Tutti gli stati, tutti e' dominii che hanno avuto e hanno imperio sopra gli uomini, sono stati e sono o repubbliche o principati. E' principati sono: o ereditarii, de' quali el sangue del loro signore ne sia suto lungo tempo principe, o e' sono nuovi. E' nuovi, o sono nuovi tutti, come fu Milano a Francesco Sforza, o sono come membri aggiunti allo stato ereditario del principe che li acquista, come è el regno di Napoli al re di Spagna. Sono questi dominii così acquistati, o consueti a vivere sotto uno principe, o usi ad essere liberi; e acquistonsi o con le armi d'altri o con le proprie, o per fortuna o per virtù.
Il titolo originale è, in latino, De Principatibus (secondo l'uso, tipico del Machiavelli, di intitolare latinamente i suoi libri) ma fu italianizzato già nelle prime edizioni del 1532. Per quanto riguarda la data di composizione, la tesi più accettabile è quella avanzata da F. Chabod e in genere dai più recenti studiosi italiani, secondo cui Il Principe sarebbe stato scritto di getto, nel giro di quattro o cinque mesi, nel secondo semestre del 1513 [...] Le concezioni politiche del Principe nascono da una posizione naturalistica tipicamente rinascimentale, cioè dall'idea che gli uomini sono un puro fenomeno di natura, (di qui i frequenti riferimenti al mondo animale) non soggetti a mutamenti sostanziali, nonostante il variare dei costumi e delle situazioni storiche. Se dunque gli uomini sono sempre gli stessi e se i fatti del mondo sono determinati dagli uomini, è evidente che si possono dedurre le leggi eterne che governano la storia ed elaborare una scienza politica universalmente valida.
Il testo è tratto dal blog di Emiliano E Zammitti Via degl'incipit
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