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17 novembre 2020
Mantra: parola, preghiera o suono?
Mantra è oramai di pubblico dominio, tutti sanno cosa è, cosa significa. Molti lo praticano. Addirittura è nel linguaggio colloquiale quando si dice “devi impararlo a memoria come un mantra”.
Ma siamo davvero sicuri di sapere tutto, su cosa sia esattamente, un Mantra?
I Mantra sono delle parole sacre, appartenenti alla lingua sanscrita. La parola viene tradotta con “inno sacro, formula magica, strumento del pensiero”.
Preliminarmente appare importante stabilire che l’origine è nella lingua sanscrita antica. La parola è composta da man (mente, ma anche pensiero) e traj (strumento, ma anche liberazione, protezione).
Pertanto anche se vengono utilizzati per la meditazione tibetana o altre forme di meditazione o preghiera appartenenti ad altre lingue, la loro origine risiede nell’India antica, una culla di profonda civiltà culturale.
La parola più famosa, il più importante e conosciuto, è l’OM, una sillaba abbreviata, che per esteso è AUM, dove A porta il “respiro” (prana), la U forma la parola e la M la materia.
Leggendo letteralmente quindi, si evince che col respiro nasce il pensiero da cui nasce la parola, pronunciata la quale si forma la materia. La materia è il creato, l’universo, permanente ed eternamente rinnovato grazie al respiro e alla parola.
Il Mantra quindi diventa un concetto filosofico “circolare”. Il riscontro di questa “circolarità senza fine” degli eventi, lo si trova in tutte le filosofie yoga e orientali in genere, dove è noto che la vita viene considerata un eterno ciclo di morte e rinascita, sia interiore che fisica.
Un concetto profondamente radicato nella spiritualità orientale, dal quale invece quella occidentale diverge, considerando che vi sia un termine ultimo identificato in una definitiva resurrezione dalla morte e nel raggiungimento di una beatitudine perenne, il Paradiso, cosa a cui peraltro aspira anche la spiritualità orientale, seppure con consapevolezze diverse, quando ambisce al “nirvana o moksa”.
Ma le somiglianze fra i due mondi spirituali e le parole sacre non finiscono qui, come vedremo più oltre.
Pertanto la pronuncia del Mantra afferma la prosecuzione della vita, scandisce il percorso dei pensieri in un tutt’uno con il divenire della stessa esistenza, sia di chi lo pronuncia sia del mondo che riceve la parola.
Om nella meditazione tibetana
Fenomeno “magico” o apotropaico delle sillabe che compongono
Si ritiene generalmente che queste sillabe portino del bene una volta pronunciate, ad esse vengono attribuiti dei poteri energetici positivi per colui che le pronuncia e le interiorizza al punto tale da farle sue. Questo aspetto “magico” viene anche ritenuto foriero di eventi veri e propri, che accadranno nella propria vita, grazie ad un intensa recitazione di un Mantra specifico.
Un altro beneficio, questo sicuramente più tangibile per tutti, è che portino un generale stato di rilassamento e benessere. L’atteggiamento raccolto e di attenzione che richiedono, porta infatti l’essere umano a centrarsi sul proprio sé.
Il Mantra parte dal silenzio, questa è un fattore molto importante.
La parola efficace, che ha un valore, arriva solo dal silenzio: è una questione sonora, che attiene la fisica, ma non solo. La parola di una mente concentrata ha un esito sicuramente diverso di una parola pronunciata per caso o senza che dietro vi sia un pensiero.
Le fasi della pronuncia sono queste: respiro, penso, pronuncio quindi affermo, quindi creo.
Ad esempio, è sufficiente che io dica la parola mela perché la mela esista?
La mela esiste perché qualcuno l’ha pensata, e l’ha affermata pronunciandola.
La mela esiste perché qualcuno un giorno ha detto “mela” ed ha creato l’idea della mela.
Mentre se diciamo la parola amore? La parola amore non ha un oggetto fisico identificativo, tuttavia tutti sanno che cosa è.
Non è solo questione di linguaggio letterale, altrimenti la mela poteva chiamarsi “bibop” o altre lettere.
No, la mela e l’amore sono parole pronunciate per identificare delle cose che per noi esistono come concetti mentali, e fanno parte di noi.
Dietro il suono emesso, c’è l’idea di mela e l’idea di amore.
Nella pronuncia delle sillabe dei Mantra si cela questo studio preciso, che io ho tentato di tradurre con degli esempi molto banali.
Per la cultura filosofica indiana la pronuncia fisica, vocale, di alcune sillabe e delle parole ha efficacia immediata nell’azione che ne deriva, e l’azione arriva perché si odono, questi suoni.
Proprio come per il suono in musica, questo concetto sancisce un fatto innegabile, e cioè che una volta pronunciate, le parole producano l’effetto che significano.
Se il contesto in cui il Mantra viene pronunciato è di raccoglimento, attenzione, gratitudine alla vita, apertura mentale, meditativo, socievole, empatico, può portare i benefici del suono che significa.
Se si è tristi e si recita un Mantra che richiama la gioia, la bellezza, il calore, l’amore, è facile che alla fine della seduta la tristezza sia svanita.
Non è magia nel senso più sciocco del termine, è che la mente è riuscita, attraverso la pronuncia vocale di un pensiero buono, con dei significati buoni, a trasformare l’energia pessima che gravava su di noi, in energia nuova, positiva, buona, grazie anche ad una respirazione efficace, con la quale abbiamo “buttato via” tossine negative.
