Michelangelo Antonioni: il regista architetto, il mago degli sguardi, il cantore delle eclissi interiori e degli spazi comuni elevati a teatri naturali in cui gli attori sembrano perdersi per ritrovarsi in un altrove emozionale. Non è facile parlare di un regista come Antonioni, anche perché il suo nome dice già tutto, e le sue opere, conosciute e ammirate in tutto il mondo, parlano egregiamente del suo creatore. Sicché per ricordarlo, oggi è il suo compleanno, e non può non mancare un grande artista come lui, questo video mi pare il modo migliore, il modo più discreto e concreto per rinnovare la memoria, dove i suoi passi, lame taglienti nel silenzio, parlano di un silenzio in cui vivono mille, mille e più forme. Forme e volumi immersi in ombre e luci che rifiutano le parole perché in taluni momenti, maturi dell'esistenza, decidono di morire, così, all'improvviso, di non essere più, sparire perché superflue, o semplicemente per non confondere il moto perpetuo del pensiero giusto, quello che conta, ma circonfondere, semmai, l'esistenza nell'essenza.
Ad Antonioni il caos non interessa, neppure i facili sensazionalismi dell'arte, interessa il bello, il bello femmineo, il bello proiettato da una tramatura architettonica, il carattere rigoroso di un palazzo, ripreso con leggerezza dalla cinepresa, passando da un cornicione, un filare di finestre, attraverso la patina di un bianco e nero contrastato, che svela una scala di grigi dove si nasconde il divino poetico. Ascoltiamo i passi di Antonioni e tutto ciò che ci suggeriscono, e proviamo a far scorrere le nostre presenze in quei silenzi, in quegli occhi che hanno dato struttura alle immagini; condividiamo il suo sguardo per lambire anche per un solo attimo il mondo tutto del sensibile, che non di rado narra di noi, perché noi siamo quel sensibile che cerchiamo e Michelangelo Antonioni lo sapeva bene.
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