25 marzo 2021

Buon compleanno Venezia!

Venezia

Una giornalista di Elapsus omaggia la sua città.
Nata a Venezia, ho vissuto la mia città e la terraferma negli anni in cui il digitale non esisteva. Tutto era in modalità semplice e faticosa. Non c’erano i cinesi né le cineserie. Nei negozi di souvenir si vendevano solo prodotti autentici veneziani. Ricordo meravigliosi Carnevali dove era tutto vivibile, mi vestivo con due mantelli e giravo di piazza in piazza per divertirmi. Ricordo il giro degli spritz e i cicchetti veri, di cose veneziane, il primo giorno di lavoro nei palazzi veneziani, dove ho lavorato a lungo, quello che starnutiva in calle ed io che dalla finestra gli gridavo saute! (salute).
Ora vivo fuori, vicino a Treviso, che dista comunque pochi km da Venezia, e pochi minuti di treno.
Ho abitato a Vicenza, in Friuli, per lavoro mi sono spostata. Tutti posti bellissimi, ma infine, è qui vicino a lei che sono tornata, dalla mia madre senza età.

Il fotografo: Giacomo Sommariva.
Giacomo vive a Venezia centro storico, da sempre. E’ bellunese di origini, come molti veneziani. Venezia aveva importanti rapporti commerciali con le città venete. Da Belluno arrivava in legno, trasportato sull’acqua. I bellunesi sono famosi gelatai, rinomati e richiesti. E la famiglia di Giacomo infatti ha una gelateria, in pieno centro storico, che ora patisce le difficoltà economiche delle chiusure a causa del Covid.
Lui ama Venezia e lo dimostra con le sue immagini. Ne ha di bellissime, pubblicate tutte sul suo profilo social di Fb. Qualcuna è finita in questo video. Grazie Giacomo.

Venessia

‘Ncora ti xe serada
nissun entra dentro de ti
serpentessa splendente
al sol ti te distiri.

Mentre ‘e barche te fa i sghiribissi
sua pansa verde come el to mar
fangoso, de laguna,
co’ l’acqua che ‘a va e ‘a vien
su e xo, alta e bassa
contro ‘e to spae
che tuto soporta.

E i to oci verti.
Cossa i ga visto i to oci!
Splendori de sete e tapei,
ori e anei
done beissime, tute mascherae
che rideva pa ‘e cai
e omeni che ghe coreva drio
come fosse stee da ciapar al voeo.

Ricchi e poareti
dentro ‘e to Ciese
a impissar candee
contro el mal rivà da fora.

Finchè anca queo
ti te o gà magnà
coe to satte
ti o ga butà in fondo al mar.

Chel mar fangoso, de laguna
che tuto riesse a ingoiar.
I dispiaceri no i te gà cambià
imperterrita ti speti
che passa anca ‘sta buriana.

Quasi quasi no’ capisso…
se te si più contenta de star soa
sensa tuti i turisti che te monta sora,
o se te manca el casin
che sempre gà invaso ‘l to corpo.

Venessia, Serpentessa mia,
mi so’ qua!
Stago co’ ti, par sempre.
Porta el me cuor in fondo al to mar
chel mar fangoso, de laguna...

Ancora sei chiusa
nessuno entra dentro di te
serpentessa splendente
al sole ti distendi.

Mentre le barche ti fanno gli sghiribizzi
sulla pancia verde come il tuo mare
fangoso, di laguna,
con l’acqua che va e viene
su e giù, alta e bassa
contro le tue spalle
che tutto sopportano.

E i tuoi occhi aperti.
Cos’hanno visto i tuoi occhi!
Splendori di sete e tappeti,
oro e anelli
donne bellissime, tutte mascherate
che ridevano per le calli
e uomini che gli correvano dietro
come fossero stelle da prendere al volo.

Ricchi e poveri
dentro le tue Chiese
ad accendere candele
contro il male arrivato da fuori.

Finchè anche quello
te lo sei mangiato
con le tue zampe
lo hai buttato in fondo al mare.

Quel mare fangoso, di laguna
che tutto riesce ad ingoiare.
I dispiaceri non ti hanno cambiata
imperterrita aspetti
che passi anche questa tempesta.

Quasi quasi non ti capisco….
se sei più contenta di star sola
senza tutti i turisti che ti salgono sopra
o se ti manca il casino
che sempre ha invaso il tuo corpo.

Venezia, Serpentessa mia,
io sono qua!
Sto con te, per sempre.
Porta il mio cuore in fondo al mare
quel mare fangoso, di laguna.


Margherita Zoni 25 marzo 2021

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