Gayatri Mantra, cantato con grande gioia.
Vorrei vedere un esperimento di meditazione con la parola “rabbia”, per capire cosa succederebbe: sicuramente alla fine della meditazione uscirebbero persone negativizzate dalla sala, un sacco di incidenti per strada… meglio evitare. Perché la parola rabbia identifica un qualcosa di negativo, e il pensiero non potrebbe staccarsi da questa identità.
Per tale motivo molti saggi e filosofi invitano a non offendere mai, o pronunciare maledizioni o parole cattive nei confronti di qualcuno, in quanto si gettano letteralmente nell’etere dei suoni cattivi, che produrranno effetti negativi.
Del resto, chi non conosce il proverbio “non maledire nessuno, che poi torna indietro”?
I suoni, una volta emessi, non si cancellano, vagano all’infinito nell’etere, la sostanza in cui è immerso il cosmo. Il suono non svanisce con l’assenza di qualcuno che lo oda, (in sanscrito si dice a-hata, udito) ma continua a vagare sotto forma di vibrazione sonora, portando i propri effetti (diventa an-hata, non udito, ma esistente!).
Naturalmente il Mantra è spesso, quasi sempre, accompagnato dalla musica, ed è cantato sia con delle note molto semplici e basilari, la cantillazione (recitazione del testo sacro con una modulazione melodica), oppure con un canto molto dolce e calmo.
Mantra per “benessere fortuna felicità” in cantillazione
Suono sacro per le religioni orientali, suono sacro per il Cristianesimo
Possiamo quindi dire che i Mantra oltre ad essere dei suoni sacri, possono essere ritenuti delle preghiere, delle parole che intercedono per noi presso le energie cosmiche, presso Dio, presso ciò in cui crediamo.
Ed infatti, altra particolarità che molti non conoscono, è che non si possono pronunciare perché li si legge in un libro: viene trasmesso da un Maestro, viene “donato” a qualcuno perché ne sia il custode. Spesso è l’insegnante di Yoga, cioè qualcuno che ha praticato una vicinanza approfondita con questa materia.
E veniamo ai punti di assonanza con la spiritualità occidentale, che sono davvero molti di più di quel che si pensa.
Dobbiamo tornare indietro nel tempo, molto indietro…al Medioevo, ed in particolare al primo Medioevo, quando noi Cristiani dell’occidente lodavamo Dio col Canto Gregoriano.
Era la forma di preghiera più bella e contemplativa conosciuta nel nostro emisfero. Il primo trattato sistematico che incardina e riordina il canto della “laude” dentro un sistema musicale è attribuito a San Gregorio Magno, da cui il nome, ed avvenne nell’880 dopo Cristo.
Lo svolgimento del canto di preghiera aveva regole molto simili a quelle della pronuncia del Mantra orientale. Una sola linea melodica, e la pronuncia lenta e sillabata, la cantillazione, delle parole di preghiera, in latino.
Scrive lo studioso Padre Emidio Papinutti, nel suo libro “Lo spirito del canto gregoriano”, che la tradizione faceva provenire queste melodie da una fonte divina, per ispirazione soprannaturale. San Gregorio veniva rappresentato con una colomba (lo Spirito Santo) che gli suggeriva le melodie del canto gregoriano all’orecchio destro. Questo canto è indissolubilmente legato alla parola: esiste in funzione della preghiera liturgica. E’ nato dalla parola, è cresciuto con la parola, si è sviluppato con la parola, forma un’unità di simbiosi psico-intellettiva con la parola, la potenzia e la sublima.
Victimae Paschali Laudes, un celebre gregoriano.
La parola, quindi, ed il suo significato, hanno una grande valenza anche per la nostra cultura spirituale.
Le Preghiere più importanti della Cristianità possono essere tranquillamente considerate dei Mantra, delle parole che onorano la nostra esistenza, dandole un senso.
Anch’esse vengono “consegnate” da un Sacerdote ad un fedele, proprio come il Mantra da un Maestro. Nella religione Cristiana si riceve un’investitura specifica per praticare i riti religiosi, scandita nel tempo dalla maturità del giovane che vi accede.
La prima Preghiera viene insegnata dal Sacerdote, e non si impara certo dai libri.
Ma, con l’andar dei secoli, in occidente ci siamo persi la capacità di considerare le preghiere per il valore che hanno: parola, suono che richiama significati intrisi di valore.
Non si usa più, in occidente, meditare raccolti in silenzio in una stanza con la luce soffusa ed una musica dolce, sul Padre Nostro e sul significato profondo di quelle parole, e la nostra Messa domenicale è spesso un rito che non scalfisce punto la nostra anima e il nostro scorrere incosciente e frettoloso del tempo.
Ma il Padre Nostro, è un Mantra bello quanto l’OM.
Bellissimo Padre Nostro in aramaico.
Il Padre Nostro, il Mantra, ed altre forme di preghiera attraverso la parola, possono essere tranquillamente il creato, il divenire, il supremo, il Buddha, il Nirvana, il futuro cosmico, il Paradiso, e qualsiasi cosa in cui noi crediamo, se capiamo il peso e il giusto valore di quelle parole.
Come sempre, vi ho indicato alcuni ascolti interessanti, che ci aiutano a riconnetterci con il divino, che sia dentro o fuori di noi, o forse, sia entrambi….
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