Una band a dir poco esplosiva che nasce nel 2008 dal connubio della passione per i suoni vintage degli anni ‘70 e ‘80 e i testi della mitologia greca. Una ricetta vincente che ha portato il gruppo ad essere il protagonista indiscusso di un tour locale che ha fatto tappa in importanti teatri e associazioni culturali della Puglia. Nel 2019 con la partecipazione al bando Puglia Sound Record, i ragazzi presentano il loro primo album D’un fuoco rapito, d’un giovane uomo, d’un amore insensato incentrato sulla figura mitologica di Prometeo.
Conosciamo meglio il gruppo. Ciao ragazzi, parlateci un po’ di voi. Come si sono incrociate le vostre strade?
Ciao! L’approdo a questa formazione dei Prometheo è stato tortuoso, quasi come un viaggio mitologico. Alessandro Memmi è l’unico superstite della versione 1.0 della band, alla quale via via si sono aggiunti prima il batterista, Alessandro Cellamare, poi il cantante Andrea Tarquilio, con cui Memmi aveva già suonato per molti anni tra liceo e università. Dal 2008 ad oggi sono stati molti gli avvicendamenti nella band ed è in uno di questi passaggi che abbiamo conosciuto Andrea Siano, giovane pianista e compositore diventato presto un elemento importantissimo nella band. Proprio tramite Siano abbiamo conosciuto il bassista Andrea Maddaloni, ultima new entry del gruppo. Nonostante viviamo grossomodo distanti gli uni dagli altri si è creata una forte chimica tra noi che rende questa formazione prima un gruppo di amici che una prog band.
Una domanda sorge spontanea. Tra tutte le figure della mitologia greca, perché avete deciso di sviluppare un concept album sulla figura e la storia di Prometeo?
A Memmi, che è l’autore dei testi e delle musiche del concept, affascinava l’idea di raccontare l’inizio del progresso in una storia che tenesse assieme la passione per la cultura classica e la mitologia con lo stile musicale che più ascoltiamo e amiamo suonare: il progressive rock. Da questo punto di vista, quindi, Prometeo è la sintesi perfetta del momento di forte crescita personale che abbiamo attraversato in questi anni e dei valori che secondo noi dovrebbero animare ogni essere umano.
Non dev’essere stato facile traslare la tragedia greca di Eschilo in progressive rock. Quali sono le maggiori difficoltà che avete incontrato in questa fase di realizzazione?
Far quadrare la parte metrica è stata la maggiore difficoltà, per diversi motivi. Innanzitutto perché le traduzioni della tragedia (nelle diverse fonti) sono oggi trascritte in prosa e poi perché il progressive ha un suo elemento distintivo proprio nelle poliritmie. La composizione di brani come Canto I è stata complessa perché abbiamo adattato il testo originale ai tempi musicali composti ed il tipo di cantato esprime appieno questa difficoltà compositiva. Al contrario, Una prigione d’aria ad esempio ha seguito il percorso inverso e la sua struttura è arricchita dall’esplorazione di diversi stili musicali
Parlate della sofferenza di Efesto, della solitudine di Prometeo, della curiosità delle Oceanine, dell’ira di Zeus… tutti sentimenti che anche l’uomo vive. Ma come si rappresenta un sentimento in musica?
Innanzitutto grazie per aver ascoltato così attentamente il nostro lavoro. Per rispondere alla domanda, a nostro avviso l’espressione del sentimento in musica è una questione di alchimia tra diverse componenti. La costruzione dei suoni è un aspetto importantissimo nella creazione del mood del brano o nella costruzione del personaggio, al pari delle scelte lessicali che adottiamo per utilizzare uno schema metrico particolare per esprimere rabbia, curiosità, superbia o tristezza. Esattamente come l’uomo fa con la propria voce che difficilmente riesce a celare quello che mostra la mimica facciale. La ricerca della giusta alchimia tra tutti questi elementi è lunga e siamo sicuri di dover lavorare ancora a lungo per perfezionare la nostra ricetta.
Fuga. Una corsa a perdifiato in un assolo di chitarra. Il brano si articola attorno a un’idea pianistica, via via irrobustita dall’ingresso degli altri strumenti culmina con l’ingresso di un assolo di chitarra carico di tensione. Da cosa nasce la volontà di accordare la figura di Prometeo in fuga da Kratos e Bia e un assolo di chitarra che diventa protagonista della scena tra gli altri strumenti?
La struttura del brano racconta sia lo stato emotivo di Prometeo che la sua tensione in un momento decisivo nella vicenda che raccontiamo.
Il piano iniziale esprime l’ansia crescente del protagonista nel dover fuggire da Kratos e Bia, dunque l’aspetto più intimo del personaggio. Associare il momento della fuga al solo di chitarra deriva dal suono duro e tagliente che Memmi ha utilizzato per raccontare un Prometeo allo scoperto, preoccupato solo dal bisogno di correre più velocemente possibile per sfuggire all’inevitabile cattura.
Una delle frasi che mi ha colpita di più del brano Ratto del fuoco è: “a chi conduce un’oppressa esistenza regalerò nuova sorte perché col tuo aiuto riscatterò l’uomo dall’ignoranza e la morte”. Non mi dissocio dall’idea che la mente dell’uomo che vive nella società contemporanea in molti casi è governata dall’ignoranza e dalla morte. Come potrebbe la figura di Prometeo “salvare” le menti dell’odierna società?
Secondo noi Prometeo non è solo simbolo di progresso ma anche di consapevolezza. La corsa sfrenata del progresso è fine a se stessa, se non priva di senso quando non c’è coscienza della direzione che si persegue. Il rammarico che Prometeo esprime in Quel che vide la rupe e in Canto II è il risultato di questa considerazione e la sua rabbia è attutita solo dall’idea della speranza, l’ultima goccia sul fondo del vaso di Pandora.
L’invito a prendere coscienza dell’immenso potere della conoscenza, la speranza nella ragione dell’uomo, è il tratto più moderno del nostro personaggio e forse sarebbe il pensiero di Prometeo circa i giorni nostri.
Cosa pensate del panorama musicale italiano contemporaneo e degli attuali artisti emergenti?
Il rifiorire del cantautorato è forse la notizia migliore ed è il segno che la nostra generazione sta tornando ad occuparsi del tempo in cui viviamo e che ha bisogno di un’incidenza forte per arginare le derive a cui assistiamo quotidianamente. Speriamo che la musica italiana torni a parlare a gente che ha desiderio di ascoltare storie ben scritte, suonate e cantate con più interesse di quanto abbia fatto anche nel recente passato.
Parlateci dei vostri progetti futuri. Avete in programma tour e/o nuovi album?
Stiamo terminando le ultime date del tour di lancio del nostro disco e sicuramente continueremo anche l’anno prossimo a suonare questi brani per far conoscere la nostra musica al pubblico più vasto possibile, anche con lo spettacolo teatrale che è legato a questo progetto. In cantiere poi ci sono già nuovi brani che potremmo pubblicare nella prima parte del 2020 e, certamente, inizieremo a lavorare più concretamente sul prossimo disco. Ne stiamo parlando ed abbiamo già tante nuove idee che non vediamo l’ora di farvi ascoltare.
Ringraziamo sinceramente i ragazzi per aver dedicato del tempo alla realizzazione di questa intervista. Noi di Elapsus ci sentiamo un po’ più ricchi sia moralmente che musicalmente. Potete seguire la band su Youtube a questo link.
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