Compianto sul Cristo morto, Giotto (1303-1035).
Descrizione di Anton Giulio Argan tratta da La storia dell'arte italiana:
«Il vertice del pathos è nelle teste accostate della Madonna e di Cristo: ed è posto in basso, ad un estremo, in modo che su di esso gravitino, con progressivo declinare, le masse delle figure a destra e, con improvviso appiombo, quelle di sinistra. Il declivio roccioso accompagna la cadenza del primo gruppo e accentua la verticalità del secondo. È un ritmo asimmetrico, un incalzare di note gravi a cui succede, nel punto di massima intensità patetica, un repentino irrompere di acuti. L'azzurro denso del cielo, solcato da angeli piangenti, grava sulle masse e preclude, oltre il monte, ogni espansione di spazio. Questo ritmo di masse cadenti si traduce però in un ritmo di ascesa per la qualità dei colori e dei loro accordi. Il manto della donna accoccolata a sinistra, in primo piano, è di un giallo chiaro e luminoso, trasparente; e di qui parte una progressione di toni salienti, che il dorso illuminato della roccia collega, oltre la pausa del cielo, con le vivaci note coloristiche degli angeli. Al centro, il gesto delle braccia di San Giovanni, collegandosi all'obliqua della roccia, salda i due grandi temi del dolore in terra e del dolore in cielo. Indubbiamente c'è un motivo storico-drammatico: il lamento della Madonna, delle pie donne, di San Giovanni sul Cristo morto. Ma ad un livello più profondo, il duplice senso di caduta e di ascesa del ritmo esprime, in valori puramente visivi, un più vasto concetto: il dolore che tocca il fondo della disperazione umana si eleva nella moralità più alta della rassegnazione e della speranza.»
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