È straordinario pensare che il secolo sia cominciato con il libro straordinario di uno scrittore straordinario come questo.
Con questo giudizio la magnifica Fernanda Pivano salutava lo strepitoso esordio di un giovane venticinquenne di Washington, Jonathan Safran Foer. Il romanzo è il commovente, divertente, straziante Ogni cosa è illuminata, pubblicato nel 2002.
Da allora, Jonathan Safran Foer ha pubblicato un altro romanzo di grande successo, Molto forte, incredibilmente vicino, e un saggio-reportage, Se niente importa. Perché mangiamo gli animali?, confermando - ma avevamo bisogno di altre conferme? - la sua straordinaria abilità di scrittore.
Arriviamo al 2016, l’anno di pubblicazione del suo terzo romanzo. Eccomi è la storia della famiglia Bloch composta da Jacob, autore di uno show di successo; da Julie, appassionata di architettura e di arredamenti, e dai loro tre figli Sam, Max e il piccolo Benjy. Sulla pagina prenderanno vita anche i genitori di Jacob: l’accanito e sanguigno Irv, molto sensibile alla causa ebraica, e la moglie Deborah. Tutti sono in fermento a causa degli ultimi preparativi per l’imminente Bar Mitzvah di Sam quando una lunga sequenza di eventi inaspettati scuoterà le tanto solide quanto fragili fondamenta della famiglia Bloch che sarà costretta a mettere in discussione quelle che fino ad allora sembravano essere le loro certezze.
Dio mette alla prova Abramo, e il testo dice: «Qualche tempo dopo, Dio mise alla prova Abramo. Gli disse: ‘Abramo!’ ‘Eccomi’ rispose Abramo». La maggior parte delle persone dà per scontato che la prova sia che Dio chiede ad Abramo di sacrificare suo figlio Isacco. Ma secondo me si potrebbe anche leggere che la prova è quando Dio lo chiama. Abramo non dice: «Che cosa vuoi?» Non dice: «Sì?» Risponde con una dichiarazione: «Eccomi». Qualunque cosa Dio voglia, Abramo è completamente presente per Lui, senza condizioni o riserve o necessità di spiegazioni. (pp. 126-127)
«Eccomi!» - hinneni in ebraico - così rispose il patriarca Abramo alla chiamata di Dio; «eccomi!» sarà la risposta che dovranno dare tutti i componenti della famiglia Bloch alla chiamata che rivolgerà loro la Vita. La chiamata che Dio rivolse ad Abramo non fu affatto semplice perché ad essa seguì una terribile richiesta: l’anziano patriarca avrebbe dovuto sacrificare suo figlio Isacco, bastone della sua vecchiaia, frutto della promessa di Dio e futuro padre di una nazione. La chiamata che la Vita rivolgerà a ciascun membro della famiglia Bloch non sarà semplice ma sarà assolutamente necessaria per riprendere possesso di una consapevolezza che il tempo, le difficoltà dell’adolescenza e le preoccupazioni dell’essere genitori, e allo stesso tempo moglie e marito, hanno fatto perdere.
Eccomi è un viaggio doloroso e necessario; tormentato e rivelatorio. Un lungo tragitto che si snoda tra le pagine del libro e che riporterà i protagonisti, assieme allo stesso lettore, a riconsiderare una verità sempre saputa eppure ora dimenticata; semplice eppure potente; banale e allo stesso tempo complessa. Questa verità è racchiusa nel titolo stesso del romanzo: Eccomi. L’importante è essere presenti. L’importante è esserci. Dio - o la Vita - ci chiama ad essere presenti e noi dobbiamo rispondere a questa chiamata. Il lettore accompagnerà la famiglia Bloch in questo tortuoso viaggio - fatto di lacrime; litigi; risate e domande grottesche – diventando così uno dei protagonisti.
«Me lo stai chiedendo davvero?»
«Ti era piaciuto quel momento?»
«Che domanda buffa» disse lei. «Ma sì, mi era piaciuto.»
«Anche a me.»
«Non so neppure che cosa dovrebbe simboleggiare.»
«Sono contento che tu me l’abbia chiesto.»
«Sapevo che ti avrebbe fatto piacere.»
«Allora, secondo alcuni è per ricordarci di tutta la distruzione che è stata necessaria per portarci al momento della nostra massima felicità. […] . » (p.612)
Eccomi è la fotografia di un singolo individuo; dipinto di un nucleo familiare; documentario di un’epoca. Il lettore scoprirà nel corso della lettura che il romanzo non parla altro che di ognuno di noi. Tutti noi siamo i protagonisti perché gli affanni, le lotte quotidiane, gli istinti bestiali, le emozioni travolgenti, le menzogne dette a sé stessi e agli altri, i dolori della crescita, l’imbarazzo del non sentirsi accettati, le angosce causate da una scelta importante, il terrore della verità che ferisce, le preoccupazioni e le responsabilità soffocanti che animano le pagine del romanzo le viviamo quotidianamente.
Eccomi è la crisi che colpisce ognuno di noi. Basta poco - un cellulare, un terremoto devastante, una convocazione a scuola o una morte improvvisa – per far crollare le nostre certezze, per farci comprendere come spesso sono fragili le fondamenta su cui si basa la nostra esistenza. Dio ordinò ad Abramo di sacrificare suo figlio Isacco sconvolgendo forse quella che era l’idea che il patriarca aveva di Dio. Un evento improvviso può mettere in discussione tutta un’esistenza. È l’epifania che sconvolge e che rivela, senza questa nessuno potrebbe crescere e maturare. È un processo doloroso sì, ma utile. Sta a noi approfittarne.
Eccomi è un delicato e appassionato inno alla vita: per quanto questa possa essere complessa e possa far male - essere presenti alla vita, coscienti, è spesse volte doloroso - rimane però un bene prezioso e noi abbiamo la fortuna di farne parte!
A se stesso disse: La vita è preziosa e io vivo nel mondo. (p.661)
La scrittura di Jonathan Safran Foer è vivace; le parole sono lasciate libere di correre attraverso le pagine. È una scrittura originale e ardita che scava a fondo nell’animo umano mettendolo a nudo. È una scrittura genuina e sincera che rivela tutte le debolezze e le fragilità di noi esseri umani. Una scrittura che gioca con vari stili: dal teatro, alla messaggistica istantanea e al cinema - il taglio di alcuni capitoli è di sapore cinematografico. Una penna che diverte e commuove; che cattura e non lascia più andare. Una scrittura che non lascia scampo: tutti noi dobbiamo guardarci dentro e accettare tutte le nostre fragilità e debolezze. Queste molte volte ci fanno sentire a disagio eppure sono parte di noi, della nostra identità: perché allora non accettarle trasformandole nella nostra forza?
Scommetto che alla fine del viaggio, quando chiuderai il libro, griderai anche tu: «Eccomi!»
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