Da alcune settimane mi ronzava per testa un’idea, da quando cioè ero rimasto “orfano” di uno spazio in cui poter scrivere i primi pezzi con cui m’ero gettato, con molto azzardo, nel mondo del giornalismo. La piccola quanto modesta rivista cartacea aveva chiuso i battenti e a dire il vero i limiti d’una tiratura locale, i problemi di impaginazione e il taglio redazionale mi convincevano molto poco. Eppure quella chiusura poteva essere vista come un’opportunità... Così pensai di radunare tutti coloro che desideravano intraprendere l’avventura d’una rivista online, d’una webzine.
Sin dall’inizio l’idea era quella di creare un sito che abbracciasse tutti i campi della cultura, escludendo i vincoli d’una settorializzazione. La cultura non doveva escludere nessun ambito e per questa ragione alla letteratura, alla musica, al cinema era giusto (ma non del tutto scontato) affiancare anche gli argomenti scientifici. A questa scelta c’era soltanto un’unica indicazione importante che andava perseguita: mantenere un’originalità di contenuti e un taglio mai scontato e impersonale.
La home page di Elapsus nel 2009 |
Essere originali in ambito giornalistico è molto difficile, perché richiede maggiore sforzo nonché maggior rischio di restare ai margini, come un sito di nicchia letto da un pubblico ristretto. In fondo non saremmo mai stati in grado di inseguire le notizie, di fare cioè concorrenza ai veri giornali e non era neanche lontanamente nelle nostre intenzioni. La webzine nasceva come uno spazio di riflessione e approfondimento che non contemplava la logica della novità, dell’accadimento e persino del contenuto di tendenza. Così gli articoli hanno avuto sin dall’inizio la caratteristica prevalente d’essere senza tempo, leggibili oggi come tra alcuni anni, perché non soggetti all’invecchiamento dei fatti.
Ma il solo spazio dedicato agli articoli è parso subito fin troppo limitante. C’era bisogno, in effetti, di poter avere una rubrica che consentisse una scrittura più immediata e breve; uno spazio blog che consentisse anche brevi notizie: un premio, uno spunto, una canzone o qualsiasi altra cosa non fosse soggetta alla lunga procedura redazionale delle verifiche e delle riletture. Così abbiamo moltiplicato le pubblicazioni e nel tempo il sito si è arricchito di nuove rubriche come le audioguide, gli incipit e i questionari Proust.
Nel tempo è cambiata anche la struttura redazionale, come avviene in ogni realtà. Qualcuno viene e qualcuno va. Internet sotto questo aspetto consente anche l’apporto di collaboratori sempre nuovi e di idee che rendono variegati i contenuti. Così in questa prassi di modifiche grafiche e ricerche trascorrono dieci anni. Un tempo lunghissimo per una rivista su internet e che oggi celebriamo quasi con stupore!
Il sito nel 2014 |
Dieci anni e non sentirli, perché questo lungo corso sembra molto breve. Da quando cioè abbiamo avuto la prima discussione su quale nome dare, per cui si dibatteva su un’assonanza che si vestisse di latinità con un richiamo tradizionale atto a sminuire l’eccessiva leggerezza del web. Tra vani tentativi, parole inadatte e spesso forzate, qualcuno suggerì finalmente: E-lapsus!
Nel tirare le somme devo ammettere il rammarico di non essere sempre riusciti a mantenere pienamente la linea editoriale, mentre altre volte invece siamo stati bravi nell’ottenere inedite risposte al questionario Proust da parte di personalità come Carofiglio, Erri De Luca, Alajmo, Andrea G. Pincketts e altri. Ricordo inoltre le chicche della traduzione del dialogo tra David Bohm e Rupert Sheldrake, o quella ancor più rara tra Émile Bernard e Paul Cézanne.
Per questi primi dieci anni devo necessariamente ringraziare tutti coloro che hanno dato un loro piccolo o grande contributo, che hanno espresso opportuni suggerimenti costruendo l’edificio stabile della nostra webzine. In particolare corre obbligo citare i fondatori: Alessandro Mauro, Salvatore Calafiore, Emiliano Zammitti, Diego Barucco, Giuseppe Novello, i webmaster Sebastiano Leggio e Fabio Ingala ma anche i contributi essenziali di Debora Francione, Manuel Bava, Vera Vitartali, Francesco Motta, Alex Bardascino e Guedanlina Sabba. Grazie per questi dieci anni di appassionata ricerca.
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