Negli ultimi anni mi sono spesso interrogato sui rischi potenziali che una webzine come la nostra può avere pubblicando articoli; di certo non un articolo su un pittore o uno scrittore, ma magari una critica più pungente su un argomento controverso potrebbe farci inserire nella lista dei siti di fake news. È ciò che è successo ad alcuni blog di cosiddetta controinformazione per cui il programma di pubblicità Google Ad Sense è stato bloccato e il sito dichiarato “inattendibile”.
Le ragioni in merito a ciò sono vaste e di certo non intendiamo discutere in merito al sovravanzare di questo processo. Inoltre il nostro non è un sito di controinformazione, ma semmai un sito che si pone dei dubbi in alcuni casi e cerca di non limitare la verità solo alle convenzioni. Tuttavia è noto il fatto che, proprio come indicato in un mio articolo di qualche anno fa, il trend della libertà di stampa nel mondo nonché in Italia, non è in decrescita. Per nostra fortuna l’Italia non è la Turchia dove: giornalisti, magistrati e insegnanti vengono imprigionati sull’onda emotiva del tentato golpe di un anno fa, da noi a parte il rischio di una querela, si può solo venire ostracizzati dal sistema dei media. Ma è interessante immaginare quanto possa essere difficile oggi, per un giornalista scomodo, proteggere i propri dati a causa del controllo globale dei governi.
Su internet c’è una guida in inglese che spiega ciò che un giornalista, ma anche un semplice utente, dovrebbe fare per cercare di proteggere i propri dati. Internet per sua natura rende i computer vulnerabili, tuttavia criptando i dati con appositi programmi, limitando le conversazioni al telefono e l’uso delle applicazioni di comunicazione più comuni si possono ridurre i rischi di un controllo delle proprie azioni. Inoltre è importante utilizzare password complesse di 20 caratteri, evitare i gli spazi di archiviazione cloud come Dropbox e Google Drive usando servizi alternativi basati sulla protezione, non annotare sul Pc o sul cellulare alcun dato sensibile e cancellarsi dai social media perché totalmente tracciati. Per i pagamenti evitare le carte di credito e affidarsi ai contanti, usare browser anonimi e motori di ricerca non traccianti, infine applicare un protocollo VPN che nasconde l’IP del dispositivo… Insomma essendo oggi la vita digitale quasi indispensabile nell’ambito della quotidianità, scegliere un’esistenza controcorrente costa parecchia fatica e richiede una conoscenza salda dei nuovi media.
Dopo ricerche su altro, qui sono giunto ed ho apprezzato molto il contenuto dell'articolo che trovo in linea con il mio pensiero sulla odierna difficile libertà di pensiero e di espressione,in un mondo solo apparentemente libero ed aperto! Ho apprezzato anche la riflessione sui media.Un vero ginepraio nel quale quasi inconsapevolmnte tutti siamo caduti e dal quale non riusciamo, nonostante gli sforzi,più ad uscirne.
RispondiEliminaFelice di ricevere il suo apprezzamento!
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