È stato reso pubblico sulle maggiori piattaforme di musica il singolo Quando mai scritto, arrangiato e suonato dall’esordiente cantautore FAZIO, nome d’arte di Fabio Durso
Quando mai, singolo del cantautore FAZIO, è stato reso pubblico nel mese di maggio; esso è la prima parte di un trittico di canzoni che richiamano i tre momenti in cui è suddivisa la giornata: l’alba, il tramonto e la notte.
Quando mai è l’alba; l’inizio di una nuova giorno e di un viaggio nuovo.
L’atmosfera del brano è rarefatta, equorea, impalpabile. Nella prima parte, strumentale e dalla durata di un minuto (inusuale per un brano di musica leggera), la chitarra si esprime in tutta la sua malinconica dolcezza mentre il moog – un sistema di sintetizzatori basati su tastiera - e le percussioni si fondono assieme dando vita ad un ritmo onirico e psichedelico.
L’alba è un momento di transizione, di passaggio dalla notte al giorno; un momento in cui si è ancora immersi in un limbo: non del tutto coscienti e nemmeno del tutto dormienti. FAZIO, fin dalle prime battute, tenta di rievocare le caratteristiche dell’aura che ammanta questa prima fase del giorno: stregata, magica, languida.
Durante l’ascolto sembra di galleggiare in quel mare ondoso, dipinto d’azzurro e di rosa, riprodotto nella suggestiva copertina curata da Johnny Cobalto. Sopra di esso, in un cielo che viene colorato dalle dita affusolate dell’alba, si stagliano il profilo della luna, che assomiglia ad una perla, e di una nuvola. La copertina ricorda tanto un quadro del belga René Magritte: così come nelle sue acclamate opere la realtà si apre al grottesco e al mistero della fantasia onirica, così l’alba di Quando mai rende possibili, vividi, reali i sogni.
Dopo l’intro, ecco farsi avanti nella seconda parte del brano la voce del cantautore. È una voce sognante, ipnotica anch’essa: sembra che provenga da un’altra dimensione! Il timbro è calmo, rilassato: come se cercasse di non disturbare la quiete dell’alba.
FAZIO, accordo dopo accordo, costruisce uno spazio metafisico che ricorda un quadro di Magritte o di de Chirico o un brano di Franco Battiato. Un ambiente che perde i propri contorni e le proprie caratteristiche di realtà, diventando altro, aprendosi alla magia e al mistero: «E se il cielo si sciogliesse sopra noi»; «E se il bianco si soffiasse via da sé»; «Se i confini scolorissero per poi scomparire su noi». Questi sono alcuni stralci del brano.
Quando mai è il desiderio del cantautore di perdersi in questo spazio da sogno; scivolare indisturbato in questo mare increspato dalla fantasia: «Sogni di sogno nonostante gli occhi accesi, poi scivolando tra pensieri e vanità sospendo tutto un po’ a metà».
In questo spazio tutto suo c’è solo la pace e l’indistinto.
I tormenti della giornata però tentano il sogno, la mente si apre alla consapevolezza che segue il risveglio: «Se smettessero i marosi e le maree non mi restano idee». Nella terza parte la calma viene spezzata dalla violenza irruente dei fiati ma per poco, subito dopo la "tempesta” la melodia ritorna a distendersi per poi concludere dolcemente, sospesa nel vuoto, dissolvendosi come un sogno.
Certo il giovane FAZIO è ancora agli inizi, ha molta strada da percorrere, aspetti da dover sviluppare: questa è solamente la sua alba. Il brano però colpisce, avvolge e l’ascoltatore non può fare a meno di lasciarsi trasportare in questa “liquida” atmosfera sognante.
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