Nel 2012 un'equipe dell'Università di Edimburgo guidata dal
professor Taylor ha divulgato una scoperta che sarebbe opportuno definire
epocale. Dietro il preoccupante silenzio dei media mainstream è stata annunciata la scoperta del gene miR-941 nel DNA umano. Questa sigla
nasconde il gene responsabile dei
processi evolutivi nell'uomo che lo hanno modificato sino all’attuale grado
di cognizione. In pratica rispetto, ad esempio, alle scimmie questo gene
(presente solo nell'uomo) ha indotto delle modifiche anatomiche che hanno
favorito la fonazione nonché uno sviluppo encefalico tale da consentirci di
sviluppare pensieri, idee e concetti.
Ma se da un lato questa caratteristica può sembrare
semplicemente la conferma di un'evidenza lapalissiana, la nostra unicità tra le
creature, dall'altro pone degli interrogativi inquietanti. La scoperta
evidenzia un'attivazione avvenuta in un periodo compreso tra uno e sei milioni di anni fa; ciò significa che intorno a questo
lungo lasso di tempo il gene, che era contenuto nella parte non codificante del
DNA ossia quella porzione che fino a poco tempo fa veniva banalmente definita
come DNA spazzatura, per una qualche
ragione ancora oscura è passato, o è stato aggiunto, a quella codificante…
Questa modifica è così incisiva da essere paragonabile
ad un atto che ha “forzato” la normale evoluzione guidandoci verso ciò che
siamo. Questa sorta di innesto o comparsa tra le fila del DNA codificante, è
così importante da non poter essere imputata a fattori ambientali o errori di
replicazione, ma a una volontà finalistica misteriosamente chiara.
Grazie a questi importanti elementi possiamo dire che
quell'evoluzione umana che dovrebbe legarci agli ominidi, non necessariamente
passa da quel processo evolutivo. Da tempo infatti si discute in merito al
cosiddetto "anello mancante"
che ci dovrebbe far comprendere da dove proveniamo evolutivamente. Ma fino ad
oggi non c’è alcuno scheletro di ominide in grado di collegarci a quegli antenati,
onde affermare con ragionevole precisione questo legame. Forse una delle
ragioni del persistente problema dell’anello mancante è legato ai limiti di una
visione strettamente darwiniana che vorrebbe spiegare l'evoluzione secondo
principi deterministici.
Se è vero che questo gene si è attivato stimolando
l'evoluzione che conosciamo, significa che le altre creature non si sono
evolute proprio per l'assenza del gene miR-941. Così viene da pensare che se il
gene è presente solo nell’uomo da un tempo così lungo, in qualche modo la sua
evoluzione ha seguito un principio finalistico. Se vogliamo interpretare questa
scoperta sotto questa ottica, si aprono inevitabilmente delle prospettive
affascinanti...
Una mutazione così importante in un gene, per ciò che oggi
siamo in grado di conoscere, non rientra in un mero processo di selezione
naturale ma in un qualcosa di arcano. Essendo i meccanismi del DNA non
codificante ancora quasi del tutto oscuri, c’è un ampio margine di speculazione
filosofica sulle nostre origini e sulla nostra esistenza.
Le strade a questo punto potrebbero essere due; ma entrambe
le ipotesi che metterò in campo, sono espresse per il gusto della riflessione,
non certo per affermare una tesi priva di certezze.
Sulla prima questo mistero potrebbe giustificare quel filone
che oggi rientra nel pericoloso calderone del complottismo, ossia che la nostra specie sarebbe il frutto di un
intervento genetico esterno. Ciò aprirebbe un ventaglio di interpretazioni
che in genere finiscono col dare la “colpa” agli alieni; o se ci si volesse
attenere ad una chiave biblica, seguendo i dubbi esegetici posti da Mauro Biglino, dai cosiddetti Elohim.
Non mi soffermerò più di tanto su questo aspetto perché, ricordo, il mio
intento è solo speculativo, non certo la volontà di sostenere una tesi poco
dimostrabile.
