9 marzo 2020

Galimberti e il concetto di “impestato” al tempo del Coronavirus

emergenza Coronavirus

L’emergenza Coronavirus nell’inesorabile avanzata del contagio apre spazi di riflessione importanti. Il riposo forzato per molti e la limitazione dei contatti tra le persone favoriscono un inevitabile momento di introspezione. L’intangibilità del contagio, l’invisibilità del virus (se non per i suoi effetti) e il rischio potenziale di incontrare una persona infetta, amplifica un inevitabile sentimento di angoscia: la paura cioè per qualcosa che non si conosce e non si può vedere.

In questo breve ma significativo intervento di Umberto Galimberti viene dipanata la manifestazione di questo sentimento, ma anche la consapevolezza che l’angoscia non sia un’ottima arma di difesa. Per prima cosa non bisognerebbe condannare l’insorgenza dell’angoscia in sé, in quanto sentimento umano legittimo, ma trasformarla in coscienza. L’assenza di consapevolezza infatti sfocia in atti di istintività dove il sentimento finisce col prendere il sopravvento generando allarmismi e comportamenti irrazionali.

Questo fenomeno porta con sé effetti positivi e negativi che irrimediabilmente influiscono sull’ambiente che ci circonda. Se da un lato le misure preventive possono contenere il problema, dall’altro possono danneggiare seriamente i sistemi di funzionamento del contesto sociale.  
Analizzarne il problema per quello che è realmente porta ad una sua acquisizione, affinché si possano trovare le giuste misure per affrontarlo. È necessario – sottolinea Galimberti – rendere consapevoli anche chi, come i bambini, non sono in grado di comprendere ciò che sta avvenendo. È importante prendersi del tempo per trovare il giusto approccio comunicativo nei loro confronti, in modo da produrre anche in loro una consapevolezza senza angoscia. 

L’ultimo invito di Galimberti è quello di riflettere sul concetto di “impestato”. Il giudizio è senza dubbio una potente arma di distruzione verso gli altri, applicata nell’ultimo periodo da molti italiani. Adesso invece siamo noi vittima del giudizio negativo degli altri paesi. Il che ci danneggia fortemente, ma ci induce ad una rinnovata sensibilità sul nostro ruolo nel mondo e sulle nostre azioni. Riflettere quindi sulla propria modalità di pensiero è un giusto approccio per un cambiamento positivo, e in questo frangente storico ha certamente dei risvolti utili nella coscienza di tutti.


Così si evidenzia come le azioni egoistiche, seppur fatte apparentemente per la salvaguardia personale, potranno sfogare in disagio individuale, ma nel contempo creare difficoltà che si ripercuotono a lungo termine sulla comunità. Pensare in grande e non agire secondo criteri meramente egoistici, questo il messaggio finale... 

Vera Vitartali e Davide Mauro

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