Non posso negare una certa ammirazione nei confronti dell'architettura razionalista italiana degli anni 30. Le linee essenziali di certi edifici di Roma, come il cosiddetto Colosseo quadrato all'EUR o la monumentalità dello stadio dei Marmi, non mi lascia indifferente. Non si tratta di un'associazione mentale verso l'architettura di regime, quanto di considerare la volontà degli architetti di allora di fare un'architettura di qualità e nello stesso tempo all'avanguardia.
Uno degli esempi poco noti di architettura razionalista si trova a Palermo, stiamo parlando del Palazzo delle Poste sulla centralissima via Roma. Questo edificio normalmente è visitabile solo nell'ambito delle sue funzioni di sede delle Poste Italiane, pertanto molte delle sale sono inaccessibili al pubblico. Ma lo scorso mese, grazie alla manifestazione Le vie dei tesori alcune delle sue stanze sono state finalmente aperte al pubblico...
L'edificio venne realizzato nel 1934 dall'architetto Angiolo Mazzoni, uno dei più stimati, ma anche uno dei più ferventi fascisti dell'epoca. Al di là dei suoi trascorsi, ciò che ci interessa raccontare è l'edificio in sé.
Il primo grande esempio della sinuosità e pulizia delle forme è rappresentato dalla scalinata interna interamente rivestita di marmi. La richiesta del committente era quella di utilizzare solo marmi italiani ma le insistenze dell'architetto, anche allo stesso Duce, riuscirono a consentire l'eccezione di un marmo nero lucido proveniente dal Belgio. Questa ferma insistenza aveva una ragione d'essere perché il bordo superiore del parapetto (visibile nella foto in basso) contrasta elegantemente con i marmi dei rivestimenti.
Il primo grande esempio della sinuosità e pulizia delle forme è rappresentato dalla scalinata interna interamente rivestita di marmi. La richiesta del committente era quella di utilizzare solo marmi italiani ma le insistenze dell'architetto, anche allo stesso Duce, riuscirono a consentire l'eccezione di un marmo nero lucido proveniente dal Belgio. Questa ferma insistenza aveva una ragione d'essere perché il bordo superiore del parapetto (visibile nella foto in basso) contrasta elegantemente con i marmi dei rivestimenti.
La forma della scalinata accompagna il visitatore in questa ascesa ai piani superiori tramite una luce ottimamente attenuata grazie al sapiente utilizzo degli ampi finestroni in vetri satinati. La luce quindi si diffonde in tutto l'ambiente impedendo di vedere l'esterno, onde mantenere confinata la percezione dello spazio tra le pareti interne dell'edificio.
La meticolosa cura dei dettagli mostra l'impegno di Mazzoni nel progettare un edificio bello e funzionale; come per le porte rivestite in rame, elemento che negli anni '30 era a buon mercato, o la cura nel progettare anche le maniglie delle finestre dalla forma ergonomica, anticipando ciò che nel dopoguerra renderà famosa l'Italia nel mondo, il design.
Il visitatore che giunto all'ultimo piano voglia poi interloquire con uno dei dirigenti o con il direttore stesso è invitato ad attendere nella meravigliosa sala d'attesa. La stanza è stata progettata per essere un luogo atto ad infondere serenità attraverso le eleganti ceramiche azzurre che concedono un'incredibile ariosità e appaiono persino fin troppo originali per l'ambiente a cui sono destinate.
Ma la vera meraviglia della nostra visita è stata la sala delle conferenze, un vero e proprio concentrato futurista abbellito dai quadri di Benedetta Cappa, la moglie di Marinetti che ha rappresentato i moderni mezzi di comunicazione. Sono anche presenti alcune opere di Tato e Piero Bevilacqua.
Il tavolo centrale in marmo ha una forma ad ala d'aereo che, oltre a indurre un richiamo simbolico ai temi della sala, ha la funzione di consentire un solo scranno per il capo essendo la parte opposta a forma circolare. Questo dettaglio,apparentemente solo estetico nonché le pesanti sedie, sono coerenti con la retorica di regime in cui Mazzoni credeva fermamente: solo un uomo deve stare al comando, l'autorità superiore che gestisce il popolo.
Questo gioiello razionalista-futurista riserva sicuramente molte altre sorprese ancora celate. A detta della guida, l'ufficio del direttore è un'altra sala di grande valore artistico ma che purtroppo sino ad oggi resta fruibile solo a pochi eletti.
Al di là dell'aspetto architettonico e artistico, è necessario dire che per quanto il nostro patrimonio sia bistrattato e privo di adeguati fondi, la moltiplicazione di iniziative come questa sensibilizza i veri responsabili dello stato attuale delle cose: i cittadini. Persino in Sicilia, laddove le sacche di incultura e di problematica sociale sono ampiamente diffusi, si registra un crescente interesse per il patrimonio nascosto. Proprio questa tendenza fa ben sperare...
Questo gioiello razionalista-futurista riserva sicuramente molte altre sorprese ancora celate. A detta della guida, l'ufficio del direttore è un'altra sala di grande valore artistico ma che purtroppo sino ad oggi resta fruibile solo a pochi eletti.
Al di là dell'aspetto architettonico e artistico, è necessario dire che per quanto il nostro patrimonio sia bistrattato e privo di adeguati fondi, la moltiplicazione di iniziative come questa sensibilizza i veri responsabili dello stato attuale delle cose: i cittadini. Persino in Sicilia, laddove le sacche di incultura e di problematica sociale sono ampiamente diffusi, si registra un crescente interesse per il patrimonio nascosto. Proprio questa tendenza fa ben sperare...
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