza. Se, tuttavia, tu cominciassi a usare un linguaggio psicologico, e cominciassi a parlare in termini di pensiero, allora avresti una strada più maneggevole per parlare dell'influenza del passato, perché attraverso i campi mentali tu possiedi la memoria. E ognuno potrebbe estendere questa memoria se pensasse all'intero universo essenzialmente come a un Tutto, come molti sistemi filosofici hanno fatto. Potresti dire che se l'intero universo è pensato come un Tutto incluso, allora tu avresti automaticamente una sorta di memoria cosmica sviluppantesi. Ci sono sistemi di pensiero che seguono esattamente questa visione. Uno di questi è il sistema del Buddismo Mahayana – l'idea dell'Alayavijnana, la coscienza deposito, è piuttosto simile all'idea di memoria cosmica. E i teosofisti penso che abbiano assunto qualcosa di ciò nell'idea dell'archivio Akashico. L'intero universo è, in una delle scuole del pensiero Indù, un sogno di Vishnu. Vishnu sogna l'universo in essere – esso ha lo stesso tipo di realtà come di un sogno, e poiché Vishnu è un dio duraturo, che cade in sogno per molto tempo, esso (l'universo) conserva una certa costanza. C'è una memoria insita in questo sogno; quello che lui ha sognato a riguardo nel passato ha la tendenza a ripetersi, secondo le proprie leggi e dinamiche. Tutti questi sistemi di pensiero hanno una memoria costruita al loro interno. Così si potrebbe esprimere la totalità delle cose in un linguaggio psicologico. Ma tutto ciò non aiuta realmente a creare molti contatti con la fisica moderna e con la nostra modalità scientifica di guardare il mondo. Così in termini nozionistici l'ordine implicato sembra essere una via migliore di approcciare al problema, poiché esso ha delle connotazioni neutrali. Esso è qualcosa che potrebbe essere alla base sia della realtà fisica che del pensiero. Quindi esso trascende la solita dicotomia materialistico-idealistica, la quale afferma che o l'intera realtà è un tutto incluso o tutta la realtà è materia divisa. L'idea dell'ordine implicato ha il grande vantaggio di trascendere questa distinzione.
Bohm: Infatti la sua vera essenza sta in questa trascendenza.
Sheldrake: Se noi assumiamo una visione più ampia riguardo la creatività, abbiamo un'idea del globale processo evolutivo; ora esso è chiaramente un processo creativo. Come pensi che questo tipo di creatività evolutiva sia correlata con questo modello?
Bohm: Potresti ipotizzare che un grande accordo della vita è la costante replicazione di forme prodotte con piccole variazioni, e questo è simile alla nostra esperienza di pensiero: una costante replicazione del modello all'interno della variazione. Ma quindi ci chiediamo, "Come mai arriviamo ad ottenere delle variazioni che vanno al di là di quel modello?"
Sheldrake: Sì, "salti creativi".
Bohm: "Salti". Sì; come vedi noi li chiamiamo "salti" quando essi sono proiettati nelle categorie fisse di pensiero. Quando tu stavi dicendo che c'è una proto-intelligenza o un'intelligenza implicita nella materia per come essa si evolve, che effettivamente fa sì che essa non si muova causalmente in una sequenza ma è costantemente creata e replicata, allora c'è posto per un qualche atto creativo di verificarsi, e di proiettare e introiettare un contenuto creativo.
Sheldrake: Ciò che è coinvolto in questa creatività sembra essere qualcosa che unisce le cose insieme, un'interezza che abbraccia le parti e imposta le relazioni fra di loro. Esse sono tenute insieme all'interno di un nuovo intero, che non esisteva prima. In questa realizzazione creativa, due cose separate precedentemente sono state legate insieme all'interno di un Tutto.
Bohm: Sì. Ora essi sono visti come semplici aspetti del Tutto piuttosto che come esistenze indipendenti. Si è realizzata una nuova interezza, e da questa realizzazione si è anche creata una realtà esterna.
Sheldrake: Quindi il processo creativo, che dà origine al nuovo pensiero, attraverso il quale nuove totalità sono realizzate, è simile in questo senso alla realtà creativa che dà origine a nuove interezze nel processo evolutivo. Il processo creativo potrebbe essere visto come uno sviluppo successivo di interezze molto complesse e di alto livello, mediante la connessione di cose separate precedentemente.
Bohm: ...e che sono state ora concepite non solo come parti indipendenti, ma come aspetti di una totalità più vasta che possiede nuove qualità.
Sheldrake: Giusto, e questa realizzazione di una totalità più grande è quello che attualmente crea il Tutto più grande.
Bohm: E si potrebbe anche proporlo, per immaginazione, o per un lampo di intuizione, come la realizzazione del tutto nella mente e più avanti là di fuori, attraverso il lavoro. Così si potrebbe supporre, diciamo, che in qualche modo la natura realizza quello che è stato presentato attraverso una varietà di cose che adesso devono essere riunite insieme. La natura realizza questa maggiore interezza a un livello più profondo, che è analogo all'immaginazione, e che poi si dispiega nell'ambiente esterno. In un certo senso un lampo di intuizione creativa si verifica nel sistema biologico.
