31 marzo 2020

L’irriverenza dei Nakhash: intervista in occasione del nuovo singolo "Iconoclasta"

Nakhash

Disinibiti e irriverenti i Nakhash irrompono nel panorama musicale nel 2014, proponendo inediti pezzi dal gusto rock’n’roll contaminati da note di sapore pop, indie e alt. Il ritmo e lo stile “grezzo” legano le voci di Elisabetta Rosso (voce, synth e chitarra ritmica) e Riccardo d’Urso (chitarra, solista e seconda voce) al suono di Simone Bussa (basso) e Francesco Di Blasio (batteria). Nel 2015 la band torinese parte per il primo tour che li vede protagonisti sui palchi di: Asti Musica, Collisioni, Hiroshima Mon Amour e Viper. Una grande soddisfazione per i giovani arriva in occasione di Emergenza festival dove sul palco dell’Alcatraz vengono nominati come una delle migliori quattro band italiane nel panorama della musica emergente. Ad oggi lavorano con entusiasmo al nuovo progetto in collaborazione con Pan Music Production.

L'uscita del nuovo singolo Iconoclasta apre le porte a una realtà inibitoria. 
«Sotto lo scorrere di immagini allucinatorie e divertite pulsa un’atmosfera smaliziata, un po’ menefreghista, molto rock’n’roll, fra tappezzerie anni ‘60, whisky e pellicce scovate in armadi dimenticati. Iconoclasta si muove in bilico fra il sacro e il profano, fra i grandi valori veicolati dallo schermo alla loro volgare mercificazione rimarcata dallo scherno divertito, che fa quasi il verso a un citazionismo sterile.»
Ciao ragazzi! Siamo felici di aver l’occasione di conoscere una band emergente come voi: giovani “made in Piemonte” che hanno voglia di rompere i soliti schemi e presentare qualcosa di nuovo. Come nasce il vostro gruppo? 

Ciao, e grazie a voi per questa intervista! Nasciamo nel 2014, io (Elisabetta), avevo un po’ di brani incompiuti e l’idea di mettere su una band c’era già da tempo. Ci siamo incontrati grazie alle conoscenze in ambito liceale e dopo una seduta all’Asti bar, in cui giuravamo solennemente di prendere sul serio questo progetto (è successo per davvero), ci siamo catapultati in saletta. Era lo scantinato di una diocesi, disastrato e probabilmente infestato, ma, nonostante tutto, l’alchimia c’era e abbiamo cominciato a prendere forma. 


Nel videoclip del vostro nuovo singolo Iconoclasta si vede un forte richiamo al mondo cinematografico degli anni ’70 e ’80. Ci sono particolari suoni e/o immagini presenti nelle pellicole che vi hanno ispirato nella realizzazione del videoclip?

Sicuramente. I film reinterpretati all’interno del videoclip hanno sia un valore simbolico, sia un citazionismo tecnico. L’atmosfera ha radici neodada, dall’ironia all’irriverenza, ma soprattutto l’idea di riprendere le icone pop e ribaltarle, in questo caso i film. Opere che nascono come dissacranti, e su questa base estetica abbiamo lavorato per renderle comiche e quindi dissacrarle a nostra volta. Dal punto di vista tecnico forse il richiamo più forte è l’overhead shot presente ne “La casa” e riprodotto fedelmente nel videoclip, sicuramente abbiamo tentato di ricreare suggestioni che richiamino i film citati magari aggiungendo qualche tocco personale, come il twist tarantiniano ballato però sui gradini di un altare.


Iconoclasta vibra tra parole prodotte della sensuale voce di Elisabetta che sembra essere la protagonista della scena. Da cosa è dettata questa scelta stilistica? 

Beh, grazie per la voce sensuale! Iconoclasta oscilla fra richiami blues, rock’n roll e pop, e la voce fa ovviamente da traccia melodica e narrativa. Abbiamo voluto valorizzare una nostra particolarità, ovvero essere una band con una frontwoman.


Il panorama musicale italiano nel 2020. Cosa ne pensate? Ritenete di poter dare un contributo nuovo e originale? 

Difficile a dirsi, lo speriamo! Il panorama contemporaneo vede fra i suoi protagonisti l’indiepop cantautorale e la trap, questo non vuol dire che non ci sia spazio per altro. Noi attingiamo da un background anglofono, nonostante i testi siano in italiano, rimaniamo fedeli ad alcuni stilemi del rock ma strizziamo l’occhio anche a sonorità pop, quindi probabilmente non rientriamo nel recinto del mainstream musicale. Una volta avevo letto in un articolo che in Italia, musicalmente parlando, si ha paura della novità, credo personalmente che ce ne sia tanto bisogno, a prescindere dal nostro progetto, aprire una breccia per sonorità diverse è una sfida che vale la pena tentare. 


Cosa vi aspettate e cosa vi augurate per la vostra carriera? 

In primis di crescere, sempre. Mantenere alto il margine di miglioramento sia dal punto di vista tecnico che creativo, avere qualcosa da raccontare è un privilegio e una condizione esistenziale necessaria per un artista. Speriamo, banalmente, che la nostra musica possa raggiungere più persone possibile, che facciano loro i nostri pezzi, magari sentirli canticchiare da qualcuno in fila davanti a noi al supermercato o in radio mentre facciamo colazione al bar. 

iconoclasta nakhash

Ragazzi che dire, avete dato vita a un progetto originale e fresco il riflesso del vostro essere. In bocca al lupo per il futuro e avanti tutta! 



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