6 ottobre 2021

Prendi il tuo dolore ed elevalo ad arte: Neil Young

Neil Young

Piccola rubrica per ricordare quanto sia necessario il caos per partorire una stella danzante 

Nel 1973 venne pubblicato Time Fades Away, album del cantautore canadese Neil Young. Seguirono, l’anno successivo, On The Beach e, nel 1975, Tonight’s The Night. I tre album sono tre capitoli della “trilogia del dolore”. In essi Neil Young sfogò tutta la propria sofferenza, permettendole di esprimersi senza censure. 

In quegli anni turbolenti la relazione con l’attrice Carrie Snodgress era arrivata al capolinea, a lei dedicò il brano Motion Picture (For Carrie); al loro piccolo figlio, Zeke Young, venne diagnosticata una forma di paralisi cerebrale; due intimi amici del cantautore, Bruce Berry e Danny Whitten, morirono di overdose, alla loro memoria è dedicato Tonight’s The Night

Questi tragici eventi colpirono profondamente Neil Young e ciò spiega i toni deprimenti, malinconici, cinici, strazianti della “trilogia del dolore”; in alcuni brani, come Mellow My Mind, la voce del cantautore è letteralmente rotta dal pianto

La situazione peggiorò anche a causa del difficile rapporto che cominciò a scorrere tra Neil, il suo pubblico e la critica, i quali sembravano non capire ed accettare questa improvvisa svolta nella sua carriera. La trilogia non ebbe grande successo; venne rivalutata in seguito, col passare degli anni. 

I hear some people been talking me down
Bring up my name, pass it around
They don't mention the happy times
They do their thing, I do mine

Walk On è il brano che apre il capolavoro maledetto On The Beach. Il cantautore sottolinea questo inevitabile cambiamento che il pubblico non vuole accettare perché preferisce il vecchio Neil Young, quello di Harvest

Il dolore, sempre più poco compreso, portò Neil a sentirsi solo, lontano da tutti. Come spiega nella canzone On The Beach

I need a crowd of people, but I can't face them day-to-day
Though my problems are meaningless, that don't make them go away

Ogni cantante ha bisogno dei fan ma la sofferenza impediva a Neil di confrontarsi con loro tutti i giorni; il dolore, sebbene sembrasse di poco conto se confrontato con i grandi cambiamenti mondiali, resisteva allo scorrere del tempo. Il rapporto con la folla non era più come quello di prima perché il dolore aveva costruito un muro di solitudine tra il cantautore ed i suoi ammiratori, i quali non accettavano la sua condizione di tristezza e di inquietudine. Rivolevano il vecchio Neil ma questi non esisteva più. 

I went to the radio interview, but I ended up alone at the microphone

La solitudine, d’altro canto, sembra essere una valida alternativa al dolore; come specificato nel brano Albuquerque

I've been flying down the road
And I've been starving to be alone
And independent from the scene that I've known
[…]
I'll find somewhere where they don't care who I am 

  

La solitudine, il desiderio di fuggire via per cominciare una nuova vita: sono forse queste le sole possibili vie d’uscita dalla sofferenza che si acutizza giorno dopo giorno? Altra alternativa è il ricordo, il rifugiarsi nei giorni nei quali tutto era più semplice e magico, come sottolineato in Ambulance Blues

Back in the old folky days
The air was magic when we played
The riverboat was rocking in the rain
Midnight was the time for the raid

Ma le sofferenze presenti rendono il ricordo del passato ancora più straziante. 

Il dolore di Neil Young non fu solo personale ma anche collettivo

I'm not goin' back to Woodstock for a while
Though I long to hear that lonesome hippie smile
I'm a million miles away from that helicopter day
No, I don't believe I'll be goin' back that way

In Roll Another Number (For The Road) i tempi di Woodstock sono lontani; i ruggenti anni Sessanta si sono dissolti nella nebbia del tempo, assieme ai loro ideali e alle loro illusioni. Il desiderio di rivoluzionare il mondo, di cambiarlo in meglio, le promesse di un futuro migliore erano tutte svanite. Una volta finiti, Neil Young e tanti altri artisti scoprirono il vero volto di quel decennio. La droga – sfruttata come mezzo di protesta, per conoscere se stessi, per espandere i propri orizzonti, per sviluppare la propria creatività – aveva mietuto numerose vittime, tra queste anche stretti amici e collaboratori del cantautore. Il movimento hippie aveva prodotto anche pazzi psicopatici trasformatisi in assassini desiderosi di ripulire il mondo: come successe con la Manson Family che si macchiò di brutali assassinii sul finire del 1969. 

Well, I hear that Laurel Canyon is full of famous stars
But I hate them worse than lepers and I'll kill them in their cars

Nel controverso Revolution Blues Neil Young fa parlare un maniaco omicida, capo di una setta che vive ai margini della società. Un mondo violento e spietato, ebbro di omicidi, come detto anche in Tired Eyes

Vampire Blues è il monologo di un vampiro che succhia il sangue della terra: l’inquinamento e lo sfruttamento incontrollato delle risorse ambientali stavano martoriando la natura. Neil Young non aveva più fiducia nel genere umano: ognuno era colpevole. Anche la classe politica non era più affidabile. 

I never knew a man could tell so many lies
He had a different story for every set of eyes
How can he remember who he's talking to?
Because I know it ain't me, and hope it isn't you

Nel 1974, l’anno in cui venne pubblicato On The Beach, scoppiò lo scandalo Watergate; l’uomo che racconta così tante bugie è Richard Nixon

Neil Young alla fine esclamerà: «You're all just pissing in the wind»! Non c’è alcuna possibilità di miglioramento!

La “trilogia del dolore” non è di facile ascolto: i temi, come abbiamo visto, sono cupi e cinici; gli arrangiamenti sono scarni; le canzoni sembrano improvvisate al momento; il suono è sporco, grezzo; la voce è stonata perché straziata dal pianto e dal dolore. Neil Young stesso volle che il sound degli album fosse così. 

Perché? Per il semplice motivo che bisogna accostarsi al dolore con rispetto

Neil lasciò sfogare la sua sofferenza, le diede campo libero; non volle abbellirla, ripulirla, ma desiderò mostrarla in tutta la sua devastante, spontanea potenza, in tutta la sua atroce genuinità

Se gli album avessero avuto un altro suono, più curato, avrebbero sicuramente perso tutto il loro straziante fascino. Perché sì, anche nel dolore c’è bellezza e Neil Young, con questa trilogia, lo dimostrò perfettamente. 

Emmanuele Antonio Serio

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