Il mondo va avanti anche se io sono in pericolo - Non fare la vittima. Ma è vero: per ogni malato la sua condizione è un evento assoluto. L'enigma che dovrebbe fermare il corso del tempo, la vita degli altri. la malattia recinta, scinde, confina chi non è portatore in una sfera a parte - egoista, impaurita -, lo riporta nell'io-me primordiale che non vede altro che se stesso.
Un libro scelto perché era arrivato finalista al
premio Strega e mi aveva incuriosito, non conoscevo né l’autore, né la trama. Come spesso mi capita di fare, lo avevo scelto un po’ inconsapevolmente.
Poi ti ritrovi in mano un diamante prezioso, un libro che da aspirante scrittrice avrei voluto scrivere io e da lettrice sono felice di averlo incontrato sul mio cammino e ora sia custodito gelosamente nella mia libreria.
E’ la storia di Jonathan, si proprio l’autore, ma non è certo una storia come tante e non verrà nemmeno raccontata come tale. J.B., mi piace chiamarlo così, forse perché mi ricorda uno dei protagonisti di un altro capolavoro letto quest’anno “Una vita come tante”, dicevo J.B. nasce a Rozzano, periferia di Milano (la mia città, primo punto in comune) da genitori giovanissimi e inesperti che quando lui ha appena tre anni decidono di separarsi. J.B. alterna nel suo racconto il passato con il presente, un passato vissuto non con facilità, cresciuto per lo più con la nonna (napoletana, come la mia, secondo punto in comune) e un presente che diventa ancora più pesante quando scopre di aver contratto l’HIV. Sembra un libro triste raccontato così ma non lo è perché, anche nei momenti più cupi, JB mantiene un’ironia che ce lo fa amare. Vi travolgerà tutta la forza di un ragazzo che fin da piccolo sa già chi è, ma annaspa in un mondo di periferia che gli sta stretto, per emergere e trovare la sua strada. Mi ricordava me quando non volevo andare a scuola, mi ha ricordato i cartoni animati di quel periodo (abbiamo pochi anni di differenza), i tarocchi che avevo comprato per predire il futuro a tutti e soprattutto a me stessa, attraversa la mia Milano, i miei luoghi, poi crescendo la passione per lo Yoga e la scrittura, la scrittura, la sua vera e unica passione che gli salverà la vita. Attorno a lui personaggi bellissimi: il fidanzato Marius, fermo, deciso, sereno che affronta la vita per quello che è, senza troppo girarci attorno, la madre, che da bambino lo ha trascurato ma che ora, nell’ora più buia, non lo molla un attimo, e infine i nonni con le loro meravigliose sfumature da nonni.
Ho amato il suo modo di scrivere, pensavo non mi piacessero i romanzi senza dialogo, qui ce ne sono pochissimi, eppure è tutto così fluido, così perfetto. A JB ti affezioni, c’è poco da fare, lo senti un amico e quando scopre dell’HIV e non capisce dove può averlo preso gli vorresti quasi dire “Ma non è che te lo sei preso quella volta in cantina da piccolo che eri sceso e c’era il tossico e il sangue per terra?”. Lo sentivo così vicino che stamattina ho sentito l’esigenza di cercarlo su Instagram e scrivergli per ringraziarlo di questo libro e, come fanno gli amici, dopo pochissimo lui mi ha risposto: “Grazie”. Grazie a te JB per il coraggio di averci raccontato la tua vita, lo so per esperienza, non è facile raccontarsi ma tu sei l’esempio, per tutti quei ragazzi che a volte hanno paura di non farcela che invece si può e si deve!
Ilaria Romano
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