La seconda possibilità rientra in un filone finalistico che
chiama in causa il creatore, Dio o il Demiurgo,
che seguendo l’intenzione di plasmare una “creatura a sua immagine e
somiglianza” ha indotto, tramite un evento finalistico, la mutazione di cui
parliamo. L’idea di un intervento divino nell’alveo di un discorso scientifico,
è per il mondo occidentale odierno chiaramente una follia. Tuttavia bisogna
ricordare che nella scoperta dei processi della meccanica quantistica,
l’attuale paradigma scientifico viene inevitabilmente messo in discussione. Non
mi soffermerò certamente sulle ragioni di tale affermazione, perché chiunque
conosca in minima parte l'argomento sa che la mera probabilità nel mondo
quantico non è sufficiente a spiegare molti processi. Così la possibilità di
reintrodurre la metafisica con la
scienza potrebbe essere, nel prossimo futuro, una sorprendente possibilità.
Ma la questione di fondo risiede sostanzialmente nella certezza
che molti dei misteri che avvolgono la nostra esistenza da secoli vengono
riposti in un cantuccio, quasi non fossero mai esistiti... Tutto ciò mi ricorda
le vicende di Galileo, per cui a
fronte della scoperta dei satelliti medicei su Giove ben visibili al
telescopio, l’approccio iniziale dei dotti era il rifiuto dell'evidenza. Così come in precedenza venivano ignorate le
cronache del passaggio di comete o la variazione di luminosità di certe stelle
che oggi sappiamo essere diventate delle novae.
Quegli eventi anomali esistevano e vennero persino documentati, ma essendo il
paradigma di allora concentrato sull’idea che il “cielo delle stelle fisse”
fosse immutabile e incorruttibile, tutto ciò semplicemente non esisteva.
Oggi sembra avvenire la stessa cosa, laddove emergono delle
scoperte che minano dalle basi le nostre certezze, tali scoperte vengono
minimizzate o accantonate. Così forse sta avvenendo per questa scoperta di cui
nessuno parla ma che probabilmente in un futuro prossimo potrebbe divenire il casus belli di nuovi dibattiti, quando
cioè l’attuale paradigma scientifico perderà la sua granitica volontà
autoconservatrice, permettendoci di guardare oltre. A quel punto, forse, una
notizia come questa occuperà i dibattiti dei filosofi, degli intellettuali e
persino del chiacchiericcio da bar. Ma a quel punto, oltre ad aver scardinato
dei preconcetti, il mondo avrà fatto i conti con un processo ad oggi ritenuto
impossibile.
Comunque veramente straordinario
RispondiEliminaPeccato che molte cose tra le più importanti non vengano divulgate :(
RispondiEliminaUn ulteriore, importante elemento, per la possibile dimostrazione della complessa teoria degli "antichi astronauti"...
RispondiEliminapraticamente quello che ci hanno raccontato negli scritti i sumeri, i primi ad avere la scrittura, facciamo 1+1?
RispondiEliminaAlieni hanno ottenuto ciò che volevano
RispondiEliminaPiù chiaro di così !
RispondiEliminaComunque sia successo mi pare che questa evoluzione non abbia portato bene a niente e nessuno, l'umano e' distruttivo e incoerente, giusto giusto approntato per il kali yuga, si potrebbe dire :/
RispondiEliminaIo vedo solo tanta ignoranza dietro a tante di queste scoperte, che all'elite fà comodo non divulgare, e siamo purtroppo troppo pochi che cerchiamo spiegazioni vere su questo e sui tanti siti seppelliti riscoperti, che ci hanno lasciato 10.000 15.000 anni fà gli abitanti di questa terra, con l'intenzione di di darci la loro memoria.
RispondiEliminaInspiegabile perché l’uomo non voglia cercare di capire le origini, le leggi di vita e quello che c’è dopo .... Non siamo interessati all’evoluzione
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