17 maggio 2021

Giovanna Carone "Dolcissime radici". L'incontro dei mondi

Quando mi sono collegata al press kit di questo disco sono rimasta subito perduta nelle sfere della musica. Al di là del fatto che questo tipo di lavoro musicale incontra le mie corde in maniera particolarmente favorevole (la contaminazione dei generi), ritengo che questo CD sia un lavoro pregevole, che conta sulla voce di Giovanna Carone e sul lavoro del violinista Leo Gadaleta che ha curato gli arrangiamenti. Ma non solo, in quanto compaiono eccellenti musicisti, ed io ho particolarmente amato il clavicembalo suonato da Guido Morini.  

Note biografiche

Giovanna Carone, nata a Bari, è diplomata in pianoforte e musica vocale da camera. È voce solista di formazioni specializzate nel repertorio storico e nel 2002 incide per la Tactus, il Primo Libro de’ madrigali à quattro voci di Pomponio Nenna, e per la Dad Records la prima esecuzione moderna della messa Adieu mes amour di Rocco Rodio. Nel 2008 incide Donnamor per DigressioneMusic su musiche del primo Seicento italiano con il tiorbista Sario Conte e le percussioni di Pippo D’Ambrosio.

Nel suo percorso non mancano esplorazioni intorno alla musica contemporanea e collaborazioni con la docente Marisa Romano e l’Università di Bari, per il recupero e la diffusione della canzone d’autore in lingua yiddish. Dal 2008 è in duo con il pianista Mirko Signorile con il quale incide incide Betàm Soul e Far Libe. Invitati più volte al Goethe Institut di Roma, suonano a Parigi, Varese, Taranto, Bari. “Adriatico Mediterraneo”, “Time Zones”, “Pietre che cantano”, “Nel segno del Jazz”, ”Sulle ali della bellezza”, sono alcuni dei festival ai quali hanno partecipato.

I due cd Far Libe e Betàm Soul sono stati presentati a Radio3 nella trasmissione Battiti, Primo Movimento. Il duo ha suonato dal vivo per la trasmissione “6 gradi” e nel gennaio 2012 per i Concerti del Quirinale.


La tracklist

O vezzosetta dalla chioma d’oro
Passione
Lamento di Apollo
Un paese vuol dire non essere soli
Giovine vaga
Un giorno dopo l'altro
Ecco la primavera
Fantasia - Se l'aura spira
Un anno d'amore
Di sole e d'azzurro
La leggenda di Cristalda e Pizzomunno


Il mio ascolto

Ho ascoltato con attenzione tutti i brani, per alcuni indico alcune mie riflessioni.

Cristalda e Pizzomunno: testo di Max Gazzè, che ne fece un brano nel 2018 da presentare a Sanremo, sulla scia del madrigale. Leggenda meravigliosa sulla storia dello scoglio Pizzomunno, vicino al quale anche io presi il sole, nel mare di Vieste, che riguarda l’amore tra due giovani. L’amata Cristalda venne 
uccisa dalla sirene gelose, ed egli, impazzito di dolore, rimase pietrificato nel mare.
Un brano intriso di femminilità, cantato con tenerezza, che rende vivo questo scoglio. Sarebbe interessante ascoltarlo mentre si è li, accanto al Pizzomunno.

Un anno d'amore: un testo del 1963, che conta la collaborazione di tre autori importanti, Mogol, Nino Ferrer e Alberto Testa, interpretato anche da Mina. 
Magistrale l’intervento del violino in questo brano, che si incrocia con la voce. Giovanna non cade nel facile tranello di jazzare il brano, come spesso accade per le canzoni interpretate precedentemente da Mina o altri illustri artiste, ma applica la tecnica del canto nel perfetto stile del momento in cui venne scritto il testo, conferendo aderenza alla storia degli autori.

Fantasia - Se l'aura spira: l’aria di Girolamo Frescobaldi risale al 1563, e viene rivisitata nell’introduzione, che io ho trovato fantastica, del clavicembalo in improvvisazione. La linea del canto rimane fedele al barocco, pur evitando fioriture vocali, ed elemento di rottura invece è l’accompagnamento del pianoforte al canto, anziché il noto clavicembalo. Nel finale, la libertà improvvisata del pianoforte porta in chiusura il brano, che acquista un’aria senza tempo.

Un paese vuol dire non essere soli: ritengo utile sottolineare questo brano, per ricordare un momento culturale italiano molto importante.
Il Cantacronache è stato un gruppo di musicisti, letterati e poeti, sorto negli anni ’60 alla scopo di impegnare la canzone con scopi sociali. Fra i fondatori, anche Mario Pogliotti, che trasse dal verso “un paese vuol dire non essere soli” - dal libro La luna ed i falò di Cesare Pavese - questo bellissimo testo, che Giovanna e l’ensemble interpretano dandogli un nuovo respiro.
I Cantacronache sono considerati i precursori dell'esperienza dei cantautori italiani. Così si è espresso su di loro Umberto Eco: 
«Se non ci fossero stati i Cantacronache e quindi se non ci fosse stata anche l'azione poi prolungata, oltre che dai Cantacronache, da Michele L. Straniero, la storia della canzone italiana sarebbe stata diversa. Poi, Michele non è stato famoso come De André o Guccini, ma dietro questa rivoluzione c'è stata l'opera di Michele: questo vorrei ricordare.» (tratto da Wikipedia)

Giovine vagha: un testo del 1300, di Francesco Landini, diventa un brano misterioso e vago, come richiama la parola stessa. Il sax, con le sue note sparse qua e là, aggiunge dolcezza al brano. La linea del canto rimane molto fedele all’interpretazione trecentesca, con le ribattute e le fioriture semplici e tipiche di quel periodo storico.

Un giorno dopo l'altro: una canzone che non ha bisogno di presentazioni, che scrisse Luigi Tenco nel 1966. Per questo brano un’interpretazione contemporanea, ma in punta di piedi. Il testo è meraviglioso, ed io lo trovo attualissimo, attinente al grigiore sociale in cui siamo immersi.


L’intervista

Link a Digressione Music per scaricare il cd. Il disco è disponibile sul sito di Digressione Music, in tutti in negozi, gli store online e in streaming su Deezer

Margherita Zoni

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