Statua di vestale |
Altre figure di divinità femminili contro cui il cristianesimo delle origini si scagliò con vena polemica erano i culti di Iside e Astarte, sia per le loro venature misteriosofiche, sia per il forte legame sociale che questi culti avevano con le classi dirigenti dell’impero dominante, contro cui il cristianesimo urlava vendetta per le discriminazioni finora subite.
Questi culti legati a figure di dee femminili erano tutti riconducibili a una matrice comune, ossia a quello della dea madre derivante dagli antichi culti legati all’agricoltura, alla visione del mondo panteistica, e alla fertilità.
La polemica contro queste dee femminili si protrasse per molto tempo, anche con risvolti problematici dal punto di vista sociale, fino a dover essere affrontata in uno di quelli che fu uno dei concili più importanti di quella che stava diventando la nuova religione dell’establishment, e che aveva urgentemente bisogno di darsi dei paletti dottrinali più stabili.
La questione del lato femminile della divinità venne affrontata nel concilio di Efeso, location che la successiva critica protestante vede con un certo sospetto, essendo infatti quella zona la culla di un culto derivato dalla matrice femminile e pagana sopra citata, che in questo bacino si era concretizzata nella figura della dea Diana.
L’ipotesi è sostenuta dal fatto che ci sono innegabili somiglianze tra alcuni attributi di Maria e le caratteristiche di certe divinità femminili pagane, soprattutto Iside e Astarte. Uno di questi attributi principali delle dee pagane, poi, si sarebbe prestato bene a essere assimilato dalla figura di Maria, visto l’importanza che l’esperienza della maternità riveste nel suo ruolo evangelico.
Era tipico del culto di queste dee pagane, infatti, essere raffigurate in vesti materne con un tenero bambino tra le braccia.
Iside |
Dopo aver visto questa immagine, diventa semplice capire come sia stato possibile assimilare la figura di queste divinità pagane nella figura della madre di Gesù: è innegabile che le somiglianze nella raffigurazione tra le statue di queste dee e gli affreschi raffiguranti la “nostra” Madonna siano forti.
Le similitudini tra Maria e alcune “grandi madri” pagane non si esaurisce qui, ma ci sono altre raffigurazioni di dee pagane che mostrano attributi che poi compaiono nelle statue della vergine madre del salvatore: a partire dal nodo isiaco (un particolare stile con cui sono intrecciate le vesti della madonna) alla raffigurazione della vergine come guerriera che calpesta fiera una serpe.
A causa di questi parallelismi con le dee madri del paganesimo, il culto di Maria è stato oggetto di critiche da parte di studiosi anche cristiani, ma di sette diverse da quella cattolica. Il tenore di queste critiche varia dalla “semplice” perplessità di tipo scientifico e antropologico sulla natura della sua genesi, fino a degli attacchi più estremi, che vanno a identificare nel suo culto degli elementi spuri e nocivi per la dottrina del Cristianesimo.
La figura di Maria, nella tradizione Cattolica, è però una figura immersa nella sfera del misticismo ed è vicina a un tipo di pratica che si può considerare intensamente devozionale e interiorizzante. Per questi motivi la religione Cattolica ha sempre tollerato certe idiosincrasie della figura di Maria, che la portano a essere più vicina a una devozione di tipo popolare che al rigore della teologia.
Pratica intensamente devozionale e interiorizzante? Mi sembra una arrampicata sugli specchi: il culto di Maria e dei santi in generale sono una forma parallela di cattolicesimo, più popolare, che suona assolutamente stridente rispetto al monoteismo stringente che sarebbe richiesto! In alcune occasioni, Dio sembra diventare un personaggio secondario, rispetto al santo patrono di turno!
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