Sheldrake: Esattamente. Ora pensi che queste relazioni tra le cose, che fanno esse stesse parte della maggiore interezza potrebbero, molto indietro nel tempo, aver dato origine alle forze fondamentali della fisica? Per esempio, potrebbero le forze gravitazionali che tengono unita tutta la materia essere sorte per mezzo di un'intuizione creativa originale, che tutta la materia fosse una cosa sola?
Bohm: Si potrebbe dire che riunendo insieme varie cose che precedentemente erano state disparate, improvvisamente ci fu una realizzazione di questa unità ed essa creò una nuova totalità che è l'Universo, come dopotutto lo conosciamo. Possiamo dire che la natura ha un intento, come vedi, che è molto più profondo di quello che appare in superficie.
Sheldrake: Sul fatto se le leggi naturali siano eternamente date o se siano state costruite gradualmente: come vedi tutto questo?
Bohm: Io penso, dal punto di vista dell'ordine implicato, che la nozione di campi formativi, divenendo gradualmente necessaria, è chiamata a rispondere a ciò. Perfino la fisica moderna sta puntando su questa idea dicendo che ci fu un tempo che esisteva perfino prima del big bang e prima di ognuna di queste unità (molecole, quark, atomi), sulle quali stiamo basando la necessità. Così, se tu dicevi che c'erano certe leggi fisse ed eterne riguardo le molecole e gli atomi, allora cosa diresti se potessi rintracciarne le tracce indietro nel tempo prima dell'esistenza di atomi e molecole? La fisica non può dirci nulla riguardo ciò, giusto? Può solamente dire che ci fu una formazione di queste particelle in una certa fase. Quindi deve esserci stato un effettivo sviluppo nel quale la necessità in un certo campo divenne sempre più fissa. Puoi perfino immaginare che accadde qualcosa come quando raffreddi una sostanza che liquefà; inizialmente si ottengono piccoli aggregati di liquido che sono transitori, e dopo essi diventano più grandi e più definiti. Oggi i fisici spiegano tutto questo dicendo che leggi molecolari sono eterne; le molecole sono semplicemente conseguenze di queste leggi, o derivate da esse. Ma se si segue il processo inverso e ci si chiede, dov'erano le molecole? Bene, esse erano originariamente protoni ed elettroni, che erano originariamente quark, che a loro volta erano originariamente sub-quark. E così indietro fino allo stadio dove nessuna delle unità che conosciamo perfino esisteva, così l'intero tipo di schema sfuma. Sta allora a te di dire che, in generale, i campi di necessità, non sono eterni; essi vengono costantemente formati e sviluppati.
Sheldrake: Io penso che l'attuale quadro convenzionale e scientifico non abbia realmente affrontato tutto questo. Come vedi, la scienza nasce da una sorta di nozioni neo-platoniche, neo pitagoriche – cioè l'idea di leggi senza tempo – sono state considerate affidabili per moltissimo tempo. Io penso che quando la teoria evolutiva arrivò, innescò l'inizio del cambiamento. Acquisimmo allora una visione evolutiva della realtà riguardo animali e piante, ma si pensò che esistesse ancora uno sfondo eterno nel mondo fisico, il mondo delle molecole e degli atomi. Ora siamo giunti alla cosmologia del Big Bang, che è ampiamente accettata. Quindi ora abbiamo l'idea dell'intero universo come di un universo radicalmente evolutivo. E questo, penso, provoca una crisi, o potrebbe provocare una crisi. L'idea di leggi eterne che da sempre esiste, leggi che in qualche modo pervadono spazio e tempo, cessa di avere molto significato di fronte a un vero, storico Big Bang, perché allora si ha il seguente problema: dov'erano queste leggi prima del Big Bang?
Bohm: C'è inoltre la credenza, comunemente accettata, che nel nucleo dei buchi neri le leggi come noi le conosciamo potrebbero addirittura svanire. Come sai, gli scienziati non hanno affrontato la cosa perché pensano ancora nella vecchia maniera, in termini di leggi eterne. Ma alcuni fisici hanno preso coscienza di tutto ciò. Un cosmologo che stava tenendo un discorso ha detto, "Bene, come sapete, ero abituato a pensare che ogni cosa fosse una legge di natura, e che tutto fosse prefissato, ma per quanto riguarda un buco nero, tutto può succedere. Come vedete, se è improvvisamente balenato un marchio della Coca Cola, questa potrebbe ancora essere una possibilità". (Laughter). Quindi la nozione di leggi eterne non sembra destinata a durare poiché il tempo stesso è parte della necessità che si sviluppa. Il buco nero non implica il tempo e lo spazio come noi li conosciamo; entrambi svaniscono. Non è solo la materia che svanisce, ma è ogni ordine regolare che conosciamo a svanire, e quindi si potrebbe dire che qualcosa procede, o che niente procede.
