Aria, fuoco, acqua, terra, etere: i cinque elementi. Nella classificazione di queste presenze energetiche, nessuna è più importante o meno dell'altra, tutte devono coesistere affinché abbia vita la vita, affinché il tutto abbia forma e la materia sia visibile. Dentro questo microcosmo e macrocosmo, Ippocrate prima e Galeno poi formularono una teoria affascinante, ovvero l'ipotesi di applicare quattro dei cinque elementi alla natura umana associandone le caratteristiche all'umore individuale: bile gialla (fegato) associata al fuoco, sangue (cuore) all’aria, flegma (testa) all’acqua e bile nera (milza) alla terra. La convivenza armonica dei quattro elementi garantirebbe la piena funzionalità dell'organismo (eucrasia), mentre la prevalenza di un elemento sull'altro causerebbe la malattia (discrasia). Sempre secondo Ippocrate, l'umore derivante dai quattro elementi sarebbe legato al temperamento e alla personalità di ognuno a seconda del momento della giornata, delle stagioni e dell'età. Provando a fare un parallelo con i nostri giorni, l'eredità della teoria umorale ci riguarda da vicino: tutti abbiamo a che fare con sbalzi d'umore quotidiani originati da irritabilità, eccessi d'ira e strane inquietudini dalla natura talvolta misteriosa.
Per allontanare questi malumori, Ippocrate prima ed Aristotele poi (che introdusse l'etere, la quintessenza, come quinto elemento) non tennero in considerazione un aspetto vitale che unisce inclinazione individuale ed indole personale e che dà totale equilibrio agli elementi viventi: il senso dell'umorismo. Sebbene Ippocrate ci sia andato vicino (la parola umorismo deriva infatti dal latino umidità, liquido, quegli stessi umori che secondo il medico greco avrebbero condizionato la salute e l'animo degli uomini), dobbiamo attendere l'inizio del XIX secolo prima che s'inizi a parlare di quell'attitudine che appartiene al genere umano d'individuare e riprodurre il lato comico della realtà attraverso l'acume e l'ingegno.
Tutti nasciamo comici in quanto non perfetti, incompleti, sgraziati ed insicuri: da lì in avanti inizia la spasmodica ricerca della nostra esclusiva 'quintessenza' intesa come grado massimo di qualcosa che ci renda sempre più compiuti e felici. Durante il cammino evolutivo individuale, nell'altalena esistenziale che oscilla tra paure, insicurezze, piccole gioie e poche certezze, ci dimentichiamo spesso dell'esistenza dell'umorismo, che invece si rivela mezzo essenziale per ridere delle nostre fragilità e per trarre piacere contro ogni sofferenza: siamo nati comici ma raramente torniamo ad esserlo, concentràti sui nostri comportamenti severi dettati da stress e affanni quotidiani. Dalla fusione dei cinque elementi fondamentali che ci compongono, per questi ci viene in aiuto il sesto senso, l'umorismo, che oltre ad essere un antidoto contro lo stress, rende l'essere umano più intelligente e lo espone ad un sentimento di sfida al di sopra d'ogni rassegnazione, oltre i confini del bene e del male.
Tramite il senso dell'umorismo, l'inconscio si trasforma in conscio attraverso una riflessione più profonda e conoscitiva della realtà, che può offrire un panorama sorprendente a chi ne sa cogliere gli aspetti meno banali. Mentre infatti la comicità si ferma ad una visione più ordinaria della realtà, l'umorismo scava nel suo lato più impenetrabile mettendo assieme gli aspetti ironici, la satira, la goliardia, il nonsense e la forma di comunicazione più grottesca in una feroce e sottile allegoria di se stessa. L'humour è altresì una continua evoluzione di linguaggio, che scava nelle parole ribaltandone il senso per rappresentare ferocemente un mondo inaspettato. Nei molteplici effetti della sua attuazione, il senso di spirito riesce ad esprimere quei paradossi che per vergogna, inibizione, troppa serietà o eccessivo pragmatismo l'uomo si dimentica di rivelare a se stesso e agli altri, e che invece arricchiscono cultura e modus vivendi.
Secondo Pirandello l'umorismo è l'avvertimento del sentimento del contrario, il sottile territorio fra tragicomico e drammatico; Freud pone invece l'humour come uno dei più necessari meccanismi di difesa a tutela dell' io trionfante. Non esistono regole esclusive o nuove teorie per spiegare il senso dell'umorismo: forse è uno stato di grazia improvviso, un'illuminazione istintiva che si avvale dell'incongruenza per spiegare la congruenza, una nuova esplorazione del presente attraverso una valutazione diversa di noi stessi, oppure è semplicemente cogliere il ridicolo di una situazione usando l'ironia in modo intelligente... o forse tutte queste cose messe assieme; di sicuro saper ridere (soprattutto di noi stessi) non soltanto rende giustizia alle nostre debolezze, ma riconcilia col mondo intero ed incoraggia al cambiamento.
Il poeta Langston Hughes scrisse: “Come un piacevole acquazzone estivo, il senso dell’umorismo può improvvisamente ripulire e rinfrescare la terra, l’aria e l’animo”. L'umorismo è una forma di libertà, una peculiarità basilare dell'intelligenza umana, per questo va preservata e difesa con passione. Dovremmo seriamente cercare di sviluppare maggiormente il nostro lato umoristico, per scoprirci diversi dalla normalità e concepire le cose da un altro punto di vista: unico, innovativo e straordinariamente lungimirante.
Alessandro Pagani
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