23 giugno 2017

Le lezioni di Philippe Daverio: la rivoluzione giottesca


In questa interessante lezione, il critico d'arte affronta un periodo di particolare importanza, in cui l'Italia si appronta ad abbandonare il Medioevo per accogliere il Rinascimento. Al confine tra questi due periodi, sta la figura di Giotto, che per certi aspetti è ancora ancorato alle tecniche medievali, ma per altri si mostra innovativo, avviando un lavoro pittorico, che si serve di metodi considerati rivoluzionari per l'epoca. Daverio, nel delineare l'attività giottesca, ripercorre le tappe del lavoro dell'artista, cogliendo in esso le qualità che classificano Giotto come un pittore moderno. Alle origini del Rinascimento si pone l'ordine francescano. La proliferazione della corrente religiosa porta con se molte opere architettoniche che si distinguono per la sobrietà degli apparati (principio dettato dall'ordine) emblema di umiltà, e per gli ampi spazi, volti ad accogliere il maggior numero di fedeli. Percorrendo un binario parallelo in forma pittorica, Giotto stende colori e forme delicate sulle sue tele.

Giotto di Bondone “inventa”, nella scoperta del vero e nella certezza dello spazio misurabile, la “nostra” lingua figurativa, quella destinata ad arrivare fino a Masaccio, fino a Piero della Francesca, fino a Raffaello, fino a Fontana e a Burri. 
(L'arte a Firenze nell'età di Dante 1250-1300, a cura di Angelo Tartuferi e Mario Scalini)
Il “vero” è riscontrabile nel christus patiens di Giotto conservato presso la galleria dell'accademia di Firenze. Il sangue scorre sulla pelle bianca creando un forte contrasto. Cristo si abbandona all'inevitabile destino; il dolore percorre ogni muscolo contratto.

Nel rappresentare i personaggi ne coglie l'espressione viva e libera dai vincoli imposti dall'estetica medioevale.

L'espressione giottesca confluisce nell'ordine francescano con il ciclo d'affresco composto tra le mura della Basilica dedicata a San Francesco d'Assisi. La cura del dettaglio stravolge l'immagine. Volti, panneggi, elementi architettonici e oggetti oltrepassano le regole della staticità confermandosi come un valido tentativo di creazione di volumi. Nella figurazione delle architetture si compie l'evoluzione: richiami antichi sono riscontrabili nelle cosmatesche e nelle edicole; mentre una rivisitazione originale percorre alcune coperture, che talvolta mostrano la struttura interna.


A Padova, nella cappella degli Scrovegni, lavora ad un nuovo ciclo d'affresco. Le grandi finestre permettono un contatto tra ambiente esterno ed interno; l'atmosfera e gli elementi naturalistici si proiettano sul ciclo. L'esperienza percettiva gli permette di sperimentare l'uso delle ombre donando un senso plastico ai corpi e permettendo il loro orientamento nello spazio.


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