Da stamane la versione italiana di Wikipedia è volutamente inaccessibile. L’oggetto del contendere è la nuova legge europea sul copyright che prevede dei meccanismi atti a limitare la libera circolazione dei contenuti nel web. Si vogliono infatti tassare quei link inseriti su una pagina per remunerare gli editori ufficiali. Inoltre si prevede un ferreo controllo da parte dei gestori di piattaforme sul copyright. L’aspetto critico di queste norme è la limitazione della libertà di informazione su internet in quanto per postare un link ad un quotidiano si potrebbe persino dover pagare una tassa! Ma non solo, se si carica un video o un’immagine sospettata di violare il copyright questa dovrà essere cancellata, ma a fare questo lavoro dovranno essere le stesse piattaforme web. In pratica un modo per agevolare i colossi e mettere in difficoltà le società più piccole.
A parte la gravità del gesto, ciò che impressiona è l’assoluta mancanza di un vero dibattito pubblico. I quotidiani, chiaramente in vistoso conflitto di interessi (essendo la parte agevolata), hanno riportato la notizia del blocco di Wikipedia con un semplice trafiletto posizionato in basso.
Come tutte le questioni scomode che confliggono con gli interessi economici (vedi i precedenti referendum su cui era calato il silenzio), la stampa evidenzia il suo ruolo di miope divulgatore di informazioni edulcorate. Oltre alla scandalosa coincidenza con il periodo vacanziero, i mondiali di calcio e la trattazione superficiale dei reali effetti sulla rete, fa impressione come nessuno si preoccupi per il futuro dell’informazione e di Wikipedia che ne verrebbe pesantemente danneggiata. Eppure nessuna campagna virale, nessuna catena che parta dal mondo dello spettacolo, sempre pronto a sposare le cause giuste per un mondo più equo…
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