Sheldrake: La cosa interessante riguardo la teoria del Big Bang è che nel momento in cui devi porti la domanda delle origini delle leggi di natura, sei costretto a riconoscere le assunzioni filosofiche soggiacenti a ogni tipo di scienza. Persone che si considerano dei meccanicisti duri e puri o pragmatisti, che vedono la metafisica come una perdita di tempo, un'inutile attività speculativa, presumibilmente sono degli scienziati pratici che vanno avanti nel loro lavoro. Ma li si può forzare a prendere coscienza che la loro visione delle leggi di natura concepite come eterne, che è implicita in ogni cosa che dicono, pensano o fanno, è nei fatti una visione metafisica. Ed è solo una delle possibili visioni metafisiche, non la sola possibile. Io parlo con amici biologi, ed essi mi dicono: "Oh, quello che stai facendo è metafisica." Allora io dico: "aspettate, diamo un'occhiata a quello che voi state facendo." E allora li metto a confronto con la domanda di dove fossero le leggi della natura prima del Big Bang. E molti di loro dicono, bene, devono essere sempre state lì. E tu dici, dove? Non c'era materia in nessuno dei sensi che conosciamo prima del Big Bang. Dov'erano queste leggi della natura, questa sorta di gratuità fluttuanti? Ed essi dicono, bene, dovevano essere state lì da qualche parte. E allora gli dico: "non pensate che questo sia un concetto abbastanza metafisico, nel senso letterale di metafisica, poiché è ben al di là della fisica esistente?" E loro devono ammetterlo prima o poi. Non appena si entra in questa specie di area, la certezza sulla quale molti scienziati pensano si fondi la loro visione del mondo, semplicemente scompare. Diventa ormai chiaro che la scienza attuale presuppone un acritico tipo di metafisica. Quando si affronta tutto ciò, si può almeno cominciare a pensarci su, piuttosto che accettare un modo di pensare riguardo a esso come auto-evidente, dato per scontato. E se qualcuno comincia a pensare a esso, si potrebbe essere in grado di approfondirne la comprensione.
1. Il Creode è il concetto di sviluppo di un embrione. Waddington rappresentò chiaramente l'idea ipotizzando una pallina che rotolando lungo una discesa può prendere più strade corrispondenti a diversi avvallamenti. In condizioni normali la pallina segue un avvallamento, ma se subentrano delle cause esterne, la pallina può scavalcare la collinetta e intraprendere un percorso diverso. Ogni percorso rappresenta lo sviluppo di una parte diversa del corpo: un arto, un organo o un tessuto ecc.
2. Come analogia semplicistica, si prenda l'oceano e le sue onde: ogni onda sorge o è "proiettata" dal tutto dell'oceano; quest'onda quindi si rituffa indietro nell'oceano, o viene "iniettata" indietro nel tutto, e allora l'onda successiva sorge. Ogni onda è influenzata da quella passata semplicemente perché tutte loro sorgono e cadono, o sono proiettate e iniettate dall'intero oceano. Così c'è una specie di "causalità" coinvolta, ma ciò non significa che l'onda A causa linearmente l'onda B, ma che l'onda A influenza la B in virtù dell'essere assorbita indietro dentro la totalità dell'oceano, la quale quindi dà vita all'onda B. Nella terminologia di Bohm, l'onda B è in parte una ri-proiezione dell'iniezione dell'onda A, e così via. Ogni onda sarebbe pertanto simile alla precedente, ma anche differente in certi aspetti - esatta grandezza, forma, ecc. - Bohm suggerisce che esiste un tipo di "causalità", ma che è mediata attraverso la totalità dell'oceano implicato, e non semplicemente attraverso le onde esplicate, separate e isolate. Ciò significa, infine, che tale nesso di causalità sarebbe non locale, poiché ciò che accade in ogni parte dell'oceano influenzerebbe tutte le altre parti.
3. Questo si accorda con la riformulazione dell'attuale meccanica quantistica Bohmiana. Nella discussione seguente, Bohm evidenzierà che l'attuale teoria della meccanica quantistica, così com'è di solito interpretata, fallisce completamente nel tenere conto della replica di forme passate, o riguardo la nozione di processo temporale, una carenza che in parte conduce Bohm a proporre i concetti di "iniezione" e " proiezione" attraverso l'ordine implicato.
4. Questo è il punto in cui, come menzionato sopra, Bohm discute di alcune delle inadeguatezze dell'attuale meccanica quantistica – in particolare, la sua incapacità a spiegare il processo, o l'influenza del passato sul presente. Egli allora suggerisce una sua riformulazione – iniezione, proiezione, l'ordine implicato, ecc. - che potrebbe porre rimedio a queste inadeguatezze. E queste ri-formulazioni, apparentemente, sono abbastanza simili alle teorie di Sheldrake.
Francesco Motta
Volevo dire che spesso siamo ancora legati (schiavi ) del "tempo" nel senso che vorremmo sapere come collocare nel nostro archivio mentale se ciò che leggiamo è prima o dopo alle ipotesi fatte da altri ricercatori , e quindi possibilità di "allargare" la conversazione . Cioè "vedere" lo sviluppo delle ipotesi partendo dalla data in cui esse erano manifestate .
RispondiEliminaGrazie .