Franco D’Andrea, jazzista polistrumentista, è uno dei più importanti pianisti europei. Genio e regolatezza, secondo Enrico Rava. La complessità della sua musica deriva dall’aver fuso i linguaggi del jazz, nelle varie forme che questo ha assunto nel corso del ‘900: hard bop, modale, free, atonale, seriale, docedafonico, polimodale, politonale (al min. 11:20, si possono ascoltare spunti di musica atonale trasfusa nello swing).
D’Andrea ha indagato le origini africane (il ritmo) ma anche europee (la struttura armonica) di questa musica, che tanto deve al genio dei musicisti che all’inizio del ‘900 ne hanno saputo coniugare le due anime con un geniale bilanciamento degli ingredienti; come lo swing che è scaturito dalla scansione della marcia e dall’uso del tamburo rullante, in un misto nel quale si è inserita la concezione ritmica africana; o come il basso continuo della tradizione europea ed il blues, fatto tipico dei neri d’America, da cui si origina il senso della pronuncia: quel modo particolare di scivolare da una nota ad un’altra. Da qui il jazz, misto tra tradizione scritta e trasmissione non scritta.
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